Degli oltre 50 mila posti di personale Ata tagliati negli ultimi 10 anni oltre la metà sono collaboratori scolastici: in media ne sono stati cancellati 3-4 per ogni scuola autonoma. E gli istituti ne stanno sempre più risentendo, soprattutto in questi giorni, perché con il nuovo anno a molti precari ex Lsu non è stato rinnovato il contratto, in vista della loro stabilizzazione prevista dalla legge di bilancio, con effetto a partire dal prossimo mese di marzo. Intanto, però, i servizi di sorveglianza, assistenza e pulizia latitano. E comunque anche con l’assunzione di 12.000 ex lavoratori socialmente utili, il problema non sarà risolto, visto che rimarranno scoperti ancora altri 25.000 posti.
“Siamo costretti a chiedere ai bidelli turni di nove anziché di sei ore, e soprattutto non riuscendo a coprire tutto, dobbiamo tralasciare un po' la pulizia e lasciare addirittura un piano scoperto. Sei persone sembrano poche, ma quando si hanno 12 plessi”, dice Carla Romano, preside dell’istituto ‘Rita Levi Montalcini’ di Salerno. E purtroppo la situazione sembra non essere isolata
Negli istituti mancano i collaboratori scolastici: nell’ultimo decennio, del resto, è proprio sul personale Ata che si è abbattuta maggiormente l’ascia dei tagli. Solo con lo sciagurato dimensionamento Tremonti-Gelmini del 2008, attraverso il quale furono sottratti alla scuola 8 miliardi di euro, vennero cancellati 44.500 Ata. E di questi più della metà erano proprio collaboratori scolastici. Con i governi successivi il numero di tagli si è ridotto, anche se comunque si è agito legislativamente per cancellare quasi altri 10.000 Ata, con inevitabile danno ai servizi di sorveglianza, assistenza e pulizia dei locali scolastici.
Come se non bastasse, al personale amministrativo, tecnico e ausiliario per lungo tempo sono state negate le immissioni in ruolo. Anche con l’occasione del piano straordinario della riforma Renzi-Giannini, non si è andati oltre il turn-over; soprattutto non è stato approntato nessun piano di incremento a seguito del cosiddetto potenziamento degli istituti. Una mancanza che i tre governi a seguire non hanno colmato. Le stesse ultime immissioni in ruolo, prodotti la scorsa estate, si sono fermate ad appena 7.759 posti (di cui 4.574 collaboratori scolastici), a fronte di un numero di vacanze, considerando anche quelle furbescamente collocate in organico di fatto, che sfiora le 40.000 unità.
A rendere ancora più indigesta l’operazione del mancato turn over degli ultimi anni è poi l’ingiustificata introduzione dei profili professionali dell'Area C (rispettivamente per gli Assistenti Amministrativi e per gli Assistenti Tecnici) e uno dell'Area As (Servizi Scolastici), i quali ad oggi non sono mai stati attivati né previsti negli organici dal Ministero dell'Istruzione, contraddicendo quanto previsto dal contratto nazionale di categoria.
IL CASO DELLA ‘RITA LEVI MONTALCINI’ DI SALERNO
È questo l’ambito da cui occorre partire per andare a comprendere le troppe insufficienze di personale presenti in tantissimi istituti scolastici. Come è accaduto nell’istituto ‘Rita Levi Montalcini’ di Salerno: frequentato da 1.200 alunni, composto da 12 plessi, si ritrova con sei bidelli in meno: “significano un intero piano senza sorveglianza, turni di nove ore e pulizia sommaria dei locali”, denuncia al Corriere della Sera la dirigente Carla Romano della “maxi scuola che raccoglie bambini dai 3 ai 13 anni e che rischia di rimanere almeno fino a marzo senza il numero adeguato di Ata, ovvero di collaboratori scolastici, necessari alle sue esigenze”.
“Tra i bidelli, infatti, il 25% è coperto da ex lavoratori socialmente utili che, con contratti a tempo determinato, venivano assunti da ditte del territorio. Ora che la gestione del servizio di pulizia e vigilanza sta cambiando – con il decreto scuola si torna al personale interno, abbandonando gli appalti esterni che spesso non erano adeguati alle necessità – c’è una piccola rivoluzione in atto. Ma non in tutti i casi funziona tutto a dovere. Nel nostro caso, solo a marzo avremo la gestione tutta interna”, dice ancora la preside. Secondo Marco Uliano, preside di Napoli, diverse scuole campane si trovano nella stessa condizione: “abbiamo tanti plessi in difficoltà e non sappiamo a chi rivolgerci: da quando sono riprese le lezioni, dopo le vacanze estive, la situazione sta degenerando e nessuno ci dà ascolto”.
A MARZO TUTTO RISOLTO? NO
Il Miur, a questo punto, pensa di risolvere tutto a marzo, quando cominceranno a prendere servizio i 12 mila ex Lavoratori socialmente utili con almeno 10 anni di servizio, che entro lo scorso 8 gennaio hanno presentato domanda per partecipare al concorso Ata appalti pulizia. Peccato che il vuoto di posti sia molto più grande e lo stesso ministero dell’Istruzione non abbia considerato, nemmeno in quest’occasione, che ci sono almeno altri 25.000 posti che potevano essere coperti con personale precario che ha svolto supplenze per lo Stato. E peccato anche che vi siano molti ex Lavoratori socialmente utili, sempre con almeno 10 anni di servizio, lasciati fuori da quel concorso pur avendo i requisiti per parteciparvi. In entrambi i casi, Anief ha presentato ricorso per le esclusioni immotivate dal processo di stabilizzazione.
“Al Tribunale – Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - il nostro giovane sindacato intende spiegare che gli esclusi sono stati vessati senza una motivazione valida, sia perché era il loro diritto partecipare al concorso e al processo di stabilizzazione sia perché i posti da coprire ci sono e soprattutto continuando ad essere privi di personale lasciano ancora le scuole in uno stato di difficoltà perenne, sia sul fronte della sorveglianza, sia per quanto riguarda la pulizia dei locali”.
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