Il servizio preruolo ai fini della compilazione della graduatorie interne d'istituto per l'individuazione del perdente posto continua ad essere valutato 3 punti per i primi quattro anni e 2 per i successivi, ma questo va a confliggere con la Direttiva Comunitaria 1999/70/CE e l'allegato Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato che impone di non discriminare il servizio a tempo determinato rispetto a quello svolto come personale di ruolo. Quanti, in questi giorni, saranno individuati come soprannumerari, dunque, a causa della palese discriminazione operata dal CCNI Mobilità sulla valutazione del servizio a termine, potranno aderire allo specifico ricorso promosso dall'Anief e valutare l'opportunità di ricorrere.
Da domani 3 maggio, fino a venerdì 7 maggio, ci sarà una fitta agenda di incontri con le assemblee sindacali territoriali organizzate dal sindacato: si svolgono su tutto il territorio nazionale, sempre da remoto, per informare e consultare sulle proposte di rinnovo del CCNL 2019\2021 che il sindacato sarà chiamato a sottoscrivere.
Marcello Pacifico (Anief): “Le priorità per il rinnovo del contratto devono riguardare la parità di trattamento giuridico ed economico tra personale precario e di ruolo, gli aumenti stipendiali che recuperino almeno il costo dell'inflazione, il riconoscimento del rischio biologico e del burnout al tempo del Covid-19 anche ai fini pensionistici, l'abolizione dei vincoli su mobilità e assegnazioni provvisorie, le nuove norme sulla disconnessione, il lavoro agile, la formazione, la carriera, le prerogative sindacali e la sicurezza”.
Le parti sociali sono in attesa di una convocazione per aprire definitivamente il tavolo di confronto sulle pensioni ed evitare, con l’addio di Quota 100, l’adozione piena della riforma Fornero: l’incontro non è solo un auspicio, poiché il ministro del lavoro e delle politiche socialiAndrea Orlando ha dato l’assenso ad aprire finalmente un tavolo di confronto per la riforma previdenziale. Anief ritiene che stavolta tutte le figure professionali che operano nella scuola dovranno figurare nell’Ape Sociale confermata dal DEF: si tratta di lavoratori particolarmente esposti al burnout e quindi ad alto rischio di incorrere in patologie, come dimostrano le tabelle Inail ufficiali che però lo Stato si guarda bene dal rendere pubbliche. Ad oggi, invece, all’Ape Sociale, con uscita dal lavoro anticipata a 62 anni in presenza di 35 anni di contributi e con tagli quasi inesistenti all’assegno, hanno accesso solo gli educatori dei nidi e i maestri della scuola dell’infanzia. Il giovane sindacato chiede da tempo l’estensione: lo ha fatto anche con l’ultima Legge di Bilancio attraverso specifici emendamenti.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che un docente deve avere “piena facoltà di lasciare il servizio a 62 anni, senza tagli all’assegno di quiescenza, conteggiando ovviamente i contributi accumulati sino a quel momento. In questo modo gli si darebbe una pensione proporzionale né più né meno a quello che ha versato allo Stato. Esattamente così come si fa con personale delle forze armate. Lo stress psicofisico di chi svolge questa professione in tutti gli ordini di scuola è inequivocabile. Per non parlare del rischio biologico, che ancora non viene riconosciuto, a differenza di altre professioni, come quelle che operano nel campo medico-sanitario. Tra l’altro una manovra di questo genere andrebbe a svecchiare la categoria degli insegnanti, dopo che la rete Eurydice con lo studio Teachers in Europe: Careers, Development and Well-being ha di recente ricordato che appena il 6,4% di docenti italiani ha meno di 35 anni di età, con solo Grecia e Portogallo che fanno peggio, e bene i due terzi del corpo docente over 50. E a questa manovra - conclude Pacifico – va aggiunta quella di sbloccare il reclutamento: bisogna finirla con assumere otto docenti under 35 su dieci con contratti a termine”.
Il 3 e 4 maggio sono previste le espressioni di voto sulle richieste di modifica al Decreto Legge “Sostegni”, già approvato dal CdM, pubblicato in Gazzetta Ufficiale e ora all’esame del Parlamento. Poi, mercoledì 5 il testo approderà nell’Aula di Palazzo Madama. Per la scuola figurano anche le richieste per trovare una soluzione ai docenti “immobilizzati” e ai precari specializzati su posti di sostegno: tra questi, sono presenti quelli a firma del senatore Antonio Iannone (FdI) suggeriti dal sindacato Anief per la riduzione da cinque a tre anni del vincolo sulla mobilità (31.0.8) e sulla prossima assegnazione provvisoria (31.0.16), e del senatore Antonio Merlo (Gruppo Misto) su scorrimento della prima fascia delle GPS elenchi sostegni ai fini dell’assunzione in ruolo. Anief rinnova l’appello ai senatori già formulato una decina di giorni fa.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Invitiamo vivamente la maggioranza parlamentare ad approvare queste proposte, anche alla luce delle tante dichiarazioni di parlamentari e responsabili scuola di diversi partiti ora al Governo. La scuola ha bisogno di provvedimenti per una ripartenza positiva, per questo servono disposizioni che garantiscano il diritto allo studio, assumendo in ruolo docenti già abilitati e specializzati, ma anche alla famiglia, invece negato a migliaia di docenti di ruolo che continuano a rimanere a centinaia di chilometri dai loro affetti pur in presenza di posti vacanti e disponibili”.
Salgono a 900 mila dal febbraio 2020, quindi prima della pandemia: si tocca così il record del tasso di disoccupazione tra i giovani al 33% negli ultimi tre anni, 5,4 punti in più nell'ultimo anno. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “bisogna ripartire dalla scuola varando subito delle norme che permettano di introdurre in fretta l’obbligo scolastico dai tre anni alla maggiore età, organici differenziati e composti sulla base alle esigenze effettive dei territori, un reclutamento straordinario e che guardi all’Europa, il rilancio del patrimonio culturale, del ‘verde’ e del digitale”.