La stima è del sindacato Anief: si tratta di un numero elevato di studenti che in modo coatto andrebbero a svolgere didattica a distanza perdendo una decina di giorni di scuola in presenza, qualora dovessero presentarsi casi di contagi da Covid19 in classe. Il numero deriva dalle nuove disposizioni che stanno per essere ufficializzate dai Ministeri della Salute e dell’Istruzione, in accordo con l’Iss: una volta accertato un caso di positività, i tamponi dovranno essere fatti a tutti gli alunni della classe e qualora dovesse risultare anche positivo un altro compagno tutti i non vaccinati che sono entrati in contatto con il primo contagiato andrebbero a fare didattica a distanza, mentre continuerebbero a fare lezione in classe solo i vaccinati.
Amaro è il commento di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Non possiamo che denunciare questa palese violazione, non solo del diritto allo studio, ma dei principi basilari della nostra Costituzione: il principio di uguaglianza, la parità di trattamento fra i cittadini. La scuola dovrebbe essere la palestra, se non il tempio, della democrazia, e il luogo dove noi insegniamo queste regole democratiche”, ha detto il sindacalista all’agenzia Teleborsa.
Le nuove quarantene nella scuola rischiano di creare ulteriori discriminazioni. Stavolta tra gli studenti. "Se si deve fare didattica in presenza – ha dichiarato Marcello Pacifico – il Governo deve cercare di farla in sicurezza, che non significa estendere l'obbligo del Green Pass agli studenti". Invece, ha detto ancora, in Italia si sta cercando di "estendere surrettiziamente questo obbligo anche agli studenti, oltre che al personale scolastico, impedendo agli studenti non vaccinati di frequentare le lezioni in presenza per evitare la quarantena".
Secondo il leader del sindacato autonomo e rappresentativo tutto "questo è sbagliato e diseducativo: noi continueremo a fare questa battaglia di principio sulla libertà vaccinale e soprattutto sulla necessità che lo Stato acconsenta ad avere aule più grandi, organici rivisti e meno alunni per classe, che permettano con i dispositivi di sicurezza e con le regole del distanziamento sociale di fare lezione in presenza in sicurezza".
A questo proposito, Anief nei giorni scorsi ha detto che gli studenti sono tutti uguali e non si possono dividere in categorie sulla base della vaccinazione fatta o meno. Ancora di più perché vi sono casi, anche a quella età, in cui gli stessi medici di base hanno dei dubbi sulla pertinenza della somministrazione del vaccino anti Covid19, considerano che l’organismo è in pieno sviluppo e tutto ciò che ne consegue. Anief ritiene che in questo modo si continui a portare avanti una politica vessatoria verso chi per mille motivi non può o non vuole vaccinarsi: attuarla anche contro gli studenti è altrettanto grave che portarla avanti contro i docenti e Ata.
Guarda tutta la video-intervista rilasciata a Teleborsa dal presidente nazionale Anief: clicca qui.
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