Il Tribunale del Lavoro di Torino riconosce il pieno diritto dei docenti immessi in ruolo a vedersi riconosciuto immediatamente e per intero tutto il servizio prestato durante il periodo di precariato anche ai fini della ricostruzione di carriera. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi ottengono piena ragione per una nostra iscritta e la condanna del MIUR per palese discriminazione del lavoro precario e violazione di norme eurounitarie.
Per creare una legittima “ciambella di salvataggio” ai neo assunti con il potenziamento, senza la quale rischierebbero di vivere un esodo di massa, da Viale Trastevere è partita la richiesta al Mef di poter aggiungere altre 7mila cattedre, sempre vacanti, più 23mila posti determinati dalla somma dei cosiddetti “spezzoni” di ore della stessa disciplina d’insegnamento.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è l’ennesima dimostrazione che la differenza tra l’organico di diritto e l’organico di fatto è solo un alibi, dietro il quale tenere nascosto un numero altissimo di posti. È giunta l’ora di mettere in ruolo tutto il personale docente precario abilitato, anche da graduatoria d’istituto, iniziando dalle classi di concorso senza più aspiranti docenti nelle GaE, e dal sostegno, dove in diverse province ci sono tantissimi posti liberi e altrettanti specializzati.
I giudici del lavoro di Torino accolgono il ricorso dell’Anief contro le norme che penalizzano i precari: ricalcolata l’anzianità di servizio, conteggiato tutto il periodo pre-ruolo, anche non consecutivo, iniziato nel 1989. Sulla sentenza ha pesato, non poco, il principio del diritto europeo che vieta la disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato.
Il tribunale ha infatti evidenziato “il palese ed insanabile contrasto sin qui evidenziato tra le previsioni del diritto europeo (clausola 4 dell’Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato), da un lato, e la regola dettata dalla normativa interna speciale del settore scolastico (art. 526 d.lgs. 297/94), dall’altro, non può che essere risolto in favore delle prime in ragione della loro indubbia superiorità nella gerarchia delle fonti, e precisamente attraverso la disapplicazione di quest’ultima”.
Marcello Pacifico (presidente Anief): la sentenza ha dimostrato che l’Italia deve adeguare la normativa con cui gestisce il precariato nella scuola, come in tutta la pubblica amministrazione. Sia per quel che riguarda il reclutamento, sia per la ricostruzione di carriera, che ancora tanto penalizza i neo-immessi in ruolo, soprattutto quando hanno alle spalle decenni di supplenze.
L’impalcatura di un contesto così penalizzante per i lavoratori pubblici, si basa su un quadro normativo nazionale anomalo, che in Italia ancora ripudia le direttive europee in materia di stabilizzazione automatica dei candidati con adeguato titolo di studio e posti liberi: l’azione sindacale contro l’abuso dei contratti a termine diventa, pertanto, l’unica strada percorribile per limitare i danni. Negli ultimi mesi, solo l’associazione sindacale Anief è riuscita a prosciugare, a favore dei lavoratori del comparto, l’appena istituito fondo previsto dal comma 132 della Legge 107/2015, per gli anni 2015 e 2016, relativo proprio per i risarcimenti riguardanti la stipula reiterata di contratti superiori ai 36 mesi anche non continuativi.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): con l’immissione in ruolo, che si continua a procrastinare sine die, si produce un profondo danno professionale, sia in termini di diritti sostanziali nei contratti che di progressione di carriera, ma anche di vita, con ripercussioni dirette sulla famiglia. Solo presso nove corti del lavoro piemontesi, dai nostri legali sono state vinte 70 cause, che hanno portato nelle tasche dei docenti e Ata danneggiati diverse mancate mensilità estive e scatti di anzianità, oltre che risarcimenti per violazione della normativa comunitaria. In attesa della loro stabilizzazione, è un risultato considerevole. Che presto obbligherà lo Stato a stanziare nuovi fondi per risarcire tanti precari che tanto valeva assumere.
Il giudice del tribunale del lavoro capitolino ha quantificato un risarcimento complessivo per otto ricorrenti pari a 37 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto percepita da ognuno di loro, cui aggiungono gli interessi previsti dalla legge. A beneficiarne sono stati dei supplenti di lungo corso, alcuni in servizio da oltre dieci anni, che hanno compreso come l’azione dell’amministrazione scolastica nei loro confronti sia stata quella di discriminare e sfruttare il loro operato attraverso una serie infinita di contratti di lavoro a tempo determinato.
Marcello Pacifico (presidente Anief): questa ulteriore sentenza rappresenta la conferma dell’inadeguatezza della Legge 107/2015 sul fronte del reclutamento del personale precario: perché, pur prevedendo 100mila nuove immissioni in ruolo, poi ridotte a circa 86mila, è riuscita a non stabilizzare tanti docenti precari la cui unica colpa è stata quella di essersi abilitati dopo il 2011, riuscendo anche a discriminare una parte dei candidati risultati idonei ai concorsi pubblici. Calpestando, in questo modo, le indicazioni della Corte di Giustizia europea, oltre che i pareri della Consulta italiana e del Tribunale di Napoli, che affermano l'applicazione del decreto legislativo n. 368/2001 anche alla Scuola.