Anief Epr, con l’ingresso del nuovo dirigente di servizio il sindacato revoca lo stato di agitazione
Milano riparte ma Roma rimane al palo. Con l’ingresso del nuovo dirigente di servizio l’Anief revoca lo stato di agitazione
Milano riparte ma Roma rimane al palo. Con l’ingresso del nuovo dirigente di servizio l’Anief revoca lo stato di agitazione
Il 18 agosto Americo Maresci, Capo Dipartimento Anief Ricerca, ci ha lasciati. Un dolore immenso per tutti noi.
Triste epilogo di una malattia che non perdona, ma che non è riuscita ad impedire ad Americo di lavorare con noi e di guidarci fino all'ultimo.
Chi lo ha conosciuto nei luoghi di lavoro ha potuto apprezzare la passione e l’altruismo con il quale ha sempre svolto l’attività sindacale.
Determinato e inflessibile nella difesa delle lavoratrici e dei lavoratori, Americo ha rappresentato un imprescindibile punto di riferimento per il mondo della Ricerca. Per la sua profonda conoscenza del mondo del lavoro pubblico e delle norme che lo governano. Per la capacità di ascoltare e di essere vicino alle persone, comprenderne problemi e difficoltà, formulare proposte e trovare soluzioni.
Sempre pronto al dialogo, Americo, fermamente determinato e costantemente in prima linea nelle battaglie anche molto accese per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Semplicemente un punto di riferimento per i lavoratori della Ricerca.
Ma Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità, conferma la riduzione dei finanziamenti voluta dalla spending review e attuata nello schema di decreto FOE 2013 trasmesso dal ministro Profumo al Parlamento: - € 55.504.142 rispetto al 2013, - € 4.307.463 rispetto alla stessa Spending review.
Nello schema di decreto ministeriale recante il riparto del fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (FOE) per l’anno 2012 (Atto n. 467/12 sottoposto al Parlamento, adottato il 9.8.12), nel cap. 7236 di competenza per l’anno 2012 si presenta una disponibilità di € 1.824.001.142. A pag. 18 del documento (art. 16) si legge come “gli enti destinatari delle assegnazioni potranno considerare quale dato certo per la predisposizione del proprio bilancio di previsione 2013 una quota pari al 95% della rispettiva assegnazione ordinaria stabilita per il corrente esercizio”. Tale riduzione, secondo quanto riportato dal ministro Profumo, nel nuovo schema di decreto, è risultata coerente con il taglio di € 51.196.499, previsto a decorrere dal 2013, dall’art. 8, c. 4-bis della legge 135/2012 (Spending review), cosicché nello stesso schema di decreto sottoposto al Parlamento, il 21 marzo scorso, per l’anno 2013 (Atto n. 5/2013) la quota di riporto nello stesso capitolo si riduce a € 1.768.497.000. Gli enti di ricerca hanno subito un taglio di € 55.504.142, ovvero 4.307.463 € in più di quelli previsti dall’ultima legge approvata.
Anief-Confedir aveva commentato l’articolo del Manifesto del 20 aprile 2013 dove erroneamente si parlava di un rapporto Giarda, mentre l’entità dei tagli (51 milioni e non miliardi di euro) era confermata lo stesso giorno da un altro quotidiano, Il Sole 24 ore. Oggi la smentita della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Se ci scusiamo con il ministro Giarda per non aver verificato il presunto rapporto citato dal Manifesto, ribadiamo l’invito rivolto ai neo-eletti Parlamentari a cambiare la linea di indirizzo del precedente Governo anche in occasione dell’analisi dell’attuale DEF oltre che dello schema di decreto sul FOE, aumentando e non riducendo i finanziamenti per la ricerca, in linea con l’Europa.
La decisione è contenuta nel rapporto sulla “fase tre” della spending review, presentato dal ministro uscente per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda: nel mirino i dodici enti di ricerca controllati dal Miur, ad iniziare dal Cnr. Anief-Confedir: chi continua a parlare di ‘promozione della conoscenza’ e di ‘valorizzazione dei nostri talenti’ farebbe meglio a tacere.
Mentre il Capo dello Stato si accinge ad affidare un nuovo incarico di Governo, il ministro uscente per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, presenta un drammatico rapporto sulla “fase tre” della spending review sui nuovi tagli da praticare alla ricerca: sebbene il Paese investa nel settore poco più dell'1 per cento del Pil, collocandosi tra i peggiori dell’area Ocse, sul tavolo della Commissione speciale del Senato è arrivato in queste ore un dettagliato rapporto contenente il taglio al fondo ordinario di 51 milioni di euro, che si abbatterà sui dodici enti di ricerca controllati dal Miur.
Il programma dei tagli era stato evitato l’estate scorsa dai presidenti degli enti interessati, che avevano convinto il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, a rimandarlo. Ma le esigenze di bilancio statali lo ripropongono oggi per intero: lo Stato nel corso dell’anno sovvenzionerà 1.598 milioni (compresivi della “quota premiale”, erogata dal Miur per i risultati scientifici di 139 milioni), che corrisponde alla la cifra più bassa dal 2003. Tranne l’Agenzia spaziale italiana, che conserverà i suoi 502 milioni di euro, tutti gli alti enti riceveranno meno fondi.
L’Infn, ad esempio, che ha 600 ricercatori distaccati al Cern di Ginevra, riceverà 13 milioni di euro in meno: da 243 a 230 milioni. L’Ingv, che nel 2012 ha ricevuto un contributo ordinario di circa 45 milioni subirà un taglio di 1,6 milioni. L’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale percepirà 1,2 milioni in meno su un totale di 12,4 milioni di euro. Neppure il Cnr sarà risparmiato, con 25 milioni di euro sottratti, che sanciranno il licenziamento di 2.500 tra ricercatori, precari e dottorandi. Se a ciò aggiungiamo l’abbandono degli atenei (con il numero dei nostri laureati ampiamente al di sotto della media Ocse, visto che occupiamo il 34mo posto su 36 Paesi) e la riduzione del 92% fino al 2016 delle borse di studio degli studenti, aggiungere ulteriori dati diventa superfluo.
Anzi, ve ne è uno su cui vale la pena soffermarsi. Tutto ciò avviene proprio mentre la Ragioneria generale dello Stato fa sapere che nell’Unione Europea nel 2011 l’Italia si è classificata solo al 24° posto per investimenti sulla scuola e sulla formazione: a fronte di una spesa del 49,9% del Pil, la sesta dell’Ue, solo il 4,2% è andato alla scuola, contro una media europea del 5,3%. Non va meglio per le attività culturali: spendiamo lo 0,6%, mentre nell’Europa a 27 si viaggia attorno all’1,1%.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir ai direttivi e alle alte professionalità della PA, quanto sta avvenendo non fa altro che confermare lo stato di gravità in cui il nostro Paese di si sta sempre più collocando: “siamo quelli che investono meno nella cultura e nella formazione. Ed ora anche nella ricerca si è avviata la parabola discendente. Mentre sarebbe fondamentale puntare sulla formazione, riconvertire le risorse umane e investire in quelle materiali, sulla qualità dei nostri prodotti e sull’innovazione, in particolare sull’hi-tech”.
Anief e Confedir colgono l’occasione per rivolgersi al nuovo Governo. Che non potrà di certo continuare ad avallare questo genere di politica: “al nuovo esecutivo – continua Pacifico – chiediamo di porre finalmente fine a questa stagione di tagli lineari, che non ha ridotto né gli sprechi del denaro pubblico né ha migliorato i servizi. Occorre, di contro, rilanciare il tema della cultura, dell’istruzione e della ricerca. In caso contrario, continuare a parlare di ‘promozione della conoscenza’ o della ‘valorizzazione dei nostri talenti’ significa riempirsi solo la bocca di slogan privi di qualsiasi fondamento”.
Per approfondimenti:
Il Manifesto: Monti taglia 51 milioni alla ricerca, Italia terzultima per investimenti
Il Sole 24 Ore: la scure sulla ricerca, taglio da 51 milioni di euro
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