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È dal 1999 che non succedeva: il 24 settembre verrà pubblicato il bando del concorso per selezionare insegnanti nuovi di zecca, 11.892 per la precisione, da destinare alle scuole statali di ogni ordine e grado. Dribblando le contestazioni e lavorando sul territorio, a costo di girare per l'Italia per visitare ogni settimana una scuola diversa, il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo è riuscito ieri a ottenere in Consiglio dei ministri il via libera al suo piano «ardito».

Tra le 21.112 nuove assunzioni annunciate il 7 agosto scorso, infatti, la metà sarà composta da docenti in attesa nelle vecchie graduatorie, e l'altra metà sarà assunta attraverso un concorso e immessa in ruolo già per l'anno scolastico 2013-2014. Quindi, nessuna prova «abilitante», come negli anni e nei mesi passati, quando i candidati non avevano alcuna certezza di arrivare all'ambito traguardo della cattedra. Ma una sfida concreta, su base regionale, per titoli ed esami.

Alla fine di ottobre si svolgerà la pre-selezione nazionale, su una batteria di test uguale per tutte le classi di concorso: dopo il pasticcio dei Tfa (i test adottati nell'ultimo concorso di abilitazione, che hanno rivelato imbarazzanti domande inesatte), il ministero non vuole rischiare. Fatto il pre-test, a gennaio si svolgeranno le prove scritte (che comprenderanno anche una prova di verifica delle competenze disciplinari) e successivamente le prove orali, con tanto di simulazione di una lezione per verificare l'abilità didattica: il tutto in tempo per far iniziare ai nuovi insegnanti l'anno scolastico 2013-2014. A questo primo bando ne seguirà un altro entro maggio 2013, con l'idea di promuovere nuovi concorsi ogni due anni.

Ma qual è l'obiettivo? È quello di affiancare ai precari storici, sfiniti da anni di supplenze, «nuova linfa», neolaureati pieni di voglia di fare e di insegnare. Era proprio questo il punto su cui si rischiava di non trovare l'accordo: il Pd e qualche sindacato hanno manifestato insofferenza rispetto all'idea di assumere nuovo personale, mentre ci sono centinaia di docenti abilitati che aspettano da anni.

Per Marcello Pacifico dell'Anief ci sarebbero addirittura 100.000 supplenti precari, pronti a denunciare all'Unione europea lo Stato italiano, e mancherebbero 35.000 Ata (impiegati tecnico-amministrativi): una sovrastima realizzata considerando tutti quelli che sono stati utilizzati come personale Ata anche per brevissimi periodi. Ma a proposito dei docenti, il ministro, forte di una moglie insegnante, ha convinto tutti sulla sua linea: con il decreto adottato ieri nello stesso tempo si valorizzano le vecchie esperienze e i nuovi talenti, nell'ottica di un «equilibrio tra le generazioni». I posti saranno ovviamente assegnati equamente a tutte le classi di concorso e a tutte le Province, ma saranno gli uffici territoriali a chiamare i docenti.

Non sono ancora le 34 mila assunzioni che servirebbero di fatto per risolvere i problemi della scuola italiana, ma sono una bella boccata di ossigeno. Anche perché sono associate all'assunzione di 60 docenti di accademie e conservatori di musica, 280 impiegati nel settore tecnico-amministrativo, 134 presidi trattenuti in servizio e anche l'entrata di 1.213 nuovi dirigenti scolastici. Dirigenti che, se tutto va bene, dall'anno prossimo saranno tenuti a seguire le linee guida dell'Invalsi per il raggiungimento degli obiettivi: il Consiglio dei ministri ha infatti dato ieri, come previsto, anche il primo via libera al regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione, una grande novità che permetterà di fare le pagelle anche alle scuole e ai suoi dirigenti, premiando i virtuosi e bacchettando i meno efficienti. Il sistema si baserà su tre pilastri: l'Invalsi (l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione) che definirà gli standard a cui le scuole devono attenersi; l'Indire, che si occuperà della formazione dei docenti; e gli ispettori, che valuteranno le scuole e daranno loro dei «voti».

«Zero confronto e zero risorse», critica il segretario generale della Cgil Mimmo Pantaleo, annunciando una raccolta di firme per modificare i contenuti del regolamento. Ma il ministero già annuncia che, contemporaneamente all'acquisizione dei pareri degli organi consultivi (Consiglio nazionale della pubblica istruzione, Conferenza unificata, Consiglio di Stato, Commissioni parlamentari) «si aprirà un percorso di consultazioni e confronto sul testo con gli operatori del mondo della scuola, con le realtà associative rappresentanti i genitori, gli studenti e la società civile, nonché con i sindacati del comparto e con le forze politiche».


Novità in arrivo anche nell'ambito università. Assegnati 15 milioni di euro per l'assunzione di 2.500-3.000 professori di seconda fascia, ripartiti tra tutte le università statali anche in base ai risultati della didattica e della ricerca raggiunti da ciascun ateneo e alla virtuosità dimostrata nella spesa del personale. Ancora una volta, è il merito ad essere premiato.

Fonte: Corriere della Sera

I decreti presidenziali che danno il via libera all'assunzione del personale scolastico, in via di pubblicazione, non rispondono alle aspettative dei dipendenti della scuola. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità, "la delusione tra il personale della scuola è tanta: 100mila supplenti, fermi allo stipendio iniziale da anni, saranno costretti al consueto esodo estivo e nominati in molti casi a scuola iniziata; le nomine di oltre mille dirigenti potrebbero essere annullate dal Tar Lazio; mancano poi 35mila posti per gli Ata, come è stato denunciato dalla Commissione Ue in una procedura d'infrazione".

Secondo il sindacato le assunzioni coprono le supplenze annuali, anche se permane la piaga del precariato che costringerà anche quest'anno 100mila supplenti precari a spostarsi nel territorio nazionale per avere una cattedra al 30 giugno senza il pagamento delle mensilità estive, delle ferie e aumenti di stipendio: migliaia di denunce preparate dall'ufficio legale del giovane sindacato, nei prossimi giorni, saranno indirizzate agli uffici di Bruxelles per costringere lo Stato italiano ad affrontare in maniera risolutiva il problema e a garantire la stabilità degli organici e la continuità didattica.

"È ovvio - commenta Marcello Pacifico - che i 21mila docenti sono stati oggi assunti sotto la pressione dei tribunali della Repubblica impegnati a punire l'abuso dei contratti a termine come Strasburgo richiede. Per questa ragione, continueremo le iniziative legali già avviate nei mesi scorsi. Intanto sui dirigenti scolastici pende la spada di Damocle dei ricorsi presentati al Tar Lazio che il 22 novembre prossimo potrebbe annullare le attuali nomine e rinnovare la procedura concorsuale alla luce dell'illegittima organizzazione della prova pre-selettiva".

Per quanto riguarda il personale non docente, secondo quanto risulta all'Anief dovevano essere assunti almeno 35mila assistenti tecnici e ammninistrativi utilizzati ogni anno su posti vacanti e disponibili: sarebbero stati tutti da stabilizzare secondo la normativa comunitaria e nazionale, come denunciato in una procedura d'infrazione da parte della Commissione UE ancora in corso. Mentre il Miur ne immetterà in ruolo meno di 5mila.

"Il sistema di valutazione dell'Invalsi - prosegue il presidente dell'Anief - non può essere utilizzato per finanziare allo stesso modo realtà scolastiche che per bacino di utenza, specificità culturale, caratteristiche territoriali sono diverse e distanti le une dalle altre: in questo modo si rischia di condizionare, nei termini di erogazione dei finanziamenti, il funzionamento di enti che sono stati dichiarati autonomi proprio per le molteplici peculiarità di cui sono titolari. Assisteremmo ad un pericoloso ritorno indietro al sistema educativo degli anni Ottanta".

Fonte: TMNews

"I decreti presidenziali che danno il via
libera all'assunzione del personale scolastico, in via di
pubblicazione, non rispondono alle aspettative dei dipendenti
della scuola".

Lo afferma in una nota Marcello Pacifico,
presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità,
per il quale "la delusione tra il personale della scuola è tanta:
100 mila supplenti, fermi allo stipendio iniziale da anni, saranno
costretti al consueto esodo estivo e nominati in molti casi a
scuola iniziata; le nomine di oltre mille dirigenti potrebbero
essere annullate dal Tar Lazio; mancano poi 35 mila posti per gli
Ata, come è stato denunciato dalla Commissione Ue in una
procedura d'infrazione".


Secondo il sindacato "le assunzioni coprono le supplenze annuali,
anche se permane la piaga del precariato che costringerà anche
quest'anno 100 mila supplenti precari a spostarsi nel territorio
nazionale per avere una cattedra al 30 giugno senza il pagamento
delle mensilità estive, delle ferie e aumenti di stipendio:
migliaia di denunce preparate dall'ufficio legale del giovane
sindacato, nei prossimi giorni, saranno indirizzate agli uffici di
Bruxelles per costringere lo Stato italiano ad affrontare in
maniera risolutiva il problema e a garantire la stabilità degli
organici e la continuità didattica".

"E' ovvio - commenta Pacifico - che i 21 mila docenti sono stati
oggi assunti sotto la pressione dei tribunali della Repubblica
impegnati a punire l'abuso dei contratti a termine come Strasburgo
richiede. Per questa ragione, continueremo le iniziative legali
già avviate nei mesi scorsi. Intanto sui dirigenti scolastici
pende la spada di Damocle dei ricorsi presentati al Tar Lazio, che
il 22 novembre prossimo potrebbe annullare le attuali nomine e
rinnovare la procedura concorsuale alla luce dell'illegittima
organizzazione della prova pre-selettiva".


Per quanto riguarda il personale non docente, secondo quanto
risulta all'Anief "dovevano essere assunti almeno 35 mila
assistenti tecnici e amministrativi utilizzati ogni anno su posti
vacanti e disponibili: sarebbero stati tutti da stabilizzare
secondo la normativa comunitaria e nazionale, come denunciato in
una procedura d'infrazione da parte della Commissione UE ancora in
corso. Mentre il Miur ne immetterà in ruolo meno di 5 mila".


"Apparentemente delle buone notizie arrivano dal sistema di
valutazione delle scuole autonome, che finalmente sta per essere
avviato. Ma siamo ai primi passi", prosegue il sindacato.
"Il sistema di valutazione dell'Invalsi - sostiene il presidente
dell'Anief - non può essere utilizzato per finanziare allo stesso
modo realtà scolastiche che per bacino di utenza, specificità
culturale, caratteristiche territoriali sono diverse e distanti le
une dalle altre: in questo modo si rischia di condizionare, nei
termini di erogazione dei finanziamenti, il funzionamento di enti
che sono stati dichiarati autonomi proprio per le molteplici
peculiarità di cui sono titolari. Assisteremmo ad un pericoloso
ritorno indietro al sistema educativo degli anni Ottanta".

Fonte: Italpress

L'Anief si schiera accanto a tutte quelle
 famiglie di alunni con problemi di apprendimento minori che presto
 potrebbero essere privati dell'insegnante di sostegno.

Anziché
 dare seguito alla legge che garantisce a 300 mila giovani con 
disturbi specifici di apprendimento di essere affiancati da figure
 professionali adeguate, spiega in un comunicato il sindacato scolastico, alcune amministrazioni regionali hanno intenzione di
 concedere il docente di sostegno solo in presenza di casi gravi.


Ed il Miur si appresta, con l'accordo di diversi sindacati, ad 
autorizzare attraverso un discutibilissimo nuovo contratto sulla
 mobilità l'affiancamento agli alunni che necessitano di
 insegnamento "speciale" di figure professionali non adeguate
 poiché formate anche attraverso non meglio identificati corsi non
 universitari.

"Autorizzare il sostegno solo per i casi che
 certificano l'handicap grave - sostiene Marcello Pacifico,
 presidente Anief - rappresenta un respingimento di quanto 
stabilito dalla Corte Costituzionale, con la sentenza n. 80 del 26
 febbraio 2010, a proposito della illegittimità costituzionale
 dell'art. 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244,
nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti
 degli insegnanti di sostegno".

"L'abolizione dei limiti imposti
 dal legislatore nella attribuzione dei posti in deroga - prosegue 
il presidente dell'Anief - rappresenta una bocciatura a tutti i
 tentativi, come questo, di negare per meri motivi di finanza 
pubblica il diritto allo studio a tutti gli alunni portatori di
 disabilità, grave o lieve che sia. Ed altrettanto grave è
 trasformare in docenti di sostegno figure non idonee".

Per il sindacato, a questo punto, l'unica soluzione percorribile 
per evitare di ledere il diritto allo studio di decine di migliaia
 di alunni è che le loro famiglie si rivolgano ai tribunali: 
"Possono farlo - sottolinea Pacifico - anche nel corso dell'anno
 scolastico e nessun giudice potrà negare ai loro figli le ore di
sostegno di cui hanno bisogno durante la permanenza a scuola e 
personale adeguatamente qualificato. L'Anief su questi punti ha
 già promosso diversi ricorsi e continuerà a farlo: è un impegno 
che il sindacato sente di portare avanti prima di tutto come
 obbligo morale".

Fonte: Italpress

L’Usr sarebbe in procinto di rendere indispensabile la presentazione da parte delle famiglie del certificato d’invalidità. Michieletto (Sfida): tanti genitori di alunni con disturbi lievi rinunceranno per non farli etichettare. Intanto uno studio europeo colloca il nostro paese tra gli ultimi per iscritti con bisogni educativi specifici: in proporzione in Islanda ce ne sono dieci volte di più!

Il 2012 non sembra davvero sorridere agli alunni con problemi di apprendimento. All’avvio delle operazioni per ricollocare migliaia di docenti soprannumerari specializzandoli nel sostegno attraverso un corso di formazione “soft” e alle sempre maggiori spinte, anche politiche, di introdurre un’area unica alle superiori (con tanti docenti diplomati che si ritroveranno a supportare gli alunni su contenuti che non hanno mai trattato durante i loro studi!), nelle ultime ore sono emerse altre due notizie sul settore che faranno altrettanto discutere. La prima arriva dal Veneto, dove l’Usr starebbe per pubblicare una circolare che renderà obbligatoria, per far scattare il posto di sostegno, la presentazione del certificato d’invalidità da parte delle famiglie.

L’introduzione di una certificazione così “pesante” sembra porre da subito due gravi limiti: il primo riguarda la prevaricazione di tutte le figure – medici, paramedici, assistenti sociali, assistenti alla comunicazione, genitori, ecc. - , che operano al fine di realizzare la diagnosi funzionale ed il Pei di ogni singolo alunno con problemi di apprendimento; il secondo è relativo al fatto che l’obbligatorietà dell’invalidità civile taglia fuori tutte quelle forme più lievi di carenze nell’apprendere (come la dislessia, la discalculia e disortografia che non possono essere annoverati come disturbi neurologici). La decisione appare ancora più contraddittoria se si pensa che giunge proprio quando sembrava che questi alunni fossero maggiormente tutelati anche a livello normativo (in particolare con l’approvazione delle Legge 170 dell’8 ottobre del 2010). Senza contare che rendere indispensabile l’invalidità per accedere al sostegno sembra contrastare con quanto ribadito il mese scorso dal Miur sull’individuazione deiposti in deroga attraverso la circolare sugli organici di fatto. Dove non si parla di gravità della diagnosi, ma di bisogni da valutare di volta in volta attraverso le varie equipe coinvolte.

Una circostanza, quest’ultima, sottolineata da Alessandra Michieletto, segretario provinciale Sfida, Sindacato famiglie italiane diverse abilità, e rappresentante della Gilda, secondo cui è evidente che in Veneto “molte famiglie rinunceranno al sostegno pur di non etichettare il proprio figlio, in primis i genitori di ragazzi che hanno difficoltà più leggere e che hanno bisogno solo di assistenza nell’apprendimento e nelle relazioni”.

Ma secondo Giulia Giani, docente specializzata nel sostegno e tra le più combattive nell'opporsi all'area unica alle superiori, in Italia il problema è anche quello della scarsa valorizzazione di chi affianca gli alunni ‘certificati’ nel loro percorso di apprendimento: “iniziamo a non considerarli ‘gli insegnanti dei disabili’, ma insegnanti bis-abili, che hanno acquisito una formazione aggiuntiva che può portare un vero contributo alla scuola”. Per farlo, continua Giani, serve una maggiore considerazione a livello amministrativo. Ma anche da parte dei genitori, i quali dovrebbero fare loro “una visione di scuola che non ‘tenga a scuola’ i loro figli, ma che realizzi il diritto all’istruzione di tutti nella complessità della scuola”. Come se non bastasse, è sempre di queste ore la notizia che colloca l’Italia tra i paesi europei con meno alunni certificati e quindi bisognosi di didattica speciale: secondo un corposo studio dell’Agenzia europea per lo sviluppo dell'istruzione per studenti con bisogni specifici, nel 2010 a fronte di 7.326.567 studenti che frequentano l'istruzione dell'obbligo, appena il 2,3% (170.696) figurano tra coloro che hanno “bisogni educativi specifici”. Il dato appare davvero modesto: basta dire che in questa graduatoria, sempre rapportata al numero nazionale effettivo di iscritti in età di scuola dell’obbligo, siamo al quart’ultimo posto dopo Svezia (1,5%), Bulgaria (2%) e Lussembrugo (2,2%). Mentre in testa alla classifica per alunni che richiedono una didattica specifica figura l’Islanda con il 24% (oltre 10mila su circa 45mila alunni complessivi). Seguita, a distanza, dalla Lituania con l'11,7% (più di 50mila su 440mila totali).

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, “questi dati dimostrano che l’Italia continua a disattendere non solo le indicazioni che giungono dall’Europa ma addirittura le proprie norme e le indicazioni dei propri tribunali. Come la legge 170 del 2010, che avrebbe dovuto garantire adeguata assistenza didattica a 300mila alunni con disturbi specifici di apprendimento. Per non parlare della pronuncia della Corte Costituzionale, che con la sentenza numero 80 del 26 febbraio del 2010 ha dichiarato non attuabile fissare preventivamente il numero dei posti degli insegnanti di sostegno. Ancora una volta – conclude Pacifico – si lede un diritto fondamentale, quello allo studio, per mere ragioni di finanza pubblica”.

Fonte: Tecnica della Scuola

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti