È ancora una volta deludente il meccanismo utilizzato per determinare il superamento della prova preselettiva (prove svolte dal 22 settembre al 1° ottobre, preludio per l’accesso alle prove scritte) per l’accesso al nuovo corso di specializzazione per le attività didattiche di sostegno, il TFA sostegno V ciclo anno accademico 2019/20, in quanto a determinare l’accesso è il risultato del più bravo. Se il più bravo totalizza 30 punti su 30, quello è il metro di partenza. Se il più bravo totalizza 28, la scala scende. A denunciarlo è la stampa specializzata, che ricorda anche che sono stati esonerati dalla prova preselettiva (per cui accedono direttamente alla prova scritta) i soggetti che nei dieci anni scolastici precedenti abbiano svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, valutabili come tali ai sensi dell’articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124, sullo specifico posto di sostegno del grado cui si riferisce la procedura. Subito ammessi alla prova scritta anche “i candidati con disabilità affetti da invalidità pari o superiore all’80% di cui alla legge 104/1992 art. 20”.
A pochi giorni di svolgimento della prova, questi risultati vengono “mal digeriti” da alcuni candidati. A fronte infatti del risultato dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, in cui per la primaria l’ultimo dei candidati ammessi ha un punteggio di 11.5 punti, si attesta l’UNint dove per la scuola secondaria occorre aver conseguito un risultato di almeno 28,5 per rientrare nel numero degli ammessi. Per quanto riguarda poi l’università degli studi di Trieste, il punteggio più alto, per la secondaria di secondo grado, è 26.
Anief ha sempre contestato il modo di selezionare i candidati alla specializzazione sul sostegno agli alunni disabili: le procedure previste dal V ciclo specializzante risultano, infatti, portatrici di un sensibile e inevitabile squilibrio nell’assegnazione dei posti. La modalità, davvero discutibile, rischia di lasciare fuori tanti aspiranti prof di sostegno validi e di fare diventare tali degli aspiranti molto meno competenti. Secondo il presidente Anief, Marcello Pacifico, “non si comprende davvero perché gli atenei hanno organizzato i corsi specializzanti senza tenere conto del reale fabbisogno numerico dei docenti di sostegno. Proprio mentre la “popolazione” di allievi con disabilità certificata è in perenne aumento: se nel 1997 alle superiori c’era ad esempio un alunno disabile ogni 180, nel 2019 si è passati in media ad un alunno disabile ogni 35 compagni. E noi continuano ad avere il 40%, dei posti collocati in deroga fino al 30 giugno. E che dire della mancata adozione del Pei, che nega ore settimanali previste dall’équipe psico-pedagogica, costringendo sempre più famiglie a chiedere l’intervento del giudice? A questo proposito, l’Anief ha confermato l’iniziativa ‘Non un’ora di meno’, che negli ultimi anni ha portato intere cattedre assegnate agli alunni dopo che erano state negate”.
Possibile ancora ricorrere con Anief.
L’accesso ai corsi di sostegno non è legato alle competenze degli aspiranti corsisti, ma al fato. Per superare il test preliminare – spiega la rivista Orizzonte Scuola - non c’è un punteggio minimo e, come prevede il DM 92/2019, è ammesso alla prova scritta un numero di candidati pari al doppio dei posti disponibili nella singola sede per gli accessi (nei singoli Atenei). Sono inoltre ammessi alla prova scritta coloro che conseguono lo stesso punteggio dell’ultimo degli ammessi. Il risultato della preselettiva non farà media con la prova scritta e orale, ma è determinante solo ai fini dell’accesso. Il test preliminare è costituito da 60 quesiti: la risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale 0 (zero) punti.
A pochi giorni di svolgimento della prova (in alcune sono già in corso le prove scritte), questi risultati vengono “mal digeriti” da alcuni candidati. A fronte infatti del risultato dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, in cui per la primaria l’ultimo dei candidati ammessi ha un punteggio di 11.5 punti, si attesta l’UNint dove per la scuola secondaria occorre aver conseguito un risultato di almeno 28,5 per rientrare nel numero degli ammessi. Per quanto riguarda poi l’università degli studi di Trieste, il punteggio più alto, per la secondaria di secondo grado, è 26.
Questi numeri confermano che il V ciclo specializzante su sostegno ha determinato un forte squilibrio nell’assegnazione dei posti, e che gli stessi TFA sul sostegno continuano ad essere organizzati non tenendo conto del reale fabbisogno dei docenti da specializzare, ma secondo le mere disponibilità delle Istituzioni Universitarie. Basti pensare che negli ultimi mesi hanno conseguito la specializzazione IV ciclo sul sostegno ben 14.224 docenti e i posti messi a disposizione dalle Università erano estremamente insufficienti a far rientrare tutti gli aspiranti, ad esempio per le scuole secondarie di secondo grado, all’Università Bicocca di Milano, si sono presentati 1.892 candidati per 60 posti mentre presso l’ateneo Suor Orsola Benincasa di Napoli, i candidati sono stati 7.600 per 270 posti” a disposizione.
Come se non bastasse, i corsi per diventare docenti di sostegno rasentano ormai l’assurdo. Vi sono alcune regioni dove la scarsità di aspiranti è particolarmente sentita. Altre dove vi è invece abbondanza di aspiranti e mancanza di posti nel bando (anche in presenza di cattedre scoperte): “se ad esempio in Lombardia, per la scuola media, ci sono 361 domande per 1.680 posti, in Sicilia per la scuola superiore ci sono 128 domande per 9 posti. La mancanza di aspiranti per queste cattedre è cronica, da anni ormai, purtroppo di procede per deroghe, permettendo il ruolo a professori non specializzati”, spiega Orizzonte Scuola.
“Ricordiamo – continua la rivista - che il requisito per l’accesso al concorso straordinario per il ruolo su posto di sostegno è stato a lungo dibattuto: il Ministero infatti ha escluso i docenti con tre anni di servizio prestati esclusivamente su posti di sostegno, richiedendo invece comunque l’anno specifico su materia. E questo ha ristretto il campo dei possibili destinatari della norma”. La decisione è stata impugnata dall’Anief, poiché è chiaro chi si tratta di un paletto alzato in modo del tutto ingiustificato, ancora di più alla luce dalla scarsità di domande in alcune province.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, è inverosimile quello che sta accadendo: “Premesso che i posti messi a concorso sono pari ad appena un quarto delle cattedre vacanti e che anche quest’anno due alunni disabili su tre si ritroveranno assegnato un docente nuovo - dice il sindacalista autonomo – resta da comprendere come mai si continui a decidere il numero di posti dei corsisti solo sulla base delle disponibilità degli atenei e non in base alle esigenze precipue locali. Perché, ad esempio, si mette nelle condizioni un ateneo di organizzare una selezione di accesso ai corsi, ben sapendo, come è accaduto pure quest’anno, che l’interesse è residuo. E perché non si aumentano i posti da mettere a bando, laddove è palese l’alto interesse da parte dei docenti abilitati interessati a specializzarsi nel sostegno agli alunni disabili?”.
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