Dal 1° settembre 2016, i dirigenti scolastici di tutte le 8.500 scuole pubbliche selezioneranno i docenti dall'ambito territoriale per conferire prioritariamente su posti vacanti incarichi triennali in base all'attuazione del PTOF, il Piano triennale dell'offerta formativa. Dal quel momento, tutti i docenti collocati negli ambiti territoriali, inizialmente oltre 100mila per poi diventare tutti l’anno successivo, potranno inviare al preside il loro curriculum vitae. Dopo di che, potranno essere chiamati a colloquio, per vedersi valutate le loro competenze e abilità. E a quel punto, si realizzerà quello che l’Anief sostiene da tempo: una selezione non più in base al merito, a delle graduatorie formulate sulla base di titoli e servizi svolti, ma discrezionale.
Marcello Pacifico (presidente Anief): è stato creato un meccanismo, complici diversi rappresentanti sindacali, che ha prodotto un malcontento generale. E presto si produrrà un enorme contenzioso, con eterni ricorsi nei tribunali avverso i criteri di valutazione. Per non parlare del concorso a cattedra dove i presidenti di commissione potrebbero trovarsi i candidati promossi e sceglierli nella loro scuola. Vale la pena ricordare che la Corte Costituzionale, in passato, quando è stata fatta una sperimentazione in Lombardia sulla chiamata diretta, ha bocciato l'articolo 8 della Legge n. 2/2012. Presto i giudici saranno chiamati ad esprimersi, su una norma che nel frattempo è diventata nazionale.
Presto la chiamata diretta dei docenti sarà una triste realtà della scuola pubblica italiana. La legge, sebbene per Anief sia incostituzionale, è chiara: dal prossimo anno scolastico, quindi dal 1° settembre 2016, i dirigenti scolastici di tutte le 8.500 scuole pubbliche selezioneranno i docenti dall'ambito territoriale per conferire prioritariamente su posti vacanti incarichi triennali in base all'attuazione del PTOF, il Piano triennale dell'offerta formativa.
Dal quel momento, poiché negli ambiti territoriali, oltre ai cosiddetti 56mila docenti "potenziatori", avremo anche gli insegnanti in mobilità volontaria interprovinciale, tutti potranno inviare al preside il loro curriculum vitae. Dopo di che, potranno essere invitati ad un casting, una sorta di colloquio, per vedersi valutate le loro competenze e abilità potenziali di insegnamento. E a quel punto, si realizzerà quello che l’Anief sostiene da tempo: una selezione non più in base al merito, a delle graduatorie formulate sulla base di titoli e servizi svolti, ma discrezionale. Con certi dirigenti che potranno avere facoltà di chiamare nel loro staff di docenti anche gli amici degli amici.
Tutto ciò, del resto, era scritto nero su bianco dal luglio scorso nel comma 73 della Legge 107/2015. E sottoscritto da quelle organizzazioni sindacali che hanno firmato il Contratto Collettivo Nazionale sulla mobilità, che quest’anno comporterà i trasferimenti di più 200mila docenti, dopo un primo accordo spacca-personale del 10 febbraio scorso. I sindacati maggiori della scuola, quindi, sapevano. Non hanno dato retta all’Anief che, in tempi non sospetti, aveva presentato un compromesso. E non possono quindi meravigliarsi solo ora, per aver sottoscritto un meccanismo infernale di mobilità che per almeno centomila lavoratori produrrà dei trasferimenti in base all’anno, alla sede, alla fase di assunzione, al dirigente scolastico e anche alla fortuna. Sapendo che subito dopo, a fine estate, si passerà alla chiamata ad personam.
Ora però nascondono la mano dietro uno sciopero, che sulla chiamata diretta non potrà avere alcun effetto. Come non servirà a dare alcuna spinta al rinnovo del contratto nazionale di categoria, con riflessi positivi sugli stipendi fermi dal 2009, visto che è già stato sbloccato dalla Consulta la scorsa estate e l’unica cosa che serve è trovare un accordo all’Aran. Ma siccome il Governo ha messo sul piatto appena 155 milio in tre anni, che corrispondono a pochi “spiccioli” al mese di aumento, non rimane che ricorrere al giudice del lavoro per recuperare almeno quell’indennità di vacanza contrattuale che va applicata per legge.
“In queste condizioni – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - è inevitabile che scaturisca un malcontento generale. Ed è inevitabile che si produca un contenzioso, che presto scoppierà nelle scuole, con conseguenti eterni ricorsi nei tribunali avverso i criteri di valutazione. Per non parlare del concorso a cattedra dove i presidenti di commissione poi potrebbero trovarsi i candidati promossi e sceglierli nella loro scuola. Vale la pena ricordare, a questo proposito, che la Corte Costituzionale, in passato, quando è stata fatta una sperimentazione in Lombardia sulla chiamata diretta, ha bocciato l'articolo 8 della Legge n. 2/2012. Presto i giudici saranno chiamati ad esprimersi, su una norma che nel frattempo è diventata nazionale. Per questi motivi – conclude il sindacalista – l’Anief si dichiara pronta a questa nuova battaglia legale. Che si prospetta chilometrica”.
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