Circa 223 mila euro più interessi in soli nove giorni lavorativi: sono i soldi riguardanti i risarcimenti danni che, a cavallo di Pasqua 2023, i Tribunali del lavoro italiani – da Agrigento a Trani e Foggia, passando per Torre Annunziata fino a Roma, Prato, Parma, Pavia, Vicenza e Milano, tanto per citarne alcuni - hanno fatto avere a tanti docenti e Ata della scuola italiana difesi dai legali che operano per l’Anief in ben 100 cause complessive. La media delle somme recuperate è stata quindi di 2.223 mila euro a lavoratore, ma anche stavolta non sono mancati i risarcimenti maxi. Stavolta, quello maggiore ha riguardato la mancata equiparazione di trattamento di un docente pracario che nel corso di diversi anni di supplenze ha dovuto, oltre che vedersi reiterato ben oltre i 36 mesi massimi previsti da una precisa direttiva Ue del 1999 la condizione di supplente, anche ricevere stipendi sempre fermi al livello iniziale: il giudice del Lavoro di Torino non ha potuto che applicare la normativa, tenendo conto anche di quella transnazionale, assegnando al ricorrente ben 23.401 euro più interessi legali.
Le altre 99 cause, che hanno premiato l’operato degli avvocati che operano per l’Anief, hanno riguardato la mancata assegnazione della Retribuzione professionale docente agli insegnanti che hanno prestato servizio dopo avere stipulato contratti di tipo “breve”, la mancata considerazione degli scatti di anzianità con riflessi diretti positivi immediati sullo stipendio, la mancata assegnazione della Carta del docente per l’aggiornamento professionale ai precari, fino a risarcimenti danni di vario genere, che producono ripercussioni rilevanti sulla ricostruzione di carriera e che possono fare affidamento anche sul parere positivo della Corte di Cassazione.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene che “stiamo sempre più combattendo con onore nei Tribunali per difendere i tanti docenti, amministrativi, collaboratori scolastici e tutto il personale che lavora negli istituti di formazione dei giorni, discriminanti e costretti a subire norme lesive dei loro diritti, a partire da chi è precario. Il tentativo di risparmiare soldi pubblici a danno dei lavoratori che operano per la ‘macchina’ dello Stato si conferma una scelta miope che alle casse dell’erario stanno costando caro. Invitiamo tutti coloro che hanno motivo di prendere contatto con le sedi Anief territoriali e valutare con i nostri consulenti sindacali la possibilità di presentare ricorso con la nostra organizzazione sindacale”.
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