Il decreto Milleproroghe è giunto in Aula alla Camera, dopo la sospensione dei lavori per la crisi di Governo: “abbiamo vissuto – dice a Italia Stampa Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - una situazione politica che ha portato la maggior parte degli emendamenti a essere dichiarati inammissibili, anche perché non c’era la tempistica per analizzarli. Tra le richieste di modifica saltate purtroppo ve ne erano due particolarmente importanti per la scuola: la prima riguardava la mobilità professionale di migliaia di docenti che si sono trasferiti” da casa loro “in parti lontane del paese e che vivono questo distanziamento dalle loro famiglie in modo ancora più duro a causa del Covid-19 e trovano ancora più irragionevole questa situazione perché ci sono oltre 200mila posti vacanti”. L’altra questione da risolvere è quella dei docenti e Ata cosiddetti Covid assunti su organico aggiuntivo, ai quali deve essere sottoscritto un contratto fino al 30 giugno e con stipendi non più decurtati
I diritti dei docenti di ruolo e precari continuano a non essere contemplati. “Se il testo del decreto Milleproroghe sarà confermato Anief – dice il suo presidente nazionale - è pronta a ricorrere al Tribunale del Lavoro, prima di tutto per estendere la quota sui trasferimenti dal 25% al 100%. E poi, in secondo luogo, per fare dichiarare incostituzionale la norma che obbliga i neo assunti in ruolo a stare fermi 5 anni prima di chiedere il trasferimento, dopo anni e anni di precariato”.
“Ma c’è anche un altro emendamento che purtroppo non è stato portato avanti: quello che avrebbe posticipate” la fine del rapporto di lavoro dei 70 mila “docenti e Ata assunti su organico Covid almeno fino al 30 giugno, quindi in coincidenza con il termine delle attività didattiche. Questo significa che” anche loro saranno costretti a ricorre in Tribunale per vedersi riconosciute quella retribuzione professionale docenti e quel contributo individuale accessorio già negato ai supplenti brevi, nonostante la Cassazione glielo abbia riconosciuto.
Ascolta l’intervista di Italia Stampa al professore Marcello Pacifico.
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