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Secondo Massimo Di Menna (Uil Scuola) siamo campioni mondiali per complicare le procedure: incassati 15 milioni di euro per allestire prove (con errori) che fanno accedere a un corso utile a partecipare ad un altro concorso. Poi per Filosofia e Francese passa alle selezioni il 3%, per Arabo l’80%. Intanto l’Anief raccoglie testimonianze e già parla di ricorsi per fare scritti e orali.

“Si fa un concorso per accedere ad un corso che serve per accedere ad un altro concorso. E durante le prove” iniziali vengono “registrati errori e incongruenze: è davvero troppo, siamo campioni mondiali per complicare le procedure”. Non si può non essere d’accordo con la sintesi di Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, perché riassume in due righe esattamente quanto sta accadendo in queste settimane per reclutare poco più di 20mila aspiranti alla frequenza dei Tfa, i tirocini formativi abilitanti che nelle intenzioni del Miur avrebbero dovuto permettere di accedere (tra la primavera e l’estate del 2013) al nuovo concorso pubblico per diventare insegnanti.

Il sindacato confederale ha anche riassunto i numeri del Tfa aperto a tutti: a fronte di 150mila domande (a noi risultavano ancora di più, tra le 170mila e le 180mila, materialmente presentate da 120mila candidati) , le università hanno incassato, grazie alle tasse per svolgere i quiz preselettivi, qualcosa come 15 milioni di euro. Una cifra enorme, che avrebbe dovuto garantire efficienza organizzativa e massima professionalità nello svolgimento delle prove. Invece abbiamo assistito a una preselezione all’insegna degli errori e delle contraddizioni. Come si fa, infatti, a far passare alle prove di selezione successive solo il 3% degli aspiranti docenti di Filosofia, psicologia, scienze dell’educazione (su 4.239 iscritti passano in 141) e di Francese (su 3.000 passano in 96), mentre poi per l’Arabo si arriva all’80% di idonei (su 120 passano in 97)?

È forse la dimostrazione che i laureati in Filosofia, Psicologia, Sociologia, Pedagogia, Scienze della Comunicazione e Francese sono quasi tutti privi delle conoscenze minime per partecipare ad un corso di formazione? E che invece i “dottori” in Arabo sono quasi tutti all’altezza? Insomma, più di qualcosa non quadra. Soprattutto perchè all’eccesso di severità in alcune materie, “non fisiologico” (come ha ammesso lo stesso dicastero di viale Trastevere), si è aggiunto un numero altrettanto inatteso di refusi ed errori all’interno delle domande poste ai candidati.

“Abbiamo appreso che il ministro – commenta Di Menna – intende verificare quanto accaduto nel corso delle prove di accesso ai Tfa e questo è un fatto positivo. Una presa d’atto del mancato funzionamento del meccanismo delle prove”. Secondo il leader della Uil, questo presuppone una probabile “sospensione delle prove d’autunno affiancata dalla costituzione di una commissione che valuti il lavoro delle commissioni delle prove”. Se la prospettiva del sindacalista della Uil dovesse verificarsi, per i candidati ai Tfa sarebbe una vera beffa: verrebbe infatti meno la possibilità di partecipare al concorso a cattedre. Che poi è l’obiettivo finale di questo genere di reclutamento.

Di Menna dice poi di aver “apprezzato la volontà del ministro di fare chiarezza sull’andamento delle prove”. E che a questo punto “occorre operare in termini di certezza e trasparenza, verificando anche responsabilità ed errori”.

Ma a verificare saranno gli stessi sindacati: l’Anief ha fatto sapere che “se ci sono stati errori, come sostengono tantissimi partecipanti, tuteleremo i candidati danneggiati per farli accedere alle prove successive”. Secondo il suo presidente, Marcello Pacifico, “abbiamo assistito alla somministrazione di quesiti con troppi errori, troppi nozionismi e poche certezze: occorre assolutamente fare chiarezza sulla qualità e la correttezza della gestione delle prove preparate dal Cineca e organizzate dal Miur”. L’Anief si è rivolta, quindi, ai potenziali danneggiati chiedendo di fargli pervenire “segnalazioni sui quesiti verosimilmente errati, erronei o mal posti: il sindacato valuterà caso per caso l’opportunità di adire le vie legali, ai fini del riconoscimento del diritto ad essere ammessi alle successive prove scritte e orali”.

Fonte: Tecnica della Scuola

Si chiude dopo cinque anni di battaglia legale la disputa sul regolamento del biennio 2007/09. L'Anief, promotrice del ricorso: il diritto dei lavoratori ha prevalso sul legislatore, che aveva emanato una norma per metterci “i bastoni tra le ruote”. La sentenza non è estendibile, ma per i vincitori potrebbe arrivare il ruolo d'ufficio.

All’interno delle graduatorie ad esaurimento è lecito chiedere di spostare da una classe di concorso all’altra il punteggio di un servizio di supplenza già svolto e dichiarato. A stabilirlo, dopo cinque anni di battaglia legale, è il Consiglio di Stato che ha in tal modo riabilitato la sentenza del Tar Lazio n. 3062 del 2009 che era stata ottenuta su ricorso n. 5023 del 2007 contro il decreto ministeriale che nel regolamentare l’aggiornamento delle graduatorie del biennio 2007-2009 non prevedeva questa possibilità.

A darne notizia, nella serata del 2 agosto, è l’Anief, promotrice del primo e secondo ricorso: l’associazione sindacale nel commentare la sentenza del Cds parla di “clamorosa vittoria” e di ennesima “dimostrazione che la costanza e l'attenta conoscenza della materia sono fondamentali per la buona riuscita delle azioni intraprese, anche quando il Miur interviene a ‘cambiare le carte in tavola’ a suo vantaggio”.

Entrando nel merito, l’associazione sindacale ricorda che il Miur era intervenuto facendo approvare “l’art. 1, comma 4-quater del decreto legge 25 settembre 2009 n. 134 con un esplicito divieto di spostare il punteggio di servizio già dichiarato”: una norma, che secondo il l’Anief era stata “introdotta ad hoc per ‘mettere i bastoni tra le ruote’ ai nostri legali in Tribunale”, dopo che “il Consiglio di Stato aveva annullato la precedente sentenza di accoglimento pronunciata dal Tar Lazio”.

I legali del sindacato autonomo hanno però scoperto che nella decisione del Consiglio di Stato c’era stato un errore procedurale. Quello che ora lo stesso giudice di appello sulle sentenze dei Tar ha dovuto ammettere. E quindi annullare quanto stabilito precedentemente dichiarando l’“inammissibilità del ricorso in appello” proposto dal ministero di viale Trastevere.

Cosa accadrà ora? Come accaduto con la sentenza favorevole sul “pettine”, l’esecuzione della sentenza permetterà ai ricorrenti (solo a loro, perché il provvedimento non è estendibile) di salire in graduatoria acquisendo il punteggio negato a suo tempo dal Miur. Con tutti i benefici da valutare, ovviamente caso per caso: per i docenti precari non hanno lavorato, ad esempio, si profila un lauto indennizzo e l’acquisizione del punteggio sinora non considerato. Per chi ha perso il ruolo, proprio a seguito del mancato punteggio assegnato, invece, scatterà l’assunzione a tempo indeterminato con termini retroattivi.

Anche stavolta – ci dice entusiasta Marcello Pacifico, presidente Anief  – abbiamo dimostrato che indipendentemente dall’intervento del legislatore, teso a modificare le norme vigenti nel tentativo di favorire l’amministrazione, la nostra capacità di reagire e far prevalere i diritti negati si è dimostrata vincente”.

Fonte: Tecnica della Scuola

 

L’Anief non deflette dalla sua linea di sistematico ricorso alla via giudiziaria per contestare le decisioni prese da governo e Parlamento.

Nel mirino del sindacato stanno questa volta le norme del Decreto legge n. 95/2012 sulla spending review, appena approvato dal Senato a larga maggioranza (ma dal quale anche esponenti della maggioranza che sostiene il governo Monti hanno preso le distanze).

Secondo l’Anief il decreto “aggiunge il danno alla beffa: non solo il personale docente permanentemente inidoneo, anche distaccato presso gli Uffici Scolastici Regionali e gli Ambiti territoriali provinciali, viene dirottato sui ruoli del personale Ata, ma non vede nemmeno riconosciuto il diritto alla priorità nella stessa scuola o comunque nella provincia di appartenenza”, e “solo come extrema ratio viene prevista la mobilità intercompartimentale” mentre “anche per gli ITP delle classi C555 e C999 è previsto il passaggio coatto ai ruoli del personale Ata della provincia di appartenenza”.

In questo modo, lamenta il sindacato, vengono danneggiati tutti: “gli ITP perché costretti a diventare Ata; i docenti inidonei perché, oltre al cambio forzato di ruolo, rischiano anche di ritrovarsi costretti a cambiare provincia; il personale Ata in attesa del ruolo perché rischia di veder vanificate per anni le proprie aspettative di stabilizzazione, mortificate dall’occupazione di tutti i posti vacanti e disponibili dal personale transitato da altri ruoli”.

Di qui la decisione di offrire a tutti gli interessati una tutela legale “contro il passaggio coatto ai ruoli Ata e il rischio di mobilità territoriale o intercompartimentale”. Sul sito del sindacato sono indicate le modalità di preadesione all’iniziativa.

Se le norme approvate dal Parlamento siano destinate a diventare operative lo deciderà dunque ancora una volta, probabilmente, non una sede istituzionale (lo stesso Parlamento con ulteriori provvedimenti) e neanche il conflitto sindacale classico, ma un'aula di tribunale. Una sconfitta per la politica e anche per il sindacalismo tradizionale.

Fonte: Tuttoscuola

Viale Trastevere, su ordine del Mef, attende l’esito del dl sulla spending review: nel frattempo la liquidazione delle ferie resta sospesa in via prudenziale. I rappresentanti dei lavoratori pronti a ricorrere in tribunale: leso l’art. 36 della Costituzione.

È bene che Governo e ministeri di competenze sappiano che l’intenzione di rendere retroattiva la norma che blocca il pagamento delle ferie maturate dal personale precario, in via di approvazione definitiva assieme al decreto sulla spending review, costerà all’avvocatura dello Stato una notevole mole di tempo e di lavoro. Tutti i sindacati si stanno infatti muovendo, con l’intenzione di dare battaglia sino in fondo. A costo di portare la questione davanti ai giudici dei tribunali.

Il paradosso, sostengono i rappresentanti dei lavoratori e anche gli addetti ai lavori, è che per coloro che hanno svolto una supplenza sino al termine delle lezioni o al 30 giugno scorso si profilerebbe uno scenario beffardo: non usufruire dei due giorni e mezzo, circa, accumulati ogni mese e non percepire il corrispettivo economico, come avvenuto sino ad oggi. Mentre per gli altri supplenti, sia i temporanei sia gli annuali su posto vacante, il problema non si porrebbe: nel primo caso perché le ferie gli sono state già liquidate; nel secondo perché ne fanno uso (come il personale di ruolo) nei mesi di luglio e agosto. Si verrebbe quindi a creare una sensibile differenza di trattamento tra personale precario che opera nelle stesse scuole e nelle stesse condizioni.

A dare il là alle proteste era stata l’Anief alcuni giorni fa, annunciando diffide, che si sarebbe rivolato “ai giudici per ottenere la liquidazione delle somme spettanti ai precari della scuola”. E sostenendo che se fosse passato l’emendamento proposto al Senato dallo stesso sindacato, si sarebbe evitata, “nel rispetto delle recenti sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di giustizia europea, l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dello Stato italiano per la palese violazione della direttiva comunitaria che impone la monetizzazione delle ferie per il personale che non ha potuto usufruirne durante il servizio”. Il sindacato di Pacifico è tornato alla carica nelle ultime ore parlando “di errore sia di forma, sia di sostanza” e confermando la linea dell’impugnazione perché “nell’intento di fare ‘cassa’ sulla pelle dei precari, stiamo assistendo ad un tentativo di oltraggiare un diritto dei lavorativi e persino quanto previsto dalla Costituzione italiana”.

Sul mancato pagamento ai supplenti delle ferie non godute si sono mosse anche la Flc-Cgil, a sua volta annunciando una dura lotta, anche legale, la Cisl Scuola e la Uil Scuola. Il sindacato di Di Menna, in particolare, ha contestato a voce il provvedimento, durante l’ultima riunione tenuta al Miur, reputando inapplicabile “la retroattività della norma che vieta il pagamento delle ferie e ne impone la fruizione durante il servizio”. E sottolineando che adottandola da subito “i supplenti con contratto fino al termine delle lezioni o fino al 30 giugno” non potrebbero “fruire delle ferie e, nello stesso tempo” si vedrebbero “negato il pagamento delle stesse. Con queste motivazioni la Uil ha chiesto il ritiro della circolare”.

Non è rimasta a guardare nemmeno la Gilda degli insegnanti. Che prima ha definito “inaccettabile” la decisione dell’amministrazione “in quanto nel dettato costituzionale le ferie sono per tutti un diritto irrinunciabile”. Poi, attraverso il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, ha inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato ed al Ministro Profumo per chiedere un intervento di modifica, a questo punto a Montecitorio, del decreto legge 95/2012 dell´art. 5, comma 8: nella lettera Di Meglio spiega che “considerato che l´art. 36 della Costituzione recita: ‘Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi’, così come ribadito anche dal Codice Civile, riteniamo opportuno che in sede di conversione in Legge del D.L. 95/2012 l´art. 5, comma 8, venga modificato. Ci permettiamo di suggerire che, in particolare, al personale a tempo determinato sia garantito il diritto al pagamento delle ferie o in alternativa – conclude il coordinatore della Gilda - al prolungamento del contratto per un numero di giorni pari alle ferie maturate”.

I sindacati, insomma, stanno facendo il massimo. Ognuno attraverso le strade che ritiene più opportune e convincenti. Se però le cose dovessero rimanere così, ipotesi tra l’altro molto probabile, visto che alla Camera il dl viene considerato praticamente “blindato” o comunque emendabile solo per contenuti di alta entità, la partita si sposterà sicuramente nelle aule di giustizia.

Il ministero dell’Istruzione, dal canto suo, ha fatto sapere che, in considerazione dell’esito degli emendamenti, la liquidazione delle ferie resta sospesa in via prudenziale, rinviando ulteriori interventi all'emanazione del testo definitivo del DL n.95/12. Ufficialmente quindi, tutto rimane fermo alle indicazioni espresse dal Miur il 24 luglio scorso, quando il Mef, sulla base della nota del Miur, ha dato ordine alle Ragionerie Territoriali di sospendere i pagamenti delle ferie "in attesa della conversione in legge del decreto legge 95/2012".

Fonte: Tecnica della Scuola

All'appello di os.it rispondono CISL e ANIEF. Il blocco del pagamento delle ferie è stato inteso dal MEF come retroattivo, di conseguenza, se sarà confermato in sede di interpretazione della Spending Review, le ferie non godute maturate lo scorso anno scolastico potrebbero non essere pagate. Reagiscono CISL e ANIEF.

Pagamento ferie non fruite, la Cisl Scuola diffida il MEF

CISL - Sul pagamento dei compensi per ferie non godute la Cisl Scuola ha inviato una diffida al Ministero dell'Economia, contestando la legittimità di una norma alla quale per di più si sta dando applicazione con effetto retroattivo.

Vengono infatti sospesi i pagamenti di quanto maturato da lavoratori il cui contratto era già concluso all'atto dell'emanazione del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95.

La diffida, inviata a firma del segretario generale Francesco Scrima, costituisce la premessa all'avvio di iniziative di contenzioso qualora fossero confermate le decisioni assunte dal MIUR e dal MEF in applicazione dell'art. 5 comma 8 del citato DL 95/2012.

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Anief su stop al pagamento delle ferie ai precari della scuola, inevitabile il ricorso in tribunale

Ufficio Stampa Anief - La spending review blocca il pagamento delle ferie ai precari della scuola: l’amministrazione interpreta la norma in modo miope, rendendo esecutivo il provvedimento anche per l’anno scolastico 2011/12. Dopo le diffide, l’Anief pronta a ricorrere in tribunale per garantire quanto previsto dalle norme vigenti e dalla Costituzione.

Il ministero delle Finanze e il ministero dell’Istruzione sbagliano: la norma inserita nella spending review che blocca il pagamento delle ferie ai precari della scuola non è applicabile su dei contratti di lavoro già scaduti. È un errore sia di forma, sia di sostanza. Oltre che un abuso di diritto che viola la legge vigente.

È incredibile come possa esistere un ‘giallo’ sulle ferie non godute dai precari che hanno terminato il loro contratto il 30 giugno – commenta con amarezza il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – sia perché il decreto legge 95/2012 è stato pubblicato il 7 luglio, sia perché leggendo attentamente il comma 8 dell'art. 5 dello stesso decreto si prende atto che il personale viene obbligato a non usufruire delle ferie a fronte di una prestazione lavorativa. Per questi motivi siamo convinti che nell’intento di fare ‘cassa’ sulla pelle dei precari, stiamo assistendo ad un tentativo di oltraggiare un diritto dei lavoratori e persino quanto previsto dalla Costituzione italiana”.

Già nei giorni scorsi l’Anief aveva messo a disposizione dei lavoratori precari della scuola un modello di diffida, al fine di non farsi sottrarre di un proprio diritto. Se sarà confermata l’interpretazione dell’amministrazione, proprio nel momento in cui il testo di legge appare “blindato” alla Camera, è evidente che il ricorso in tribunale sarà non solo inevitabile ma sicuramente pregiudizievole per le casse erariali dello Stato italiano.

Su questo punto, peraltro, – sottolinea il presidente dell’Anief - si è formata già da tempo una giurisprudenza comunitaria che di recente è stata persino fatta propria dalla Cassazione. ‘Cui prodest’? ci si aspetterebbe che i tecnici del Governo abbiano una maggiore attenzione e rispetto delle più elementari regole del diritto. Così come è stato ricordato nell’emendamento specifico presentato dal senatore Salvo Flores, proprio su proposta dell’Anief”.

Il comunicato precedente con le istruzioni per richiedere il modello di diffida

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

IL PUNTO

I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti