Il progetto di regionalizzazione della scuola non è definitivamente naufragato con la caduta del Governo composto da M5S e Lega, durante il quale Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno chiesto con forza la sua approvazione: la conferma arriva da quanto sta accadendo in vista delle prossime elezioni amministrative dell’Emilia Romagna, le quali, secondo Orizzonte Scuola, si giocheranno proprio sul terreno dell’autonomia differenziata per la scuola.
La petizione dei sindacati e la posizione dei Governatori
Il tema rimane caldo dopo gli interventi del ministro Boccia e la presentazione di un nuovo testo che è stato bocciato a priori dai Governatori della Lega. Ad esempio, Attilio Fontana “si dice pronto ad una legge regionale per garantire la continuità didattica dei docenti sul territorio”, mentre dal Corriere.it si apprende il lancio di una petizione su change.org nelle scuole da parte dei sindacati riguardante tutto il personale scolastico. Già da mesi sono in corso di organizzazione assemblee e riunioni per informare il personale sugli effetti nelle scuole della autonomia differenziata. I sindacati mettono l’accento sul fatto che in molti casi non si conoscono fino in fondo tutti gli aspetti della regionalizzazione e ribadiscono il principio che la scuola debba rimanere un punto di unità nazionale. Proprio per approfondire taluni aspetti, il mese scorso, anche l’Anief ha promosso un convegno a Verona, alla presenza dell’assessore regionale Donazzan, della responsabile scuola del PD, Sgamabato del presidente nazionale Pacifico, con ispettori dell’USR.
Le sentenze della Consulta
Anief rammenta come la sentenza n. 76/2013 della Consulta abbia ricordato il rispetto necessario del secondo comma dell’articolo 117 della Costituzione, quando una Regione ha chiesto più autonomia sulla scuola. Inoltre, altre due sentenze ribadiscono come il personale Ata e dirigente debba fare capo allo Stato (nn. 147/2012, 37/2005). Anche laddove il personale è da anni transitato nella Provincia autonoma di Trento, tra l’atro territorio a statuto speciale, la sentenza n. 242/2011, della stessa Corte Costituzionale ha posto dei paletti stringenti su ricorso promosso proprio dall'Anief in merito alla valutazione di punteggi nel reclutamento del proprio personale docente, diversi da quelli concordati con lo Stato a livello nazionale.
Il commento del presidente Anief
“Gli ultimi dati Invalsi, pubblicati ad inizio estate – dice il sindacalista Anief, Marcello Pacifico – ci dicono che occorre procedere esattamente al contrario: assegnando organici alle scuole in base al bisogno del territorio (meno alunni per classe specie nelle aree svantaggiate, ad alto flusso migratorio e di dispersione scolastica, nelle zone a rischio), risorse aggiuntive per premiare quel personale che agisce in un contesto oggettivamente più difficile, estendendo il doppio canale a graduatorie di istituto provinciali”.
“Anche permettere l’introduzione di nuovi profili superiori per il personale Ata, permettendo così pure una forma di carriera fino ad oggi boicottata sul nascere. La valorizzazione del personale è legata a un problema di stipendi, congelati a livello nazionale, e non certo ai contributi che lo Stato invia ad ogni regione per sostenere le scuole e la loro autonomia già esistente”, afferma Pacifico.
Secondo in presidente Anief, “invece di creare scuole di serie A e B, a seconda di dove sono collocate, bisogna dare sostegno alle Regioni in ritardo, al fine di fare loro recuperare quel ritardo strutturale esistente, lottare contro la dispersione e l'abbandono dei banchi. Il ruolo dello Stato come garante del diritto all'istruzione, su tutto il territorio nazionale, con il reclutamento del personale docente, dirigente e Ata regolato da norme nazionali, non può essere abdicato”.
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