Personale Ata III fascia graduatoria d’istituto, Anief avvia ricorso per valutazione punteggio per intero del servizio militare svolto non in costanza di nomina. Le adesioni sono aperte fino al 22 aprile. Per aderire, cliccare qui
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Oggi Marcello Pacifico, durante il seminario sulla legislazione scolastica organizzato per la provincia di Cagliari, ha affermato che “se lo Stato non corregge le norme sulla sicurezza delle scuole in tema di organici, formazioni di classi e dimensionamento rischiamo di trasformare le stesse in centri permanenti di diffusione del virus, con rischi, per il personale e gli studenti ma anche per le famiglie, insostenibili. Il ministro dell’Istruzione Bianchi ci ascolti, noi siamo aperti al confronto ma da due settimane non abbiamo più notizie di cosa sia successo sulla cabina di regia sul PNRR”.
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Non è scontato che il Governo debba rivedere le modalità di chiusura automatica dell’attività scolastica in presenza nelle zone rosse, già prevista dal DPCM del 2 marzo scorso: vi sono infatti più evidenze scientifiche che indicano come sempre alti i rischi derivanti dalla frequenza delle classi, peraltro aggravati dalla novità delle varianti che hanno raggiunto l’Italia e che colpiscono in modo particolare i giovani. Senza dimenticare che le scuole continuano a non essere fornite di adeguati dispositivi e materiali anti-Covid, né della possibilità di effettuare continui monitoraggi e test rapidi.
“A pesare sulla decisione del Governo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – potrebbe essere anche la doppia recente ordinanza del Tar, secondo la quale bisogna rivedere il concetto di chiusura delle attività in presenza nelle zone rosse che fa riferimento a più studi che sdoganano la scuola da luogo di contagi da Covid. La posizione, però, non tiene conto di un dato fondamentale: gli studi non tengono conto in modo adeguato delle varianti delle ultime settimane. E non dicono che i monitoraggi nelle scuole si sono di fatto realizzati su periodi durante i quali la scuola è stata frequentata, soprattutto alle superiori, per solo il 50% di studenti. Senza dimenticare che il personale scolastico deve ancora effettuare la seconda dose di vaccino AstraZeneca, con una copertura al momento non superiore, per stessa ammissione dell’Ema, del 70%”.
Stamani Marcello Pacifico, nel corso del seminario sulla legislazione scolastica organizzato per le province di Campobasso e Isernia, ha affermato che “dopo la sottoscrizione del nuovo contratto collettivo nazionale i delegati Anief dovranno essere invitati alle contrattazioni d'istituto di ogni plesso per costruire una scuola giusta. Bisogna partecipare alle assemblee sindacali per essere informati sulle proposte di modifica del contratto e contribuire alla sua scrittura. Si fa sindacato non per interessi personali ma per parlarci tutti insieme”.
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Ha prevalso la logica: ogni Regione dovrà vaccinare non solo la popolazione residente ma anche chi vive in quel territorio per motivi di lavoro. A prevederlo è un’ordinanza firmata dal commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo. Si chiude dunque il capitolo che ha visto moltissimi docenti e lavoratori della scuola fuori sede esclusi dalle liste di vaccinazione: solo in un secondo momento alcune Regioni hanno adottato una misura per consentire ai pendolari di farsi somministrate il vaccino.
Anief plaude alla decisione del neo commissario straordinario: il giovane sindacato ha sempre ritenuto inaccettabile la differenziazione di trattamento del personale scolastico. Non è un caso se si batte, in tutte le sedi e dalla sua fondazione, per garantire gli stessi diritti del personale non di ruolo rispetto a quello di ruolo. “Allo stesso modo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - la pretesa di dovere raggiungere la Regione dove si è residenti per essere vaccinati contro il Covid non poteva che essere un grossolano errore. Nella scuola, con quella limitazione, si rischiava di penalizzare tantissimi docenti e Ata, decine e decine di migliaia, che teoricamente sarebbero state costrette dallo Stato a mettersi in viaggi, in piena pandemia, per accedere alla vaccinazione di cui hanno diritto. Ma lo Stato è anche quello che dice che per ridurre i contagi è meglio evitare gli spostamenti, soprattutto tra Regioni. Ecco perché ha prevalso la ragione. E il diritto alla salute”.
CCNL 2016/18 -