Da lunedì 10 maggio a venerdì 14 maggio ci sarà una fitta agenda d’incontri con assemblee sindacali territoriali organizzate dal sindacato. Esse si svolgono su tutto il territorio nazionale, sempre da remoto, per informare e consultare sulle proposte di rinnovo del CCNL 2019\2021 che il sindacato sarà chiamato a sottoscrivere.
Marcello Pacifico (Anief): “Le priorità per il rinnovo del contratto devono riguardare la parità di trattamento giuridico ed economico tra personale precario e di ruolo, gli aumenti stipendiali che recuperino almeno il costo dell'inflazione, il riconoscimento del rischio biologico e del burnout al tempo del Covid-19 anche ai fini pensionistici, l'abolizione dei vincoli su mobilità e assegnazioni provvisorie, le nuove norme sulla disconnessione, il lavoro agile, la formazione, la carriera, le prerogative sindacali e la sicurezza”.
Possibile presentare la domanda per l’inserimento nelle graduatorie 24 mesi Ata. Le graduatorie saranno utilizzate per le supplenze e le immissioni in ruolo: le domande potranno essere presentate tramite Istanze online.
Anief ha decido si tutelare quanti non si vedono garantire i propri diritti e ha attivato il ricorso per la valutazione del punteggio per intero del servizio in scuola paritaria.
Precari con titoli ed esperienza da assumere in ruolo. Organici da aumentare in vista della formazione di classi più piccole. Introduzione di forme di carriera. Riferimenti arrivano anche sull’adeguamento degli stipendi e delle carriere professionali: un segnale importante in vista del rinnovo del contratto. Sono alcune delle novità che il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha presentato oggi alla Camera, nel corso di una audizione sulle linee programmatiche. Per il sindacato Anief si tratta di impegni positivi e importanti: “Accogliamo con soddisfazione le intenzioni di stabilizzare i supplenti con un numero minimo di anni di servizio e di titoli conseguiti. Lo chiediamo, inascoltati, dalla nostra nascita. Come reputiamo fondamentale cancellare la classi pollaio e assicurare una didattica di qualità con 15 alunni in aula piuttosto che 30. Sulle carriere basterebbe applicare le norme già esistenti, come per gli Ata, e integrarle con delle nuove, come quelle per i docenti tutor a fine carriera. Anche su stipendi ridotti, concorsi lumaca e carriere inesistenti serve una svolta. Fondamentale, a questo punto, sarà anche un impegno adeguato con le risorse provenienti dal Recovery plan, oltre che il supporto normativo adeguato”.
Dal 23 aprile è possibile presentare la domanda per l’inserimento nelle graduatorie 24 mesi Ata. Le graduatorie saranno utilizzate per le supplenze e le immissioni in ruolo: le domande potranno essere presentate tramite Istanze online. Anief ha decido di tutelare quanti vogliono la valutazione del punteggio per intero del servizio militare svolto non in costanza di nomina
Dopo due lustri di blocco sconsiderato, le donne tornano ad andare in pensione di vecchiaia quasi come gli uomini: tantissime erano state intrappolate nello scalone della legge Monti-Fornero per assicurare un risparmio pubblico di quasi 9 miliardi. È la stessa legge che dal 2012 ha portato a 67 anni di età il tetto della pensione, introducendo l’assurda associazione alla speranza di vita e facendo cadere ogni forma di anticipo, se si eccettua un anno per la pensione di anzianità, rispetto agli uomini. E nell’andare in pensione, cosa che negli anni Novanta si verificava in media a 58 anni, le donne hanno anche scoperto di avere un trattamento economico sempre più vicino all’assegno sociale: in media, percepiscono poco più di 700 euro lorde al mese, mentre gli uomini stanno sopra i mille.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Quando si parla di riforma previdenziale è da questi dati che bisogna ripartire. Non si può lavorare una vita, in condizioni precarie, stipendi a singhiozzo e molto al di sotto delle medie europee e Ocse, per poi ritrovarsi con una pensione da fame. L’emblema di questa discrepanza è rappresentato dai lavoratori della scuola: più dell’80% è composto da donne, oltre 200mila precarie, che entrano in ruolo quasi sempre dopo anni e anni di supplenze, con il calcolo degli anni di precariato valutati solo in parte, dei compensi che alla lunga risultano dimezzati rispetti ad un collega tedesco o del Nord Europa. E gli ultimi anni di servizio sono pure costrette a curarsi da patologie da stress, non riconosciute ma palesemente ricollegabili alla professione. Donne, come indicato di recente dal Cnel, che non possono nemmeno contare su servizi di cura e di assistenza diretta. Donne ipertitolate, con esperienza e competenze da vendere, ma senza prospettive professionale e di carriera, tanto che pur di entrare di ruolo accettano di spostarsi a centinaia di chilometri e di rimanervi per un quinquennio in presenza di cattedre libere vicino casa. Poi, a quasi 70 anni, si mandano in pensione con poco più dell’assegno minimo”.