Dopo quello della Lombardia, il Consiglio di Stato ferma anche il concorso per reclutare nuovi dirigenti in Calabria: il Cds in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha infatti accolto l'istanza cautelare avanzata in appello, accertando una grave incompatibilità da parte del presidente della commissione esaminatrice del concorso per presidi (aveva fatto parte dei corsi di preparazione allo stesso concorso) e ordinando una sollecita fissazione dell'udienza di merito.
Secondo l'Anief, "siamo di fronte ad una procedura selettiva che fa acqua da tutte le parti, tanto che è stata impugnata nei tribunali regionali dell'intera nazione. Non si contano più le pronunce dei giudici sulla cattiva organizzazione su una procedura concorsuale nata male, attraverso la formulazione di quiz preselettivi in larga parte errati, e proseguita peggio nella valutazione delle commissioni regionali, contrassegnate da criteri poco chiari e ruoli ambigui".
"A questo punto - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir - è chiaro che l'unica soluzione per salvare ancora un po' di serietà e serenità alla scuola italiana è pretendere che si torni ad una corretta selezione di dirigenti scolastici. Quanto fatto sinora, invece, non ha garantito la parità di trattamento tra i candidati e la possibilità di scegliere i migliori. Per questi motivi, registrati anche dai giudici, occorre immediatamente rinnovare il concorso".
"Oramai - conclude Pacifico - è inutile attendere la sentenza definitiva del Tar del Lazio del prossimo autunno. In caso contrario si rischierà di pregiudicare non solo l'attuale avvio dell'anno scolastico, ma quello dei prossimi anni".
Una scuola su due in Lombardia senza dirigente a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico e una serie di ricorsi pendenti davanti al Tar del Lazio che rischiano di inficiare completamente il concorso per presidi bandito l'anno scorso dal ministero dell'Istruzione.
Il giorno dopo la resa dei conti sui test di selezione per i candidati ai Tfa (Tirocini formativi attivi), esplode un nuovo caso: «Disastro concorsi scolastici gestiti dal ministero: domande sbagliate, buste trasparenti, concorsi annullati», sintetizza polemico il presidente della regione Lombardia su Twitter.
In Lombardia, secondo i dati del ministero, sono attualmente 575 (su 1.227) le scuole senza dirigente: ci sarebbero 406 presidi da nominare, ma con i tagli della spending review erano stati immessi in ruolo per il prossimo anno scolastico 355 dirigenti assunti attraverso il nuovo concorso. Dirigenti che non potranno prendere servizio: perché il Consiglio di Stato, in sede collegiale, ha cambiato la decisione presa a inizio mese dal Consiglio di Stato in versione monocratica e ha di fatto deciso di non sospendere la sentenza del Tar Lombardia, con cui il 18 luglio scorso era stato annullato il concorso per dirigenti scolastici. Il motivo? Le buste con i nomi dei candidati erano troppo sottili e non garantivano l'anonimato. Poco importa che nelle motivazioni della decisione si intuisca che i giudici non abbiano provato effettivamente a leggere i nomi dei candidati attraverso le buste, peraltro comprate dalla Regione Lombardia attraverso Consip, la piattaforma ufficiale per gli acquisti della pubblica amministrazione.
Il risultato è che, in attesa dell'udienza di meritofissata per novembre, quel concorso non è considerato valido, e quindi al direttore dell'ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio, tocca in queste ore nominare dei reggenti, cioè presidi di altre scuole che si occuperanno anche degli istituti orfani. «Senza prendere un centesimo in più - sottolinea arrabbiato Gianni Carlini, della Cgil scuola -. E le scuole italiane sono state già penalizzate dal taglio del 20% dei dirigenti scolastici, che sono meno di 8.000 rispetto ai 10 mila precedenti».
Purtroppo il caso della Lombardia non è l'unico, secondo Carlini: si attende il giudizio del Tar anche in Basilicata, Umbria e Toscana, per i motivi più diversi. Il Consiglio di Stato in Calabria ha già annullato il concorso, ma la regione non aveva posti disponibili e quindi non c'è nessun dirigente «lasciato a casa». Ma c'è di più: «Tutto il concorso per circa 2 mila nuovi dirigenti scolastici è a rischio annullamento», avverte Marcello Pacifico, dell'Anief, ricordando che a novembre il Tar del Lazio dovrà decidere anche su un'altra pioggia di ricorsi, quelli piovuti sulla prova preselettiva unica nazionale. Nonostante il ministero avesse ritirato un migliaio di quesiti (sui 4.000 pubblicati e dai quali avrebbe estrapolato le 100 domande del concorso), 8.000 candidati non ammessi alle prove scritte hanno contestato davanti ai giudici amministrativi domande considerate sbagliate. «Noi siamo fiduciosi, crediamo che il Tar annullerà il concorso e che il ministero sarà costretto a bandirne un altro», dice Pacifico. In effetti si sta già lavorando a quest'ipotesi, come sottolinea la dirigente del ministero dell'Istruzione Lucrezia Stellacci. E i dirigenti, circa 1.000 che intanto sono stati nominati in tutta Italia? «Cercheremo di consolidare comunque le loro posizioni - assicura Stellacci - nell'ottica della conservazione degli atti».
Coinciderà con l'incontro tra il ministro Profumo e i sindacati. Arborio (Cps): non possono continuare a ignorarci. Tre le richieste: ritiro dei tagli, assunzioni solo da GaE e graduatorie di merito, blocco del concorso a cattedre. Da alcuni supplenti di lunga data una petizione al Ministro: in ruoli tutti quelli con almeno 36 mesi di servizio. Intanto in Veneto un prof di educazione fisica entra in ruolo dopo 28 anni!
Cresce il malessere dei precari dei precari della scuola: le proteste contro la politica dei tagli, le nuove regole sul reclutamento in via di definizione e la recente novità del ritorno del concorso pubblico confluiranno in una presidio che si terrà davanti al ministero dell’Istruzione il prossimo 4 settembre, in occasione dell'incontro prefissato tra il ministro Profumo e i sindacati.
“Il 29 agosto – dice Brunello Arborio, del coordinamento dei ‘Comitati precari della scuola’ e animatore del Forum PrecariScuola -si è tenuta a Roma un'assemblea molto partecipata dei lavoratori della scuola nella quale, dopo attenta analisi e discussione della situazione attuale si è deciso di rilanciare immediatamente la mobilitazione dei precari, per contrastare la dissennata politica di tagli perseguita anche dal governo Monti, il processo di privatizzazione della 953 (ex Aprea) e un concorso dettato da logiche meramente propagandistiche dietro il quale si nasconde la gestione dei tagli”. Al termine dell’assemblea i precari hanno dedotto, quindi, che bisogna concentrare gli sforzi su tre fronti: ritiro dei tagli, assunzioni esclusivamente dalle graduatorie ad esaurimento e di merito; blocco del concorso pubblico. “Nessuna decisione – continua Arborio - può prescindere dalla posizione di chi nella scuola ci lavora da anni avendo già superato prove concorsuali. I precari intendono portare avanti la mobilitazione fino a quando le loro richieste non saranno ascoltate”.
Intanto, un gruppo di precari storici ha inviato, attraverso un legale, una petizione al ministro Profumo attraverso cui spiegano i motivi per cui il concorso a cattedre non andrebbe bandito: chiedono, inoltre, di “immettere in ruolo tutti i docenti e personale ATA con almeno 36 mesi di servizio, conformandovi finalmente alla normativa comunitaria, perché essere in Europa significa anche questo”. La strategia, già battuta da altri legali, in particolare patrocinati dall’Anief, è quella di far rispettare la Direttiva UE 99/70, che alla clausola 5 impone che gli Stati membri l’adozione di misure preventive finalizzate “a evitare la reiterazione abusiva dei contratti a termine (ragioni obiettive per la stipulazione, numero dei rinnovi o durata massima dei contratti), oltre che a prevedere, se del caso, quando ricorre una successione di contratti e l'eventuale loro trasformazione a tempo indeterminato”. Come noto, lo scorso 20 giugno la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10127 ha di fatto detto no a questa possibilità. Almeno per il personale della scuola. Ma è anche vero che siamo in attesa dell’esito dei due procedimenti di infrazione condotti su questa situazione dall’Ue nei confronti dell’Italia.
Intanto, una notizia più che significativa sullo stato di migliaia di supplenti italiani viene riportata dal Corriere della Alpi: dopo 28 anni di precariato stamattina un docente “di educazione fisica zoldano, Fabrizio Pra Mio, ha apposto la sua firma sul contratto a tempo indeterminato. Si è presentato con alcuni bambini vestito da sposa ma anche da mago Merlino ma anche da calciatore: insomma da tutti quei personaggi che negli ultimi aveva interpretato ogniqualvolta andava a prendersi la cattedra a tempo determinato”.