I tagli vanno sommati ai 50mila cancellati con il dimensionamento dell’ultimo Governo Berlusconi, andando così a determinare un ulteriore arretramento di organico. Proprio quando, con la Buona Scuola che ha avvalorato e potenziato l’autonomia scolastica, servivano più risorse umane a sostegno delle segreterie, della didattica laboratoriale, della pulizia e sorveglianza scolastica. La decisione è stata presa malgrado su di essa pesasse il parere contrario dell’Anci, dell’Upi e del Consiglio di Stato. È tutto dire che pure alcuni parlamenti della maggioranza hanno espresso critiche. Il Governo, imperterrito, è andato avanti, nella convinzione di digitalizzare le segreterie come la didattica (allargando alla scuola il piano digitale previsto per tutta la PA).
L’operazione è solo l’ultima di tante a sfavore della categoria: permangono migliaia di reggenze per i Dsga, per i quali si attende un concorso ormai da 20 anni, rimangono confermati i divieti sulle supplenze fino a 7 giorni, come resta sempre più a rischio l’utilizzo dell’organico dell’autonomia, perché a fronte dei 12mila posti vacanti promessi al personale in esubero delle province, nemmeno un’immissione in ruolo è stata prevista per il personale Ata. Come non è stato stabilizzato neanche un amministrativo, tecnico e ausiliario in occasione del “potenziamento” scolastico che ha assorbito quasi 50mila docenti precari.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la mancata attuazione del turn over la dice lunga sulla gravità della situazione. Su questo punto abbiamo presentato ricorso, sotto forma di Class Action, per far perdere efficacia alla Nota 27715 del 28 agosto 2015 blocca turn over: ora attendiamo la sentenza del Tar. Come incombe ancora una nuova procedura d’infrazione, che aggraverà la posizione conservatrice dell’Italia sull’abuso del precariato, su cui è, a tutt’oggi in corso, la procedura d'infrazione 2124/10 della Commissione Ue.
Ancora una volta, i timori del sindacato, sul fronte della riduzione di personale scolastico, erano più che fondati: il Governo ha approvato l’Atto n. 276, sottoposto a parere parlamentare, comprendente anche il regolamento sulla riduzione dell’organico del personale Ata della scuola, in applicazione della Legge di Stabilità 2016. Ridefinendo i criteri di assegnazione di amministrativi, tecnici e ausiliari, l’Esecutivo ha tagliato altri 2.020 posti. I quali vanno sommati ai 50mila cancellati con il dimensionamento introdotto dall’ultimo Governo Berlusconi, di cui 47mila in meno in un solo triennio, andando così a determinare un ulteriore arretramento di organico, proprio nel momento in cui, con la Buona Scuola che ha avvalorato e potenziato l’autonomia scolastica, servivano più risorse umane a sostegno delle segreterie, della didattica laboratoriale, della pulizia e sorveglianza scolastica.
Sono impietosi i numeri dell’ennesima operazione-vergogna ai danni del sistema d’istruzione italiano. La forzatura del Governo produrrà una restrizione considerevole di Ata: nel primo ciclo di istruzione si eliminano 576 assistenti amministrativi (in pratica uno ogni 1.300 alunni), più 1.468 collaboratori ogni 1.100 allievi. Nel secondo ciclo, invece, il taglio riguarda 589 assistenti amministrativi alle superiori (uno ogni 600 alunni), di cui 314 nei professionali, tecnici e licei artistici; 431 per i collaboratori scolastici, di cui 175 nelle scuole menzionate.
Come riporta il Bollettino delle giunte e delle commissioni parlamentari, dello scorso 15 marzo, la decisione è stata presa malgrado su di essa pesasse il parere contrario dell’Anci (“ritenendo non adeguata la previsione del numero di 40 alunni disabili oltre il quale è aumentato di una unità il numero dei collaboratori scolastici”), dell’Upi (preoccupata per “a possibile insufficienza dei collaboratori scolastici, con ricadute conseguenti sugli enti locali”) e del Consiglio di Stato (che ha ritenuto “degne di considerazione le motivazioni che hanno portato la Conferenza unificata ad esprimere un parere negativo ed invitando il ministero ad apportare i necessari correttivi”).
Il Governo, imperterrito, è andato avanti, nella convinzione di digitalizzare le segreterie come la didattica (allargando alla scuola il piano digitale previsto per tutta la Pubblica Amministrazione, salvo poi dimenticare di assumere i docenti di laboratorio informatico). Eppure, la deputata Maria Marzana (M5S) ha contestato, nel corso dell’approvazione della norma, “i tagli che si vogliono attuare ancor prima dell’introduzione della digitalizzazione” scolastica.
Annalisa Pannarale (SI-SEL) ha voluto esprimere rammarico per il mancato “sblocco del turn over del personale cessato dal servizio. Il predetto personale ha assunto, negli ultimi anni, compiti determinanti nel sistema scolastico ed educativo. Il processo di digitalizzazione, peraltro, ha poco a che fare con le funzioni svolte dai collaboratori scolastici, e una riduzione del personale Ata si potrebbe realizzare solo dopo un monitoraggio delle effettive esigenze di servizio e un aggiornamento del personale. Rileva, infine, che si dovrebbe invece dar corso a un piano assunzionale essendo disponibili 10.000 posti in questo comparto”.
Le critiche parlamentari al piano restrittivo, seppure non vincolanti, sono arrivate anche da rappresentanti della maggioranza. Come Mara Carocci (PD), che ha chiesto “alla relatrice di specificare – nella prima condizione – che dovrà essere monitorata anche la funzionalità delle nuove tecnologie digitali introdotta a supporto dell’attività delle segreterie scolastiche, affinché si verifichi che queste siano un effettivo ausilio e non un intralcio per gli addetti alle stesse”.
Malgrado i tanti rilievi, il Governo, che se ne assume la piena responsabilità, ha invece preferito approvare a testa bassa quelDecreto Interministeriale Miur-Mef del giugno 2014, che ha introdotto la nuova dotazione organica del personale Ata per l’anno scolastico 2014/2015, che aveva a sua volta recepito la riduzione del 17% della consistenza numerica determinata per l’a.s. 2007/08 (applicando la Legge 133 del 6 agosto 2008). Con quel decreto si stabiliva che i criteri di individuazione del contingente Ata si sarebbero dovuti ridefinire periodicamente, sempre dal Ministero dell’Istruzione di concerto con il quello di Viale XX Settembre, previo accordo con la Conferenza unificata delle Regioni incaricata del dimensionamento scolastico.
L’operazione tagli-posti diventa ancora più odiosa e pesante, tra l’altro, perché si va a sommare ad altre procedure approvate dalla solita logica del risparmio a tutti i costi (che non considera i danni prodotti): continuano, infatti, ad essere attivate migliaia di reggenze per i Dsga, i Direttori dei servizi generali e amministrativi, per i quali si attende un concorso ormai da circa 20 anni, dopo che 30 mesi fa era stata data dal Miur per imminente una selezione per assumerne 450 su tutto il territorio. Anche per i Dsga, quindi, urge l’attivazione di un piano di assunzioni che migliorerebbe non poco la funzionalità di tanti istituti pubblici scolastici.
Ma ormai quando si parla di Ata, piove davvero sul bagnato: l’ultima Legge di Stabilità non ha infatti messo mano ai divieti sulle supplenze fino a 7 giorni, introdotti con l’avvio del corrente anno scolastico la Legge 190/14 art. 1, che ha introdotto l’obbligo, per i dirigenti scolastici, salvo casi particolari, a nominare i supplenti del personale Ata solo dall’ottavo giorno di assenza. E a poco è servita la nota n. 2116 del 30 settembre 2015, che ha dato facoltà ai presidi di nominare supplenti anche “per i primi sette giorni di assenza” per il solo “profilo di collaboratore scolastico”. Continuando a lasciare scoperto il servizio in tutti i casi di assenza di assistenti amministrativi e tecnici.
Senza contare che rimane sempre più a rischio l’utilizzo dell’organico dell’autonomia, perché a fronte dei 12mila posti vacanti promessi al personale in esubero delle province, nemmeno una immissione in ruolo è stata prevista per il personale Ata. Dovevano esserne assunti in 25mila (su 100 mila immissioni in ruolo dei docenti), ma ne sono stati accordati da Miur e Mef appena 6.243. Poi nemmeno quelli, perché Miur e Funzione Pubblica hanno deciso fare spazio al personale perdente posto delle province.
Nel frattempo sono stati immessi in ruolo quasi 50mila docenti precari, con il potenziamento scolastico, che si aggiungono ad altri quasi 40mila previsti sempre dalla Buona Scuola con le fasi 0, A e B. Solo che nemmeno un Ata è stato stabilizzato. Ciò malgrado anche un bambino capisca che tante assunzioni hanno comportato un surplus di attività didattiche, aggiuntive e progettuali per lo svolgimento delle quali è indispensabile il supporto adeguato del personale amministrativo e tecnico, oltre che dei collaboratori scolastico per la vigilanza e le pulizie.
Nei giorni scorsi, Anief ha chiesto al personale amministrativo, tecnico e ausiliario di non cadere nell’errore di prestarsi a svolgere lavoro straordinario. Per farlo, hanno la legge dalla loro parte. Già con l’art. 5-bis del R.D. n. 692 del 1923, al secondo comma, tutt’oggi in vigore, si disponeva che il ricorso al lavoro extra “è ammesso soltanto previo accordo tra datore e prestatore di lavoro” e che “le prestazioni di lavoro straordinario sono rivolte a fronteggiare situazioni di lavoro eccezionali e non possono essere utilizzate come fatto ordinario di programmazione del tempo di lavoro e di copertura dell’orario di lavoro”. Di recente, la Cassazione, con sentenza nr. 17582/2014 ha dichiarato legittimo il rifiuto del dipendente pubblico a svolgere lavoro straordinario.
“Il nostro sindacato – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal - ha sempre denunciato l’assenza di assunzioni. Impugnando, in particolare, la mancata attuazione del turn over. A questo proposito, ora si aspetta una sentenza del Tar su una prima Class Action promossa l’estate scorsa, presentata contro laNota 27715 del 28 agosto 2015 blocca turn over, che secondo Anief non era legittima. Come incombe ancora una nuova procedura d’infrazione, che aggraverà di sicurola posizione conservatrice dell’Italia sul fronte dell’abuso del precariato, su cui è a tutt’oggi in corso la procedura d'infrazione 2124/10 della Commissione Europea”.
I diritti del personale Ata hanno dunque raggiunto livelli minimi: niente assunzioni, nessun aggiornamento professionale, contratti ridotti di due mesi (luglio e agosto) e niente sostituzioni fino a 7 giorni, salvo casi particolari. Ecco perché occorre ricorrere in tribunale: per dimostrare che nelle scuole non lavorano dei fantasmi.
Per approfondimenti:
DDL Scuola – Il maxiemendamento non risolve nulla: tagliate fuori le nuove generazioni di docenti
Riforma scuola, i profili di incostituzionalità nel ddl ‘Buona Scuola’ (Il Fatto Quotidiano del 29 giugno 2015)
Organico di fatto, le tabelle per Regioni. Tagliati 2.145 posti (Orizzonte Scuola dell’8 luglio 2015)
Mancate assunzioni personale Ata, dal Miur una risposta minimale: Anief avvia il contenzioso
Scuola, l'ultimo fronte: se i bidelli si ammalano si rischia la chiusura (La Repubblica del 16 settembre 2015)