Rientro a scuola, che fine hanno fatto test rapidi e gli altri dispositivi per tornare in sicurezza?
C’è un gran parlare del rientro in classe di 5,3 milioni gli studenti che dopo Pasqua potranno seguire le lezioni in presenza, con un incremento di quasi 4 milioni rispetto alle ultime settimane: solo che “dopo le prime ipotesi di test a tappeto in tutte le scuole, nelle ultime ore si è ‘sgonfiato’ il piano dei tamponi rapidi agli studenti. Piano che, nelle condizioni ipotizzate in precedenza, sarebbe diventato molto oneroso dal punto di vista economico e soprattutto logistico. Ecco allora che, seppur in assenza di indicazioni certe, il piano di screening per la popolazione studentesca diventa più accessibile sulla carta”. Inoltre, rimangono in piedi diversi problemi, a iniziare da quello dei trasporti, che per ammissione della ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, “sono una lacuna che rimane da affrontare”. Come risultano incompiuti i progetti di ampliamento degli spazi all’interno delle scuole per garantire il distanziamento, la distribuzione di mascherine FFp2, l’assegnazione di medici e di infermieri alle scuole, la ventilazione meccanica per areare le aule e ulteriori dispositivi per agevolare la prevenzione dai contagi e fare lezione in sicurezza.
Anief ha accolto positivamente, sin dall’inizio, la possibilità di introdurre i tamponi agli studenti, chiedendo di realizzarsi con cadenza anche quotidiana nelle zone rosse. Come continua a ritenere indispensabile tornare in aule più grandi e con numeri ridotti di alunni per classe. E anche la messa a disposizione delle scuole di dispositivi più raffinati per evitare i contagi. “L’attenzione deve rimanere massima – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché nella scuola vi sono, forse vale la pena ricordarlo, oltre 300 mila docenti over 55, che risultano tra i più esposti ai rischi del Covid. Riteniamo che a breve i fondi per attuare tutto questo vi saranno: ecco perché continuiamo a chiedere al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di aprire dei tavoli di confronto specifici, perché la dad è stata regolamentata ma ora bisogna agire per tornare alle lezioni in presenza. A patto, però, che vi siano le condizioni: abbiamo l’impressione, invece, chi si continui a rimanere fermi agli annunci”.