Bussetti smentisce possibilità di modifiche e il M5S si oppone alla sua approvazione, mentre Salvini spinge l'Italia al voto e annuncia da Sabaudia di voler una sua riforma della scuola, come per l'ex premier Renzi, dopo aver tradito il punto 27 del Contratto di Governo sulla TAV. E il 28 agosto potrebbe saltare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
L'accordo in Consiglio dei ministri sul provvedimento che affronta il problema del precariato, comunque senza risolverlo e con effetti soltanto dal 1° settembre 2020, è di facciata: la soluzione del “salvo intese” certifica le distanze tra i due sempre più ormai ex non partiti di maggioranza di Governo, perché dopo le immediate dichiarazioni di circostanza, i nodi vengono al pettine. Lo stesso ministro dell’Istruzione anziché mediare rimane fermo sulle posizioni poco utili ed efficaci della Lega concordate coi sindacati, suscitando le parole dure da parte di esponenti del M5S che reputano ormai “indispensabile un cambio della guardia” a capo del Miur in caso di rimpasto dell’esecutivo.
Marcello Pacifico, presidente Anief: Un anno fa in pieno agosto con la riapertura delle GaE avremmo avuto oggi 50 mila insegnanti abilitati in più nei ruoli dello Stato, ma l'attuale maggioranza dopo aver sbagliato il voto in Senato su richiesta del senatore Pittoni a settembre ritirò il provvedimento nell'altro ramo del Parlamento per affidarsi oggi a una riforma confusa senza alcun accordo, peraltro, in contrasto con quanto deciso nella legge di stabilità 2019. E così mentre la maggioranza continua a litigare e ad alzare i toni, si lascia la scuola al suo destino. Come se il problema di 100 mila cattedre vacanti, da assegnare a supplenza, più quasi altrettanti contratti con scadenza al 30 giugno, si dovesse presentare solo tra un anno. Invece, si proporrà, con dimensioni record, già tra poche settimane. Abbiamo a che fare con dei politici irresponsabili, perché i primi di settembre ci ritroveremo con i Consigli di Classe quasi dimezzati, perché le nomine tardano ad arrivare, e i presidi presto costretti ad assegnarle fuori graduatorie. Così, l’assurdo sarà compiuto: pur di non assumere i precari dalle graduatorie d’istituto, riaprire le GaE e dare la possibilità agli idonei dei concorsi di spostarsi di regione, si è preferito mettere in crisi tutto il sistema scolastico italiano.
Il decreto scuola è stato approvato con l’insolita modalità del “salvo intese”: questo significa che i partiti di Governo, che hanno posizioni contrapposte, da qui al 28 agosto, prima della pubblicazione del provvedimento in soccorso dei precari, dovranno trovare un accordo. Lo hanno detto i componenti delle commissioni parlamentari Cultura del Movimento 5 Stelle – che in una nota hanno affermato che il ministro Marco Bussetti, assieme al vicepremier Luigi Di Maio e al sottosegretario Salvatore Giuliano, si era impegnato relativamente al testo presentato ieri in CdM su PAS e concorso riservato per docenti con 3 anni di servizio ad una sua modifica che individuasse ” percorsi selettivi in entrata in grado riconvertire l’assunzione di docenti dopo adeguata selezione e formazione”; lo ha fatto capire il senatore leghista Mario Pittoni, responsabile della politica scolastica del Carroccio, che ha parlato di periodo utile, sino alla fine del mese, “d’intesa con l’alleato, per migliorie che intervengano su più criticità, in sintonia col punto 22 del contratto di governo, il quale prevede una “fase transitoria” per il superamento del precariato ‘cronico’”.
LE DICHIARAZIONI DI CIRCOSTANZA
Sono di queste ultime ore le dichiarazioni del titolare del Miur che smentiscono qualsiasi promessa di apertura al M5S per inserire nel testo del decreto una selezione in ingresso ai PAS e una assunzione dei “docenti dopo adeguata selezione e formazione”. Fonti Miur hanno informato la stampa che non c’è stato alcun impegno da parte del Ministro relativamente alle modifiche indicate nel comunicato del Movimento divulgato nel pomeriggio. Perché, al contrario, sia nelle riunioni preparatorie svoltesi a Palazzo Chigi sia durante il CdM del 6 agosto, il ministro dell’Istruzione ha sempre evidenziato che il testo del decreto legge non può subire modifiche di sorta poiché è stato condiviso con tutte le organizzazioni sindacali rappresentative del comparto Scuola e contiene soluzioni efficaci ed equilibrate per sanare la piaga del precariato, retaggio dei governi precedenti.
IL M5S NON TRANSIGE: VIA BUSSETTI
Accordi di facciata a parte, le distanze tra i due partiti di Governo sono sempre maggiori: la senatrice Bianca Laura Granato ha pubblicato un post su FB dai toni abbastanza duri contro il Ministro Bussetti, che la stessa accusa di non portare rispetto al M5S: “Non condividiamo – ha scritto - la linea d’azione del ministro BUSSETTI e NON siamo soddisfatti di impegni assunti SENZA L’ACCORDO del Movimento 5 stelle, il gruppo parlamentare più numeroso che sorregge questa maggioranza!”. Poi, parlando alla stampa specializzata, è stata ancora più esplicita: “se il decreto non viene cambiato, non potrà essere approvato”. E punta il dito contro il ministro dell’Istruzione in carica: “a meno di non assistere a un cambiamento radicale di condotta da parte del ministro, al punto in cui siamo, sarebbe molto opportuno per non dire indispensabile un cambio della guardia che consenta di reimpostare dei rapporti orientati al buon andamento del dicastero”.
ANIEF: IRRESPONSABILI
Anief ritiene che assistere a questo disdicevole “teatrino” politico sta diventando insopportabile. Se pensiamo ai tanti buoni propositi che il Governo del Cambiamento aveva riservato alla scuola, ci si rende conto di quanto la politica sia sempre più basata sulle promesse e poco sui fatti.
“Arrivare al muro contro muro, mentre la scuola va allo scatafascio, è un comportamento da irresponsabili, dietro alla diatriba tra M5S e Lega ci si accorge ci sono una marea di problemi irrisolti, che con l’avvio delle lezioni si ripresenteranno ancora in modo più cogente – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che toccano il reclutamento che ad oggi aumenta la supplentite e umilia i precari storici, bloccato da logiche anacronistiche e sempre distanti dalle posizioni di Bruxelles orientate da tempo all’assunzione automatica di chi svolge lo stesso lavoro per più di tre anni, tanto da indurre la Commissione europea a minacciare l’avvio di una procedura di infrazione per abuso di precariato”.
“Tra i nodi da sciogliere – continua Pacifico – c’è anche il gap salariale rispetto agli altri Paesi, con 8 punti di ritardo stipendiale rispetto all’inflazione, accumulati tra il 2007 e il 2015, l’illegittima differenza di trattamento tra lavoratori precari e di ruolo, la mancata attenzione per il personale Ata e per altre categorie, solo per fare qualche esempio. Con la prospettiva, nel futuro prossimo, di attuare anche dei tagli ai finanziamenti pubblici del settore Istruzione, pur di dimostrare all’UE che i conti sono a posto. Andando avanti di questo passo, mantenendo in vita queste ingiustizie, è ovvio che non si farà altro che aumentare il disagio ed anche il contenzioso”.
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