Disco rosso per la procedura riservata ai supplenti storici richiesto da Anief in audizione, sarà ricorso in tribunale: in base al decreto salva precari approvato in Senato, appena 2 mila precari su 10 mila potranno essere assunti di ruolo. Eppure i posti vacanti per assumerli ci sono tutti.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, esprime tutto il suo disappunto per il mancato avvio di un concorso straordinario finalizzato all’immissione in ruolo di tanti insegnanti che a questo punto potrebbero ritrovarsi ad andare in pensione da precari: il sindacalista spiega che “la loro stabilizzazione, oltre che meritata, dopo anni e anni di supplenze, avrebbe rappresentato anche una risposta alle indicazioni che l’Unione Europea ha inviato da tempo a tutti i suoi Paesi membri per non incorrere nell’abuso contratti a termine, sfruttando anche per decenni dei lavoratori senza curarsi del loro futuro professionale e personale. Ovviamente, noi a questo gioco non ci stiamo e siamo pronti a rispondere in tribunale delle scelte errate fatte dal Governo e anche del Parlamento”.
Il 2020 sarà l’anno del ritorno del concorso per docenti di religione cattolica per tutti gli ordini e gradi scolastici: lo prevede il decreto salva precari, approvato in Senato nella stessa versione uscita dalla Camera ad inizio mese. L’avvio del concorso, atteso da oltre tre lustri, è tuttavia solo apparentemente una buona notizia, perché andrà a stabilizzare appena un docente precario su cinque: a fronte di oltre 10 mila cattedre che ogni anno vengono assegnate a supplenza, nella relazione tecnica del MEF che accompagna il decreto è scritto “che i posti da mettere a bando saranno circa 5.600, meno dei 6.052 già vacanti e disponibili nella quota della dotazione organica (70%) utile per le immissioni in ruolo. La differenza è dovuta al calo demografico, che avrà un effetto sul calo del numero di classi e dunque sul fabbisogno di docenti di religione cattolica”.
Pertanto, i precari storici che al massimo potranno essere stabilizzati attraverso tale procedura concorsuale saranno poco più di 2 mila. Questo perché l’articolo 1-bis del decreto prevede che il ministro dell’istruzione avvii “un concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica che si prevede siano vacanti e disponibili negli anni scolastici dal 2020/2021 al 2022/2023”, con “una quota non superiore al 50 per cento dei posti (…) riservata al personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione”. Intanto, si procederà con “le immissioni in ruolo mediante scorrimento delle graduatorie generali di merito” del concorso riservato, per esami e titoli, del “febbraio 2004”.
Non si attuerà, dunque, quella procedura straordinaria che Anief continua a reputare indispensabile per immettere in ruolo i precari storici che svolgono supplenze di religione cattolica anche da oltre 15 anni. Il concorso ordinario, seppure riservando la metà dei posti a chi ha svolto almeno tre anni di supplenze sulla materia sulla materia, lascerà nello stato di precarietà la stragrande maggioranza degli attuali docenti non di ruolo. Negli emendamenti Anief al decreto salva precari, consegnati ai parlamentari delle Commissioni Cultura e Lavoro durante l’audizione prima tenuta alla Camera e poi ribadita al Senato, il giovane sindacato aveva espressamente chiesto di riservare “il 50%” dei posti vacanti, che oggi sono più di 10 mila, “a un concorso straordinario”.
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