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"Se ci troviamo nel caos dei Tfa dobbiamo ringraziare l'ex ministro Gelmini, che durante il suo mandato a viale Trastevere ha chiuso le Scuole di specializzazione di formazione universitaria: quelle Ssis che hanno preparato a diventare insegnanti oltre 100mila nuovi docenti, i quali oggi, attraverso un'ampia ricerca della Fondazione Agnelli, ci dicono di aver apprezzato quel genere di formazione". A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, dopo che oltre 32mila neo-assunti hanno fatto sapere di aver avuto una buona preparazione attraverso le Ssis esprimendo, di contro, forti criticità verso le altre modalità di formazione all'insegnamento.

"La decisione di mandare in pensione le Scuole di specializzazione universitaria, a soli cinque anni dallo loro nascita - ricorda Pacifico - fu osteggiata da molti esperti: io stesso durante un'audizione parlamentare sostenni che stavamo assistendo ad una scelta affrettata e non dettata da studi o risultati rivolti ad andare incontro agli accordi europei sottoscritti a Lisbona". L'Anief ricorda che l'allora ministro Gelmini si rivolse ad una commissione di esperti formatori, i quali introdussero i tirocini formativi attivi, replicando di fatto il vecchio sistema delle Ssis ma non garantendo la stessa qualità nella selezione iniziale. Tanto che ora, al termine di la poderosa ricerca 'Sapere di non sapere', la Fondazione Agnelli di dice che le Ssis sono state 'liquidate' senza un'accurata valutazione su base empirica dei risultati".

L'amara conclusione della Fondazione Agnelli è che "oggi nella scuola c'è un grande vuoto: mancano gli strumenti sia per la formazione iniziale sia per quella in itinere". Dallo studio risulta, quindi, che il sistema di reclutamento delle Ssis risultava più che valido ed equilibrato, sia per il percorso di tirocinio svolto sia per le competenze didattiche acquisite dai corsisti.

"A questo punto - commenta ancora il presidente dell'Anief - c'è da chiedersi perché si è voluto chiudere un percorso di eccellenza che in nove cicli di vita si è sempre migliorato attraverso continui correttivi, specializzando all'insegnamento più di 100mila docenti che oggi si ritrovano a spendere la propria professionalità in modo più che apprezzato nelle scuole pubbliche".

"E soprattutto - conclude Pacifico - c'è da chiedersi se valeva la pena abbandonare un sistema formativo collaudato e vincente per far piombare la scuola nel caos più profondo, come sta accadendo in questi giorni con oltre 120mila candidati alla frequenza dei primi Tfa, quasi tutti immeritatamente scalzati dai corsi, ancora prima di iniziare le prove di ammissione, per colpa di test errati o mal fatti".

Fonte: TMNews

"La decisione è stata assunta durante i recenti lavori del Consiglio nazionale dell’Anief, svoltosi il 22 luglio ad Arborea (OR), nel corso dei quali sono stati intervistati alcuni precari convenuti, dirigenti del giovane sindacato.

Sotto accusa il comma 18 dell’articolo 19 del decreto legge 70/2011 che ha introdotto una deroga specifica nel comparto scuola all’applicazione dell’accordo quadro comunitario sulla durata del rapporto di lavoro a tempo determinato recepito dalla direttiva 1999/ 70/CE. Attualmente è ancora in corso la procedura di messa in mora dell’Italia n. 2010/ 2124 relativamente al personale Ata e si è in attesa di conoscere l’attivazione di una nuova procedura per il personale docente, indipendentemente dalle norme introdotte dal legislatore e dalla giurisprudenza formatasi come diritto interno.

La richiesta di condanna dello Stato italiano per la violazione reiterata e ingiustificata di una direttiva comunitaria servirà come deterrente affinché sia finalmente evitato l’abuso della precarietà come ordinaria condizione lavorativa. Soltanto così potrà essere debellata la piaga del precariato nella scuola che compromette ogni anno la continuità didattica necessaria per la formazione delle giovani generazioni. Attualmente sono più di 10.000 i ricorsi presentati dai precari della scuola italiana al giudice ordinario, molti di essi hanno ottenuto pesanti condanne alle spese a carico del Miur prima della sentenza della Cassazione. In questo momento l’Italia ha 125 procedure d’infrazione a suo carico, di cui 63 di messa in mora ex art. 258 TFUE. Quella per la scuola è stata attivata il 14 marzo 2011. Il 24 maggio 2011, il Governo aveva risposto citando l’adozione del decreto legge incriminato. Il 17 luglio 2012, la Commissione UE ha attivato 9 procedure d’infrazione a carico dell’Italia".

"Il Collegio dei Commissari nella riunione del 17 luglio ha deciso di aprire 9 procedure d'infrazione riguardanti l'Italia, di cui 8 per mancato recepimento di direttive e una per violazione del diritto dell'UE. Le procedure d'infrazione a carico dell'Italia si attestano a 125, di cui 81 riguardano casi di violazione del diritto dell'Unione e 44 sono relative a mancato recepimento di direttive".

Lo rende noto un comunicato dell'ufficio stampa dell'ANIEF.

Fonte: Agenparl

Quando nel 2006 alcuni alti responsabili dell’istruzione italiana proposero di chiudere le Ssis universitarie e di mantenere in vita le Facoltà di Scienze della Formazione primaria, dissero che lo si faceva per il bene dei futuri docenti e dei loro studenti. Ora però, a distanza di tempo, la scelta dei Tfa viene bocciata dall’utenza.

Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ricorda che “la decisione di mandare in pensione le Scuole di specializzazione universitaria, a soli cinque anni dallo loro nascita, fu osteggiata da molti esperti: io stesso – ricorda il sindacalista – durante un’audizione parlamentare sostenni che stavamo assistendo ad una scelta affrettata e non dettata da studi o risultati rivolti ad andare incontro agli accordi europei sottoscritti a Lisbona”. Invece, l’allora ministro Gelmini si rivolse ad una commissione di esperti formatori: questi “saggi” introdussero i Tirocini formativi attivi, replicando di fatto il vecchio sistema delle Ssis ma non garantendo la stessa qualità nella selezione iniziale.

Tanto che ora, al termine della poderosa ricerca 'Sapere di non sapere', che ha visto coinvolti 32mila neo-assunti, la Fondazione Agnelli arriva a dire che “questi risultati non ci portano a un richiamo nostalgico, ma a rilevare come le Ssis siano state ‘liquidate’ senza un’accurata valutazione su base empirica dei risultati”. L’amara conclusione della Fondazione Agnelli è che “oggi nella scuola c’è un grande vuoto: mancano gli strumenti sia per la formazione iniziale sia per quella in itinere”. Dallo studio risulta, quindi, che il sistema di reclutamento delle Ssis risultava più che valido ed equilibrato, sia per il percorso di tirocinio svolto sia per le competenze didattiche acquisite dai corsisti.

“A questo punto – continua il presidente dell’Anief – c’è da chiedersi perché si è voluto chiudere un percorso di eccellenza che in nove cicli di vita si è sempre migliorato attraverso continui correttivi, specializzando all’insegnamento più di 100mila docenti che oggi si ritrovano a spendere la propria professionalità in modo più che apprezzato nelle scuole pubbliche”. “E soprattutto – conclude Pacifico – c’è da chiedersi se valeva la pena abbandonare un sistema formativo collaudato e vincente per far piombare la scuola nel caos più profondo, come sta accadendo in questi giorni con oltre 120mila candidati alla frequenza dei primi Tfa, quasi tutti immeritatamente scalzati dai corsi, ancora prima di iniziare le prove di ammissione, per colpa di test errati o mal fatti a cui è impossibile rispondere”. 

Lo comunica l'Ufficio Stampa Anief in una nota.

Fonte: Agenparl

"Le Scuole di specializzazione universitarie per diventare docenti, le cosiddette Ssis, non dovevano chiudere perché hanno preparato a diventare insegnanti oltre 100mila nuovi docenti che oggi, attraverso un'ampia ricerca della Fondazione Agnelli, ci dicono di aver apprezzato quella formazione. Se quindi ora ci troviamo nel caos dei Tfa dobbiamo quindi ringraziare l'ex ministro Gelmini". A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.

"C'e' da chiedersi - sottolinea Pacifico - se valeva la pena abbandonare un sistema formativo collaudato e vincente per far piombare la scuola nel caos più profondo, come sta accadendo in questi giorni con oltre 120mila candidati alla frequenza dei primi Tfa, quasi tutti immeritatamente scalzati dai corsi, ancora prima di iniziare le prove di ammissione, per colpa di test errati o mal fatti a cui è impossibile rispondere".

Fonte: Italpress

"Il ministro Patroni Griffi ci ha comunicato solo dinieghi alle nostre modifiche alla spending review e l'annuncio di altri 350mila tagli al pubblico impiego nei prossimi tre anni: l'unica notizia buona che ci ha dato è che per ora le tredicesime di dipendenti e dirigenti pubblici sono salve". È questa l'amara sintesi di Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir, la più grande confederazione dei dirigenti pubblici italiani, dopo l'incontro tenuto oggi a Palazzo Vidoni con il ministro della Funzione Pubblica.

"Il ministro - continua Pacifico - ha ribadito come il taglio del 10% del personale e del 20% dei dirigenti dello Stato non poteva essere contrattato, essendo un obiettivo di finanza pubblica legato ad un nuovo disegno della macchina amministrativa. Siamo però convinti che i nuovi tagli saranno inutili, visto che i 270mila posti già cancellati negli ultimi sei anni nella pubblica amministrazione non hanno evitato l'aumento del deficit, degli interessi sul debito e dello spread".

Il confronto con le parti sociali, che prenderà il via nella prima decade di settembre, inizierà dall'esame congiunto sui criteri di attuazione per comparto e area: molti tagli potrebbero essere assorbiti dal blocco del turn over, ma potrebbero essere concertati criteri per trasferimenti intercompartimentali, riqualificazione e prepensionamenti.

Michele Poerio, segretario organizzativo della Confedir, ha ricordato al ministro che a fronte di questo atteggiamento del Governo "la pazienza dei dirigenti pubblici si sta veramente esaurendo: dopo il blocco per sei anni degli stipendi, la mancata perequazione delle pensioni, i nuovi tagli lineari previsti – ha sottolineato Poerio - la dirigenza non può essere additata come il capro espiatorio della cattiva gestione della politica né può accettare un nuovo spoil system. Il Governo - ha concluso Poerio - deve cambiare metodo e ascoltare le parti sociali prima di presentare i suoi provvedimenti in Parlamento".

A preoccupare molto il sindacato è poi la scarsissima considerazione del governo per l'istruzione pubblica, che ha portato al rigetto degli emendamenti sulle ferie non godute dei precari e sulle pensioni da assegnare al personale della scuola che ha maturato i requisiti in quest'ultimo anno scolastico appena concluso. C'è forte elusione anche per l'aumento della disoccupazione, specie giovanile. E alcun riguardo per la professionalità del personale obbligato alla riconversione così come per docenti inidonei e di laboratorio. "Per non parlare del fatto - ha aggiunto Pacifico - è che contemporaneamente è scomparso il tavolo sul precariato ed è stata sottratta alla concertazione ogni ipotesi di progressione di carriera. A questo punto è inevitabile l'arrivo di un autunno caldo e una nuova ondata di ricorsi nei tribunali: i contribuenti non possono assistere ad annunci di nuovi balzelli come quelli per la sanità pubblica accessibile per reddito".

Fonte: Italpress

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

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I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti