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"Mentre Profumo annuncia iscrizioni on line, registri elettronici e risparmi per 240 milioni di euro attraverso una nuova gestione delle scuole, l'Ocse lo bacchetta rilevando che dal 2000 al 2010 i docenti italiani sono sempre più poveri e meno pagati". E' quanto afferma l'associazione professionale sindacale (Anief) dopo l'annuncio del ministro che saranno introdotte una serie di innovazioni tecnologiche per abbattere le spese scolastiche e migliorare la qualità della didattica in ogni classe.

"Chi opera nella scuola - prosegue l'Anief - non può che apprezzare questo sforzo, però è bene che prima il personale scolastico venga messo nelle condizioni per operare al meglio. Sebbene lavorino di più, per colpa dei pochi investimenti di spesa pubblica nel settore dell'istruzione, università e ricerca, il 9% dei docenti italiani, contro il 13% della media di 32 Paesi, occupa il penultimo posto nell'indagine "Education at a Glance" che pone a confronto i sistemi educativi nell'ultimo decennio.

Per Marcello Pacifico, delegato Confedir alle alte professionalità e presidente Anief, "è chiaro come questa perdita secca dei salari influisca molto sulla motivazione del corpo insegnante che non ha una prospettiva di carriera, che accede al ruolo dopo anni di sfruttamento da precario. Senza soldi per la scuola, l'università e ricerca non ci sarà aumento della produttività, per questa ragione, l'Italia è ferma da 10 anni rispetto ai Paesi più sviluppati".

L'Anief cita i dati di una ricerca. Nel 2000, fatto 100 lo stipendio medio degli insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, nel 2010, in Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 del 4/5% mente nella media OCDE del 15/22% secondo la fascia di insegnanti (primaria, secondaria di primo e secondo grado), colpa della percentuale di spesa (4,9%) del PiL che l'Italia dedica al settore della conoscenza, rispetto alla media del 6,2%. Risultato: nel 2010, il reddito medio degli insegnanti italiani si colloca intorno a 32.000 euro lordi, in Inghilterra supera i 49.000 euro.

A parte il minore investimento, permane la differenza tra stipendio iniziale e di fine rapporto, a testimonianza di una carriera che non c'è: infatti, nell'accesso alla professione, gli italiani prendono quanto i colleghi europei (28.000 euro), ma nell'ultimo anno prima della pensione perdono tra i 7.000 e gli 8.000 euro, in media, pur avendo aumentato le ore di insegnamento in questi ultimi dieci anni (da 744 a 770 rispetto a una media OCDE da 762 a 782 per la primaria, da 608 a 630 rispetto a una media OCDE da 681 a 704 per la secondaria di primo grado, da 605 a 630 rispetto a una media OCDE da 608 a 658). Complessivamente, gli insegnanti italiani lavorano 39 settimane rispetto alle 38 Ocde, 175 giorni rispetto ai 185 Ocde.

Fonte: TMNews

Si parte il 14 con lo stop del pubblico impiego proclamato da Fsi-Usae. Il 21 settembre al via le mobilitazioni della Flc-Cgil. Il giorno dopo in piazza i coordinamenti dei precari. Il 28 tocca ai comparti università, ricerca e Afam, su iniziativa di Cgil e Uil: si ferma anche l'Ugl. Lo stesso giono e poi il 12 ottobre sarà la volta degli studenti. Il 20 ottobre lo sciopero dei comparti della conoscenza indetto ancora dalla Flc-Cgil.

Quello che sta iniziando è un anno scolastico all’insegna delle contestazioni prodotte dai sindacati (ma non solo) contro una lunga lista di temi: tagli alle risorse e agli organici, concorsi pubblici e reclutamento, precariato, dimensionamento, riforma degli organi collegiali, diritto allo studio. Ed altri ancora. In alcuni casi le mobilitazioni riguarderanno specificatamente l'istruzione, in altre l'intera pubblica amministrazione.

Si inizia venerdì 14 settembre, con lo sciopero nazionale di tutto il pubblico impiego proclamato da Fsi-Usae. Il 21 settembre prenderanno il via le iniziative di mobilitazione indette dalla Flc-Cgil in diverse località: “in tutte le città italiane – fa sapere il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo - i lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno 'il giorno del merito', iniziativa con cui vogliono ricordare i meriti e i diritti acquisiti di un'intera generazione di docenti e ATA, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità: presidi davanti alle Prefetture e alle Regioni, assemblee aperte, eventi serali”.

Il giorno dopo, sabato 22, gli stessi lavoratori della conoscenza parteciperanno alla manifestazione nazionale promossa dai coordinamenti dei precari “contro il concorso truffa del ministro Profumo e per la difesa della scuola pubblica”. I precari si sono rivolti “a tutte le organizzazioni sindacali e politiche che si sono espresse in questi giorni contro il concorso e hanno contrastato i tagli alla scuola di questi anni”: l’obiettivo è “dare un concreto sostegno al fine di contribuire alla massima riuscita della manifestazione”. Oltre al ritiro del concorso a cattedra, i coordinamenti del personale non di ruolo della scuola - che hanno manifestato davanti al Miur lo scorso 4 settembre assieme ad Anief e Usi - chiedono “la restituzione alla scuola delle risorse sottratte con i tagli della Gelmini e il rifinanziamento della scuola stessa; un piano di assunzioni a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili; il ritiro del pdl 953 (ex Aprea)”.

Ma le proteste non si fermeranno qui. Il 28 settembre i comparti università, ricerca e Afam parteciperanno allo sciopero del pubblico impiego proclamato dalla confederazione nazionale assieme alla Uil. Nella stessa giornata si fermerà anche l’Ugl, secondo cui “i tagli previsti per il pubblico impiego sono eccessivi e non mirano ad abbattere i veri sprechi, anzi, mettono a rischio la funzionalità degli uffici”. Sempre il 28 settembre entrano in scena i giovani, con una manifestazione programmata a Roma da Rete studenti medi e Udu: al centro dalla protesta sono i corsi universitari a numero chiuso, definito come "la violazione totale del diritto allo studio".

Il 12 ottobre gli studenti manifesteranno ancora, stavolta per rivendicare il diritto ad una istruzione pubblica di qualità e garantita a tutti. “Una scuola di qualità – ha fatto sapere la Rete degli Studenti - ce la chiede l'Europa, e noi la chiederemo a questo governo, a partire dal primo giorno di scuola, in un percorso di mobilitazione che culminerà nel 12 Ottobre, data in cui tutti gli studenti d'Italia scenderanno in piazza per lanciare le loro proposte e denunciare i loro disagi”.

Il 20 ottobre è previsto, infine, lo sciopero, con manifestazione nazionale di tutti i comparti della conoscenza organizzata dalla Flc-Cgil. Secondo il sindacato di Leopoldo Serra serve "una lunga fase di mobilitazione in tutti comparti della conoscenza contro le scelte del Governo Monti che stanno ulteriormente penalizzando scuola, università, ricerca e Afam. La spending review assesta un duro colpo al sistema di protezione sociale e ai diritti di cittadinanza. Si continua a tagliare personale, si riducono i diritti, si licenziano i precari, si aumentano le tasse universitarie, si limita la contrattazione sui posti di lavoro, si colpisce la dignità del lavoro pubblico e si portano al collasso definitivo molti enti di ricerca".

La lista delle lamentele non finisce qui: “il ministro Profumo – continua la Flc-Cgil -vuole bandire un concorso nella scuola, inutile e costoso, senza aver prima definito un piano di stabilizzazione per i precari iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Per fare cassa si trasferiscono forzosamente i docenti inidonei per motivi di salute e gli insegnati tecnico pratici sui posti amministrativi e tecnici licenziando 2.000 precari che negli ultimi dieci anni hanno garantito la funzionalità delle segreterie scolastiche".

Fonte: Tecnica della Scuola

"I precari della scuola hanno bisogno di
 risposte certe sulle stabilizzazioni. Dal Ministero invece tanta
 confusione su numeri, tempi e modalità: basta con la politica 
degli annunci". È quanto si legge in una nota dell'Anief che 
aggiunge: "Dopo la mobilitazione attuata nei giorni scorsi dai 
tanti docenti precari che hanno già superato concorsi e selezioni
 per l'accesso all'insegnamento, l'unica risposta che il Miur
 avrebbe dovuto fornire era quella di pubblicare un piano
 trasparente e sicuro di immissioni in ruolo.

Invece in questi
 ultimi giorni il Ministro dell'Istruzione e i suoi sottosegretari 
si sono dilettati nel rilasciare dichiarazioni sui prossimi
 concorsi spesso confuse e persino discordanti una con l'altra". 
"Non è possibile che i più alti rappresentanti di un dicastero - 
sostiene Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - forniscano 
diversi numeri, tempistiche e modalità sui concorsi venturi: come 
si fa, a pochi giorni dalla pubblicazione di un bando annunciato 
come un evento 'storico', ad avere ancora le idee poco chiare sui 
suoi contenuti?".

"Ecco qualche esempio - prosegue l'Anief -. I 54mila posti che nei 
giorni scorsi erano stati indicati come il contingente di nuovi 
docenti da suddividere nel prossimo triennio, nelle ultime ore si
 sono ridotti a 22mila, di cui la metà da individuare attraverso 
una modalità selettiva che non doveva esistere; la cadenza dei
 concorsi si è trasformata da biennale in annuale, per poi tornare
 biennale. E che dire della mancata individuazione del fabbisogno
 che ancora non è stato accertato?
 Ma non è finita. Perché prima si dice che il ritorno del 
concorso a cattedra permetterà di selezionare tanti giovani 
meritevoli, dimenticando i precari storici, poi si scopre che in 
realtà queste selezioni abbandonano al loro destino tutti i
 neo-laureati e i docenti che si abiliteranno con il prossimo Tfa.


E tutto questo avviene mentre, con fare quasi intimidatorio,
l'amministrazione periferica lombarda costringe i supplenti che
 hanno lavorato per più di 36 mesi e ottenuto un risarcimento dal
 giudice del lavoro per l'abuso dei contratti a termine, a firmare
 una conciliazione attraverso la quale rinunciano a quanto imposto 
dal tribunale e dall'Unione Europea". 
"La misura è colma - commenta Pacifico - non si può più 
scherzare sulla qualità dell'istruzione pubblica e sull'accesso 
alla professione del docente. Sinora sui concorsi a cattedra 
abbiamo ricevuto, anziché indicazioni chiare e responsabili, solo 
una serie di spot pubblicitari. E nessuna risposta concreta.

È 
arrivato il momento di mettere in atto una seria riflessione. È 
per questo motivo che abbiamo chiesto al ministro Profumo di
 riflettere seriamente sulla possibilità di fermare il concorso e
 - conclude il presidente dell'Anief - di programmare al suo posto 
un serio assorbimento del precariato scolastico".

Fonte: Italpress

"Inutile invocare una decisione rapida del Consiglio di Stato sulle prove scritte in Lombardia, quando a fine novembre il Tar Lazio potrebbe annullare l'intera procedura concorsuale, mentre rimangono bloccati i concorsi in Calabria e Molise. La soluzione politica deve tenere conto anche dei diritti dei ricorrenti per non cancellare tutto". È quanto si legge in una nota dell'Anief.

"Quando il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - prosegue la nota - chiese al ministro – appena insediato, lo scorso ottobre - di rinviare di qualche giorno le prove scritte per consentire al Consiglio di Stato di valutare la richiesta di ammissione con urgenza e con riserva dei ricorrenti alle stesse, così da salvare l'esito finale del concorso, tale richiesta non è stata ascoltata. Ora il destino beffardo costringe lo stesso titolare di Viale Trastevere a chiedere al tribunale di anticipare il giudizio di una sentenza dai contenuti scontati per preparare l'ennesima sanatoria all'italiana che già alcuni esponenti politici e sindacali vorrebbero scritta.

Bene, ma questa volta si stia attenti alla sostanza oltre che alla forma, perché con la soluzione politica non basterà rinnovare le prove per tutti i ricorrenti, ma stilare una graduatoria unica finale comprendente i vecchi e nuovi idonei. In questo modo, potrebbe essere persino giustificata l'attribuzione, per l'a.s. 2012-2013, di un incarico di presidenza agli idonei.

Oggi, a differenza del precedente concorso siciliano, non è in discussione soltanto la valutazione degli scritti, ma la rinnovazione dell'intera procedura concorsuale, per la violazione del bando attraverso la somministrazione di quesiti errati.

Pertanto, qualsiasi soluzione dovrà risolvere la specifica situazione creatasi e soddisfare le pretese di tutti gli attori, sia ricorrenti sia idonei, per non essere annullata ancora una volta dal Tribunale".

Fonte: Italpress

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti