La metà dei candidati non potrà avere un ruolo ma continuerà a essere chiamata come supplente. Quasi in mille idonei, nonostante abbiano superato la prova, saranno esclusi. Più della metà dei posti banditi rimarrà vacante, specie su sostegno, nonostante in 20 mila si specializzeranno a giugno. Ancora in migliaia devono fare le suppletiva. E di fronte alle insensate scelte della politica e all'evidenza dei fatti, Anief annuncia per tutti ricorsi in tribunale
Da evidenziare quelli su semplificazione concorso ordinario, assunzioni e contenzioso relativo ai concorsi per dirigente scolastico, per i facenti funzione Dsga, per gli idonei insegnanti dell’attuale concorso straordinario. Ancora, proposte inerenti al concorso per titoli per gli insegnanti di religione cattolica, alla conferma dei ruoli dei diplomati magistrale assunti dalle GaE, alla mobilità straordinaria - vincoli triennali, assegnazione provvisoria – aliquote al 40%. Emendamenti poi per la trasformazione dei posti in deroga in organico di diritto su sostegno, per l’aggiornamento della prima fascia Gps, l’assunzione da elenchi sostegno di tutto il personale specializzato, abilitato e non.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): “Ancora una volta ci dimostriamo l’unico sindacato in grado di dialogare con il legislatore. Molte delle nostre denunce e alcune delle nostre proposte emendative, come ormai di consueto, sono state presentate dai gruppi parlamentari. Ora l’intero Parlamento si assuma la responsabilità di valutare con attenzione e di approvare quelle giuste modifiche al decreto legge in esame”.
Tra gli emendamenti al Decreto Sostegni che la V e la VI Commissione del Senato si apprestano oggi e domani a votare ve ne sono due importantissimi: riguardano migliaia di docenti cosiddetti ‘immobilizzati’, ovvero tutti quei docenti che vorrebbero chiedere di avvicinarsi a casa, anche in assegnazione provvisoria annuale, ma che purtroppo non hanno la possibilità di farlo per via del mantenimento in vita della norma sul vincolo quinquennale nella scuola di servizio dove si è stati immessi in ruolo dal 2020. “Questa decisione è diventata ancora più crudele in questo momento – commenta oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, durante un’intervista ad Italia Stampa – perché il Covid ha ancora più allontanato le famiglie, per via dell’obbligo del distanziamento sociale”.
Quando la politica dice che occorre andare incontro ai giovani, bisogna farlo con i fatti. Quelli che vorrebbe realizzare l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Assieme alla riscrittura delle norme che regolano il lavoro, la riformulazione dei diritti dei dipendenti, a iniziare da quelli dei precari, che non possono continuare a essere considerati su un piano diverso rispetto ai colleghi di ruolo, Conte ha chiesto espressamente di finirla con il riscatto oneroso del diploma di laurea: bisogna offrire, ha detto l’ex premier, “il riscatto gratuito degli anni di laurea in modo da rendere più conveniente la formazione superiore e l’arricchimento culturale senza compromettere la sostenibilità del nostro sistema pensionistico”.
Anief plaude alla proposta formulata dal Presidente del Consiglio uscente. Quando, lo scorso anno, con la Legge di Bilancio 2020 è stato aperto il riscatto della laurea agevolato. Pure grazie all’azione del sindacato, anche ai lavoratori che temporalmente posizionano i propri periodi di studi prima del 1996, quindi senza più distinzioni tra i diversi periodi di studi universitari svolti, il giovane sindacato ha detto che si trattava di un segnale ma che bisognava fare di più: ha subito spiegato di non accettare la decisione di considerare quegli anni con il sistema contributivo, abbattendo quindi ulteriormente l’assegno pensionistico. Ora lo ribadisce, ricordando che per un lavoratore ad oggi il riscatto della laurea ai fini previdenziali rimane un onere non accessibile a tutti: l’Inps ha calcolato che occorrono oltre 5.200 euro per ogni anno di studi.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “aprire al riscatto gratuito della laurea sarebbe un segnale importantissimo. Come anche il calcolo retributivo per almeno tutti coloro che l’hanno conseguita fino al 1996: l’assegno di quiescenza sta infatti progressivamente diventando sempre più lontano e piccolo, sempre più vicino alla soglia di povertà. È bene che lo Stato consideri che si sta tirando la corda in modo eccessivo. Per rimanere nella scuola, oggi un docente o un amministrativo è troppo penalizzato dalle ultime riforme previdenziali: a fine carriera c’è un gap rispetto a colleghi europei, come quelli tedeschi, di circa mille euro al mese. E si va in pensione con assegni in media del 40% più bassi dell’ultimo stipendio. Si sta veramente esagerando, diamo un segnale importante. Ha fatto bene Giuseppe Conte a fare questa proposta. Esortiamo il Governo a portarla avanti”.
Dal 23 aprile è possibile presentare la domanda per l’inserimento nelle graduatorie 24 mesi Ata. Le graduatorie saranno utilizzate per le supplenze e le immissioni in ruolo: le domande potranno essere presentate tramite Istanze online.