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Lo stop ad assumere i 260mila precari della Pa ha provocato dure contestazioni. Per Bonanni (Cisl) il ministro e il Governo non possono fare come lo struzzo. Pirani (Uil): Pubblica Amministrazione allo sbando. Depolo (Ugl): il tempo sta per scadere. Parole forti anche da Pd e Idv. Mazzoni (Pdl) cita l’inosservanza della direttiva 1999/70/CE che obbliga gli Stati Ue ad assumere i lavoratori con 36 mesi di servizio. Anief: basta giochini sulla pelle di giovani e precari.

Ha determinato critiche e osservazioni a non finire l’audizione del ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, attraverso cui ha di fatto chiuso la porta a qualsiasi tentativo dei sindacati di stabilizzare a breve i 260mila precari della Pubblica Amministrazione, di cui oltre la metà appartenenti al comparto scuola.

Tutti i sindacati hanno contestato la posizione di Patroni Griffi. Tra i primi a dire la loro sono stati Rossana Dettori, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil nazionale, e Gianni Baratta, segretario confederale della Cisl. Nel corso della giornata si sono susseguiti diversi interventi. Ad iniziare da quello del leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che al Tgcom24 ha ribadito la richiesta al Governo: “facciamo un monitoraggio - ha detto - per vedere di riutilizzare queste persone”. Per poi puntualizzare: "Noi pensiamo che il ministro e il Governo non possono fare come lo struzzo. I precari non li abbiamo fatti noi, ma sono stati fatti dai vari governi e dalle amministrazioni locali. In una situazione così grave, tagliare con l`accetta in un solo colpo una situazione che riguarda così tante persone è un fatto molto grave", ha concluso Bonanni.

Per Paolo Pirani segretario confederale Uil, le parole del ministro "confermano nell`idea di una Pubblica Amministrazione allo sbando: si continuano a dare i numeri su tagli, eccedenze, dimensione del precariato, ritorno ai prepensionamenti, senza dire nulla sulle prospettive di efficienza, di qualità e di rilancio per una P.A. al servizio dei cittadini e del Paese".

Sul tema specifico dei precari “è del tutto evidente che se non si vuole creare, già alla fine dell`anno, un buco nero dal punto di vista occupazionale e della possibilità di erogazione dei servizi, è necessario decidere la proroga dei contratti in scadenza attraverso un emendamento ad uno dei provvedimenti che il Parlamento sta approvando, a partire dal ddl stabilità”.

Molto contrariato per le intenzioni dell’esecutivo tecnico è anche Fulvio Depolo, segretario confederale dell`Ugl. "Tralasciando il fatto che quanto stabilito nel protocollo d`intesa del maggio scorso è stato disatteso – ha detto Depolo - anche i tempi per risolvere il problema del precariato nella pubblica amministrazione si stanno allungando, così come non c`è nessuna certezza sullo strumento legislativo con cui precedere".

"Dalle dichiarazioni odierne - ha aggiunto il sindacalista Ugl - non emerge nessuna nuova certezza o spiegazione aggiuntiva, mentre il tempo che abbiamo a disposizione sta per scadere e i lavoratori precari hanno bisogno di una risposta".

Le reazioni alla parole del ministro della Funzione Pubblica sono state anche di carattere politico. Oriano Giovanelli, presidente del Forum riforme PA e innovazione del Partito democratico, ha detto che il Pd "sta seguendo con grande attenzione e preoccupazione la vicenda che coinvolge oltre 250mila precari della Pubblica amministrazione".

"Sosteniamo - ha aggiunto - l`impegno del ministro teso a prorogare i termini dei contratti in essere e a fare in modo che, in accordo con le organizzazioni sindacali, si producano le soluzioni necessarie al graduale riassorbimento di queste lavoratrici e lavoratori. Una particolare attenzione chiediamo che venga rivolta al mondo della scuola e della sanità, dove i precari garantiscono servizi essenziali".

"Infine, come partito che si candida al governo constatiamo che il blocco generalizzato delle assunzioni e i tagli lineari hanno prodotto questa assurda e grave situazione che, in futuro, sarà nostro compito evitare che si riproduca", ha promesso Giovanelli.

Secondo il responsabile lavoro e welfare dell`Italia dei Valori, Maurizio Zipponi, "ormai il Governo Monti agisce spudoratamente contro i lavoratori. Prima crea il dramma degli esodati poi sostiene che sono un problema da risolvere, lasciando 200mila persone senza stipendio o pensione. Ora Patroni Griffi riconosce l`esistenza di 260mila precari nel pubblico impiego, di cui la metà nella scuola e il resto nella sanità, e con evidenti lacrime di coccodrillo dichiara che non è possibile stabilizzarli".

Il tema dei precari è stato affrontato anche da esponenti del Popolo delle Libertà. In particolare da Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola del Pdl, secondo cui "il problema dei precari nella scuola è sicuramente una questione importante e imputabile a scelte sbagliate assunte per decenni. Bene ha fatto il segretario della Cisl Baratta - ha sottolineato - a richiamare questa situazione. Tuttavia ritengo che il tema meriti di essere affrontato e risolto in modo più ampio e approfondito e in un provvedimento diverso dalle legge di stabilità".

"E` infatti necessaria - ha sottolineato Centemero - una seria riforma del sistema di reclutamento che affronti contestualmente un`altra questione che riteniamo centrale, ossia l`inserimento dei giovani nel mondo della scuola. I giovani dei Tfa verrebbero infatti seriamente penalizzati dall`attenzione esclusiva alla stabilizzazione dei precari. Non riteniamo possibile - ha concluso la rappresentante del Pdl - trattare questi due aspetti in modo separato".

Un concetto simile era stato espresso ventiquattrore prima anche da Erminia Mazzoni, che durante un dibattito sulla scuola italiana tenuto alla Commissione Petizioni del Parlamento Ue, ha detto che l’Italia ignora totalmente la direttiva comunitaria 1999/70/CE ed in questo modo continua a rimanere “al di fuori della normativa comunitaria” ed è quindi giunta l’ora che l’Unione europea intervenga “per ripristinare la legalità”.

Le sue parole sono state riprese da Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la scuola, che solo alcuni giorni fa si era recato a Bruxelles e a Strasburgo proprio per depositare una circostanziata denuncia del sindacato per la reiterata violazione dell’Italia della direttiva comunitaria citata dalla Mazzoni. Pacifico ha detto che “a questo punto lo Stato italiano rischia davvero di incorrere in condanne milionarie”. E il Governo, che evidentemente è consapevole di questo pericolo, sta lavorando proprio per non incappare in queste infrazioni: tanto che l’accordo quadro che si sta realizzando con i sindacati contiene, in cambio di una serie di garanzie richieste da questi ultimi, anche una deroga ai 36 mesi. Per l’Anief, però, non servirà a molto. “I parlamentari italiani sanno bene che adottare una deroga a questa direttiva, come accaduto attraverso la legge 106/2011, non può essere la soluzione al problema”. Pacifico ce ne ha anche per Patroni Griffi: dimentica un dato essenziale”, che “da decenni lo Stato nella sanità e nella scuola abusa dei diritti dei giovani lavoratori ad una giusta retribuzione relegandoli in un regime di precarietà di lungo corso”. Secondo il sindacalista Anief-Confedir “se il Governo ha a cuore le sorti lavorative dei giovani italiani, invece di pagare delle onerose spese per l'esercito - sostiene Pacifico - farebbe bene non soltanto a stabilizzare tutti i precari del pubblico impiego, ma anche a programmare nuove immissioni in ruolo proprio per i più giovani”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

La battaglia per salvaguardare il diritto all’assunzione dei precari non ha colori politici: dopo diversi deputati della sinistra, anche i rappresentanti dello schieramento opposto si schierano con l’Anief per interrompere la piaga dell’abuso dei contratti a tempo determinato nella scuola italiana. Oggi a sostenerlo chiaramente è stata l'eurodeputata del Pdl Erminia Mazzoni durante un dibattito sulla scuola italiana tenuto alla Commissione Petizioni del Parlamento Ue presieduta dalla stessa Mazzoni.

L’eurodeputata ha ricordato, come sostiene da tempo l’Anief, che l’Italia ignora totalmente la direttiva comunitaria 1999/70/CE, secondo cui il personale che ha svolto oltre 36 mesi di lavoro negli ultimi 5 anni va automaticamente assunto a tempo indeterminato: in questo modo il nostro Paese, ha sottolineato Mazzoni, continua a rimanere “al di fuori della normativa comunitaria” ed è quindi giunta l’ora che l’Unione europea intervenga “per ripristinare la legalità”.

L’Anief tiene a precisare che proprio in questi giorni la Commissione dell’Ue è stata informata di questa ingiustizia tutta italiana. A farlo è stato Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la scuola, che è volato a Bruxelles e a Strasburgo proprio per depositare una circostanziata denuncia del sindacato per la reiterata violazione dell’Italia della direttiva comunitaria 1999/70 e annunciare l’arrivo, sul tavolo della Commissione, di migliaia di denunce sottoscritte dai precari docenti e Ata della scuola italiana.

Pacifico dichiara che “a questo punto lo Stato italiano rischia davvero di incorrere in condanne milionarie. Dovrà quindi obbligatoriamente rivedere le sue spese. E assegnare, perché costretto, le sue risorse alla stabilizzazione del personale deputato al normale funzionamento della macchina amministrativa piuttosto che ai costi della politica”. Evidentemente la messa in mora dell’Italia in merito alla procedura 2124/10 relativa al personale non docente della scuola non è bastata. “I parlamentari italiani sanno bene che adottare una deroga a questa direttiva, come accaduto attraverso la legge 106/11, non può essere la soluzione al problema. Continuare ad imporre le ragioni economiche e ad ignorare lo stato di diritto dell’Unione e dei suoi cittadini - conclude Pacifico - non è più giustificabile”.

Fonte: AgenParl

 

"La battaglia per salvaguardare il diritto all'assunzione dei precari non ha colori politici: dopo diversi deputati della sinistra, anche i rappresentanti dello schieramento opposto si schierano con l'Anief per interrompere la piaga dell'abuso dei contratti a tempo determinato nella scuola italiana. Oggi a sostenerlo chiaramente è stata l'eurodeputata del Pdl Erminia Mazzoni durante un dibattito sulla scuola italiana tenuto alla Commissione Petizioni del Parlamento Ue presieduta dalla stessa Mazzoni". Lo afferma in una nota l'Anief.

"L'eurodeputata ha ricordato, come sostiene da tempo l'Anief, che l'Italia ignora totalmente la direttiva comunitaria 1999/70/CE, secondo cui il personale che ha svolto oltre 36 mesi di lavoro negli ultimi 5 anni va automaticamente assunto a tempo indeterminato: in questo modo il nostro Paese, ha sottolineato Mazzoni, continua a rimanere 'al di fuori della normativa comunitaria' ed è quindi giunta l'ora che l'Unione europea intervenga 'per ripristinare la legalità' - prosegue il sindacato -. L'Anief tiene a precisare che proprio in questi giorni la Commissione dell'Ue è stata informata di questa ingiustizia tutta italiana. A farlo è stato Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e delegato Confedir per la scuola, che è volato a Bruxelles e a Strasburgo proprio per depositare una circostanziata denuncia del sindacato per la reiterata violazione dell'Italia della direttiva comunitaria 1999/70 e annunciare l'arrivo, sul tavolo della Commissione, di migliaia di denunce sottoscritte dai precari docenti e Ata della scuola italiana".

Pacifico dichiara che "a questo punto lo Stato italiano rischia davvero di incorrere in condanne milionarie. Dovrà quindi obbligatoriamente rivedere le sue spese. E assegnare, perché costretto, le sue risorse alla stabilizzazione del personale deputato al normale funzionamento della macchina amministrativa piuttosto che ai costi della politica".

"Evidentemente la messa in mora dell'Italia in merito alla procedura 2124/10 relativa al personale non docente della scuola non è bastata - conclude Pacifico -. I parlamentari italiani sanno bene che adottare una deroga a questa direttiva, come accaduto attraverso la legge 106/11, non può essere la soluzione al problema. Continuare ad imporre le ragioni economiche e ad ignorare lo stato di diritto dell'Unione e dei suoi cittadini non è più giustificabile".

Fonte: Italpress

 

Concorso a cattedra: possono partecipare anche i docenti di ruolo. Il Tar Lazio ha dato ragione ai legali Fabio Ganci e Walter Miceli dell'Anief che, in un ricorso patrocinato dall'associazione per una ricorrente che intendeva cambiare classe concorsuale e ordine dalla scuola media a quella superiore, aveva fatto ricorso avverso il procedimento di esclusione dopo aver inviato una domanda cartacea a causa della procedura telematica predisposta dall'amministrazione.

"Avevamo ragione - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - il concorso è nato sotto una cattiva stella e fa acqua da tutte le parti". "La prossima sfida del sindacato - continua Pacifico - riguarda adesso la soglia del test per passare alle prove successive: 35 punti su 50 per i candidati che svolgeranno le preselezioni tra il 17 e il 18 dicembre, mentre per l'Anief ne sarebbero bastati 30 su 50 visto che il legislatore ha fissato a 6 su 10 il punteggio minimo per accedere allo step successivo".

Fonte: TMNews

 

Il Tar Lazio ha dato ragione ai legali Fabio Ganci e Walter Miceli dell'Anief che, in un ricorso patrocinato dall'associazione per una ricorrente che intendeva cambiare classe concorsuale e ordine dalla scuola media a quella superiore, aveva fatto ricorso avverso il procedimento di esclusione dopo aver inviato una domanda cartacea a causa della procedura telematica predisposta dall'amministrazione.

"Il nuovo successo ottenuto dall'associazione professionale e sindacale segue quello per l'ammissione dei laureati negli ultimi dieci anni non abilitati", sottolinea il sindacato in una nota.

"Avevamo ragione - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief -, il concorso è nato sotto una cattiva stella e fa acqua da tutte le parti".

"La prossima sfida del sindacato - continua Pacifico – riguarda adesso la soglia del test per passare alle prove successive: 35 punti su 50 per i candidati che svolgeranno le preselezioni tra il 17 e il 18 dicembre, mentre per l'Anief ne sarebbero bastati 30 su 50 visto che il legislatore ha fissato a 6 su 10 il punteggio minimo per accedere allo step successivo".

Fonte: Italpress

 

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XXIV2012

 

 

 

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