Prenderà avvio nelle prossime ore la macchina delle assunzioni 2019 nella scuola: poche a tempo indeterminato, un numero inaudito a termine. “Entro fine luglio”, scrive la stampa specializzata, è previsto “il decreto ministeriale utile per dare il via alle assunzioni di oltre 58 mila docenti precari e vincitori di concorso: sebbene al Miur sia tutto pronto da diversi giorni, comprese le modalità di suddivisione del contingente, dal Mef non è infatti arrivato il sì definitivo all’operazione”. Il problema è che “molti dei 58.627 posti, di cui 14.552 su sostegno, forse anche la metà, non verranno assegnati per mancanza di candidati” e “quelle cattedre si andranno così ad aggiungere alle 100 mila e oltre già destinate alle supplenze, già lievitate con gli oltre 20 mila posti di Quota 100, già con la possibilità concreta di arrivare al record storico di supplenze annuali”: secondo stime attendibili, si arriverà a 170 mila contratti a termine, con scadenza 30 giugno o 31 agosto 2020.
“Invece di dimostrare il contrario – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – chi governa la scuola pubblica italiana opta per un atteggiamento masochistico che rimanda perennemente in avanti le assunzioni e nel frattempo affida una cattedra su quattro a docenti precari. Ancora oggi leggiamo dichiarazioni tranquillizzanti del ministro dell’Istruzione sui prossimi concorsi che verranno banditi per risolvere la situazione: sempre questa settimana, dice Bussetti, sarà presentato a Palazzo Chigi un provvedimento per l’istruttoria preliminare per avviare percorsi abilitanti speciali e l’ennesimo bando di un concorso riservato. Come se mancassero i docenti pronti a subentrare. Ma il problema è che gli insegnanti vincitori dei concorsi ci sono e anche in gran numero. Solo che non si dà loro la possibilità di essere immessi in ruolo, perché i posti liberi sono collocati in organico di fatto e continuano quindi a non essere utili a questo scopo, ma vanno bene solo per le supplenze”.
Con la fine di luglio prende avvia la stagione delle supplenze. Secondo l’Anief, fa scalpore che l’esplosione del precariato scolastico si venga a determinare negli stessi giorni in cui il nostro Stato dovrà preparare una risposta valida alla lettera di costituzione in mora all'Italia, prodotta dalla Commissione dell'Unione Europea, perché dalle indagini svolte da Bruxelles risulta che nel nostro Paese “i lavoratori del settore pubblico non sono tutelati contro l'utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato e la discriminazione come previsto dalle norme dell'UE (direttiva 1999/70/CE del Consiglio)”. E per dire basta a questo fenomeno non serve attivare altre selezioni o replicare i concorsi riservati, come invece sta facendo il Miur.
“La dimostrazione dell’inefficacia di questa logica – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sta tutta nei decenni di attesa, anche 60 anni che in più di una regione serviranno per smaltire le attuali graduatorie vigenti e utili per le immissioni in ruolo. Sono talmente tanti i vincitori, oltre mille solo in Campania nella scuola dell’infanzia e primaria, che il Governo è costretto a reiterarne di anno in anno la cancellazione”.
“Lo ripetiamo ancora una volta. Per dare una svolta alla supplentite, bisogna approvare un decreto urgente utile a cambiare da subito le condizioni per permettere la stabilizzazione a chi è già stato individuato: trasformare i posti in deroga, ad iniziare dal sostegno, in cattedre vere; riaprire le GaE e il doppio canale reale di reclutamento, con possibilità di attingere dalla seconda fascia d’istituto; assumere tutti gli idonei dei concorsi, anche in altre regioni rispetto a quella dove hanno partecipato. Altre strade non fanno che allungare l’agonia delle supplenze a tempo indeterminato ed esacerbare la battaglia in tribunale, come accaduto con le 50 mila maestre con diploma magistrale, rispetto alla cui situazione – conclude il sindacalista – Anief si sente tutt’altro che vinta”.
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