Anief ritiene pertinente la proposta di Michele Emiliano, presidente della regione Puglia: Governo e Parlamento non possono costringere migliaia di cittadini ad abbandonare le loro origini e il loro affetti, facendogli prendere servizio in sedi scolastiche fuori comune o regione, per le quali non avevano concorso, per poi abbandonarli al loro destino a 1.200 euro al mese magari per dieci anni.
Marcello Pacifico (presidente Anief): dal momento che sarà un algoritmo a decidere per loro, è lecito che tutti i docenti che verranno collocati oltre un chilometraggio possano chiedere una diaria, al fine di limitare i danni economici. Ne va di mezzo la libertà del lavoratore alla mobilità sul territorio.
Anief ritiene fondata la proposta formulata oggi da Michele Emiliano, governatore della Puglia, di individuare un sistema di sovvenzioni pubbliche per sostenere le trasferte forzate dei precari della scuola assunti anche a mille chilometri da casa: Governo e Parlamento non possono costringere migliaia di cittadini ad abbandonare le loro origini e il loro affetti, facendogli prendere servizio in sedi scolastiche per le quali non avevano concorso, per poi abbandonarli al loro destino. Tra l’altro, con stipendi da fame, bloccati da sei anni, che per un decennio non superano le 1.200-1.300 euro al mese.
Poiché stiamo parlando di una collocazione coatta della sede un lavoro al di fuori del comune di appartenenza, vanno prese in considerazione almeno delle consistenti agevolazioni per le spese di viaggio e di trasporto, nonché i relativi rimborsi chilometrici. Inoltre, sulla diaria per il raggiungimento del luogo di lavoro, quando il dipendente è collocato lontano dalla residenza e non è lui a chiedere espressamente quella sede, esiste già una giurisprudenza, nazionale e non, che in determinate circostanze prevede anche un trattamento fiscale e contributivo più favorevole.
“Partendo dal presupposto che qualsiasi dipendente, pubblico o privato, comandato dal proprio datore di lavoro a spostarsi in un altro comune o in un’altra regione, ha pieno diritto ad un indennizzo o ad un rimborso spese per raggiungere la nuova sede, non si comprende perché per il personale docente della scuola ciò non debba valere”, spiega Marcello Pacifico, presidente Anief.
La questione, per docenti e Ata che operano nell’istruzione pubblica, non è nuova: da decenni, i lavoratori, soprattutto i supplenti e i soprannumerari, vengono collocati in luoghi distanti dalla propria residenza, spesso anche su due se non tre sedi di servizio. Ora, però, con le fasi B e C della riforma della scuola, si è andati oltre ogni logica, costringendo gli insegnanti abilitati - collocati nelle GaE o nelle graduatorie di merito - ad inserire nella domanda di assunzione tutte le 100 province italiane. È una evidente forzatura, non certo una libera scelta.
“Dal momento che sarà un algoritmo a decidere per loro – continua Pacifico – è sacrosanto che tutti coloro che verranno collocati oltre un chilometraggio, che supera il comune di residenza, possano chiedere una diaria, al fine di limitare i danni economici. Non dimentichiamoci che i docenti italiani percepiscono tra gli stipendi più bassi dell’area Ocse. Far finta di nulla, come ha intenzione di fare oggi il nostro Governo, significa ledere la libertà del cittadino alla mobilità lavorativa sul territorio. La quale, costituzionalmente, non può essere decisa da altri, ma volontaria. Per questo ha ragione il governatore della Puglia: se si obbliga il lavoratore a spostare di centinaia di chilometri, allora lo Stato si faccia anche carico di questa costrizione”.
“Se invece si nega tale diritto, significa che il cittadino viene considerato come un suddito. E questo non possiamo accettarlo. Ecco perché siamo pronti a dare battaglia, in primis per garantire un indennizzo per il raggiungimento della sede di servizio scelta dal Miur. Arrivando, se necessario, a chiedere il parere anche a livello di Corte Costituzionale”, conclude il presidente Anief.
Per approfondimenti:
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