Quello che l’Anief temeva, con il nuovo anno scolastico prenderà la conformazione di triste realtà: vi saranno così tanti posti vuoti da insegnanti che gli uffici scolastici avranno seri problemi a reperire i supplenti. Soprattutto da Firenze in su. Delle 85 mila cattedre vuote che i dirigenti scolastici dovranno coprire, la maggior parte sono collocate al Nord. Da un’analisi di Tuttoscuola risulta infatti che mancheranno all’appello “più di 50mila docenti (circa il 60% dei posti vacanti) in ben 6 regioni del Settentrione: Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia”. E per come si stanno profilando le nuove graduatorie provinciali per le supplenze, che cambiano le carte in tavole e le valutazioni dei titoli di studio, c’è poco da mettersi le mani nei capelli.
“Ritrovarci a breve con quasi un insegnante precario ogni tre in organico – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – rappresenta il fallimento della politica del reclutamento italiano dei docenti. Una resa delle armi che ha origini lontane, non certo nell’attuale Governo. Avere eluso sistematicamente le indicazioni provenienti da 20 anni dalla Commissione europea, a partire dalla Direttiva n. 70 del 1999 sulla prevenzione dell’abuso di precariato, ha prodotto un quadro che parla da solo: a settembre, se si considerano i 30 mila nuovi pensionamenti e le decine di migliaia di immissioni in ruolo che andranno deserte per via delle GaE e graduatorie di merito prive di candidati, la scuola italiana si ritroverà con un insegnante precario ogni tre in organico. Noi abbiamo detto cosa fare: se Governo e Ministero continuano a non darci retta, vivremo un autunno di disagi e di mancato diritto allo studio, oltre che un contenzioso, senza precedenti”.
Settembre è da anni il mese più complicato per la scuola italiana. Quello del 2020 rischia di diventare una “Caporetto”. Il rientro sui banchi di oltre otto milioni di alunni si prefigura, infatti, davvero complicato: ai problemi sulla sicurezza per prevenire il ritorno del contagio del coronavirus, con il Comitato tecnico scientifico che invia indicazioni contraddittorie sul distanziamento da tenere in aula e la presenza o meno delle “vie di fuga”, si aggiunge l’annoso problema della mancanza di docenti titolari: quest’anno si toccherà il record, con 85 mila cattedre vacanti, a cui vanno aggiunte le oltre 50 mila in deroga di sostegno ai disabili, “ingabbiate” per legge, e tra le 50 mila e le 100 mila collocate in organico di fatto ma anch’esse in parte a tutti gli effetti vacanti.
LE CARENZE MAGGIORI DI DOCENTI
“La situazione più critica – scrive la rivista specializzata Tuttoscuola - riguarda il sostegno, dove quasi il 70% dei posti al Nord Italia è vacante. In generale un quarto dei posti rimasti vacanti è di sostegno, a conferma della particolarità del settore che, oltre ad essere caratterizzato da oltre il 40% di posti di sostegno in deroga che vanno ad aggiungersi ai 100 mila posti stabili per un totale complessivo che supera le 170 mila unità, soffre della cronica mancanza di docenti specializzati. Questo senza contare che per molti insegnanti il sostegno è anche la scorciatoia per arrivare su posto comune e possibilmente nella sede di residenza”.
Ma non è solo il sostegno agli alunni disabili a preoccupare. “Tra le classi di concorso più in difficoltà ci sono poi matematica, italiano, lingue straniere: a Brescia e provincia, ad esempio, lo scorso settembre, hanno iniziato a fare capolinea in cattedra giovani appena usciti dall’università; mentre a Bologna, nei tecnici e professionali, è ormai un po’, che risultano introvabili gli ingegneri elettronici e meccanici, come pure gli informatici”.
È bene ricordare che solo una parte degli “85 mila posti rimasti vacanti dopo i trasferimenti a settembre potranno essere coperti da nuovi titolari al massimo per metà con le GAE, con possibile recupero delle chiamate veloci”. Come vale la pena rimarcare che se ci ritroviamo in questa situazione è proprio perché l’amministrazione continua a limitare il reclutamento ai concorsi-lumaca regolati da bandi malfatti e discriminanti, eludendo invece le stabilizzazioni, previste per legge.
LE RISPOSTE DELL’ANIEF
Per dare una risposta immediata e concreta al problema, l’Anief ha da tempo chiesto di non fermarsi al mero turn over, ma di procedere alla progressiva stabilizzazione di chi ha svolto 24-36 mesi di servizio su tutti i posti vacanti e disponibili, compresi quelli furbescamente collocati dall’amministrazione in organico di fatto per risparmiare sugli stipendi di luglio e agosto, così da evitare esborsi per le ricostruzioni di carriera e per l’adeguamento stipendiale (salvo l’intervento dei giudici). Sapere, poi, che i 32 mila vincitori del concorso straordinario della scuola secondaria entreranno in ruolo con effetto giuridico 1° settembre 2020 non servirà di fatto a molto, perché di fatto la loro assunzione si concretizzerà solo a fine estate 2021. Per non parlare di quello ordinario o del concorso ordinario per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, ancora ai nastri di partenza. E quello dei docenti di religione cattolica, sul quale si deve ancora definire l’accordo con la Cei.
Anief, pertanto, ribadisce la richiesta di procedere alla “call veloce” allargata alle graduatorie d’Istituto, così da evitare il fenomeno delle convocazioni in ruolo andate perse, con ulteriore aggravio sulle supplenze annuali. Ma anche di procedere, sollecitando il Mef, all’attivazione di un contingente di 200 mila immissioni in ruolo straordinario, composto da 160 mila docenti derivanti dalla riduzione del numero di alunni per classe e dalla creazione di nuovi spazi, oltre che da 40 mila unità di personale Ata.
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