Per superare la legge Fornero con “Opzione Tutti”, l’uscita anticipata dal lavoro che il Governo propone ai sindacati consapevole che fa comodo solo ai conti dello Stato: applicando il sistema di calcolo interamente contributivo, chi governa il Paese vorrebbe arrivare a tagliare, a coloro che chiedono di lasciare l’occupazione qualche anno prima, magari anche con quattro decenni di contributi versati, anche più di un terzo l’assegno di quiescenza. Che corrispondono ai 600 euro in meno di Opzione Donna. La proposta dell’Esecutivo che fa capo al professore Mario Draghi verrà rilanciata oggi ai sindacati: viene considerata infatti dal Governo come un buona forma di “flessibilità in uscita sostenibile per i conti pubblici”.
“Sulle pensioni è il caso di dire che la toppa che il Governo vuole mettere è forse peggiore del buco creato dalla riforma Monti-Fornero”, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Pensare di introdurre dei tagli alla pensione fino al 35%, significa volere bruciare una fetta consistente dei contributi regolarmente versati dai lavoratori. Per noi è una ‘polpetta avvelenata’ che rimandiamo subito indietro”. Il sindacalista autonomo, quindi, rilancia la proposta dell’Anief: “Dopo ‘Quota 100’ ci aspettavamo un provvedimento analogo, e parallelamente l’inclusione del personale scolastico tra quelli più a rischio burnout: lo dicono le statistiche sulle patologie, purtroppo anche tumorali, che però il ministero di competenza si guarda bene dal rendere pubbliche. L’Ape Sociale allargato ai maestri della scuola primaria, dopo quelli dell’infanzia, in larga parte donne, è un’ammissione di presa di coscienza. Che rende ancora più grave l’esclusione degli insegnanti della secondaria dall’anticipo pensionistico a 63 anni con 38 anni di contributi e senza riduzioni sostanziali dell’assegno. Ecco perché Anief rilancia ‘Quota 98’ per tutti i dipendenti della scuola e il riscatto gratuito della laurea: in questo modo – conclude Pacifico - si darebbe un’opportunità a ultra 60enni che alla scuola hanno dato tutto, oltre che di svecchiare la categoria”.
La scarsa convenienza dell’operazione è evidente ed è già stata evidenziata dall’Anief, che l’ha definita una “soluzione impraticabile”. Secondo quanto scrive oggi La Repubblica “ricalcolare la pensione tutta col contributivo significa una perdita netta tra il 20 e il 35% dell'assegno, ovvero tra 20 e 130 mila euro di minori incassi dall'uscita agli 82 anni, attuale traguardo della vita media”. Si tratterebbe, nei fatti, di una sorta di Opzione Donna allargato a tutti: “le lavoratrici sono uscite prima, a 58-59 anni, ma con un terzo dell'assegno in meno. La stessa cosa accadrebbe con Opzione Tutti”, scrive ancora il quotidiano.
Ma la beffa sarebbe doppia: perché potrebbero anticipare l’uscita dal lavoro solo coloro che raggiungeranno “una pensione multipla dell'assegno sociale: 1,5 o 2,8 volte, a seconda dei casi”. Agli altri, la maggior parte, non rimarrebbe altra scelta che “trascinare in età molto anziana l'incasso della pensione”: il riferimento è ai tanti che hanno “lavorato in modo discontinuo, con buchi di carriera e salari poveri”, quindi “giovani, donne, precari, partite Iva su tutti”.
Per comprendere fino in fondo la disponibilità del Governo ad andare incontro alle aspettative dei lavoratori, va anche ricordata l’inaccessibilità dei provvedimenti presi fino ad oggi per limitare la fine di “Quota 100”: la stessa Ape sociale è stata allargata a più occupazioni gravose dalla manovra di bilancio in fase di approvazione, solo che “alla fine ne beneficeranno appena 1.700 lavoratori in più (relazione tecnica)”: a beneficiarne stavolta saranno anche i docenti della scuola primaria e non si comprende perché quelli di medie e superiori devono continuare a lasciare la cattedra quasi a 70 anni, come se facessero un altro lavoro. Mentre è ormai scientificamente dimostrato che l’insegnamento, soprattutto se attuato in classi pollaio e condizioni generali avverse, fa insorgere patologie mentali, fisiche e comportamentali.
GLI EMENDAMENTI ANIEF SULL’ANTICIPO PENSIONISTICO
Anief ha chiesto, considerando “il carattere peculiare delle professioni” che si svolgono in tali ambiti, “la previsione di un’agevolazione per l’accesso al trattamento di quiescenza, con requisiti che prevedano l’uscita anticipata dai 61 anni di età anagrafica e 35 anni di contributi”. Inoltre, tale facoltà non dovrebbe comportare il calcolo contributivo dell’assegno pensionistico, alla luce dell’attuale situazione pandemica unita al “diffuso e gravoso stress psicofisico, unito all’attuale pesante gap generazionale tra personale scolastico e discenti”. Per Anief, si legge ancora negli emendamenti, chiede quindi “un’apposita finestra che permetta l’accesso e la decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità secondo le regole previgenti la riforma cosiddetta ‘Fornero’”. Di fatto, il sindacato chiede di “allargare l’attuale finestra di pensione anticipata prevista soltanto per il personale delle forze armate” anche “al personale delle istituzioni scolastiche, a decorrere, dal 1° settembre 2022”, applicando quindi gli stessi “trattamenti pensionistici, in ragione del carattere altamente gravoso della professione”.
Sulla questione irrisolta dell’Interruzione e recupero del Trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici TFR, Anief chiede “di garantire la parità di trattamento con i dipendenti del settore privato”, facendo venire meno la “trattenuta del 2,50 % sull’80% della retribuzione lorda, ovvero del 2% sulla retribuzione complessiva annuale, per il finanziamento del Trattamento di fine rapporto”. Dal 2022, scrive ancora il sindacato, questa trattenuta dovrà essere effettuata in base all’articolo 2120 c.c., “con applicazione dell’aliquota del 6,91 per cento”, cancellando in tal modo “le illegittime decurtazioni del proprio trattamento retributivo ai fini del finanziamento del TFR che deve essere a totale carico del datore di lavoro – amministrazione, come per i lavoratori privati dove la “rivalsa del 2,50% a carico dei dipendenti non è praticata”.
Il giovane sindacato chiede poi di allargare il carattere della gravosità della professione docente a tutti gli ordini di scuola, non fermandosi alla scuola dell’infanzia e primaria, anche perché, si legge nell’emendamento, “i nostri docenti sono i più anziani non solo tra i Paesi sviluppati rispetto all’Europa ma anche a tutto il mondo: ben il 58% dei docenti italiani, tra elementari e superiori, ha più di 50 anni, contro una media OCSE del 34%”.
TUTTI GLI EMENDAMENTI ANIEF ALLA LEGGE DI BILANCIO 2022 SULLE PENSIONI:
ART. 23.
(Disposizioni integrative del trattamento di pensione anticipata)
Quota 96 per il personale dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità
Al comma 1 lettera a) dopo le parole “anno 2022” si inseriscono le seguenti: “per il personale dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità i requisiti sono determinati in 61 anni di anzianità e 35 anni di contributi”.
Motivazione: il carattere peculiare delle professioni dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità rende opportuna la previsione di un’agevolazione per l’accesso al trattamento di quiescenza.
Quota 98 per il personale dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità
Al comma 1 lettera a) dopo le parole “anno 2022” si inseriscono le seguenti: “,per il personale dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità i requisiti sono determinati in 62 anni di anzianità e 36 anni di contributi”.
Motivazione: il carattere peculiare delle professioni dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità rende opportuna la previsione di un’agevolazione per l’accesso al trattamento di quiescenza.
Quota 100 per il personale dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità
Al comma 1 lettera a) dopo le parole “anno 2022” si inseriscono le seguenti: “ad accezione del personale dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità”.
Motivazione: il carattere peculiare delle professioni dei comparti Istruzione, Ricerca e Sanità rende opportuna la previsione di un’agevolazione per l’accesso al trattamento di quiescenza.
Normativa precedente al calcolo contributivo per il personale di Istruzione e Ricerca
Si aggiunge il comma:
Per il personale del comparto istruzione e ricerca, sanità nonché delle relative aree dirigenziali è rispristinata a partire dall’anno 2022, la validità delle disposizioni normative previgenti all’approvazione dell’articolo 24, della legge 22 dicembre 2011, n. 214 e successive modificazioni, ai fini del diritto all’accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità.
Motivazione: la norma riguarda i dipendenti e dirigenti pubblici obbligati a svolgere la loro prestazione lavorativa in presenza al tempo dell’epidemia. Il carattere peculiare della professione dirigenziale rispetto alle altre professioni della Pubblica Amministrazione per il diffuso e gravoso stress psicofisico, unito all’attuale pesante gap generazionale tra personale scolastico e discenti necessita di un’apposita finestra che permetta l’accesso e la decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità secondo le regole previgenti la riforma cosiddetta “Fornero”.
Equiparazione del personale scolastico alle forze armate per trattamento pensionistico Si aggiunge il comma:
Al personale delle istituzioni scolastiche, a decorrere, dal 1° settembre 2022, si applicano per l’accesso ai trattamenti pensionistici, in ragione del carattere altamente gravoso della professione, le norme di cui al personale individuato dal decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 165, in deroga a quanto disposto dal decreto del presidente della repubblica 28 ottobre 2017, n. 157.
Motivazione: lo svolgimento della professione docente ha un carattere gravoso in tutti gli ordini di scuola, ragion per cui risulta indispensabile allargare l’attuale finestra di pensione anticipata prevista soltanto per il personale delle forze armate.
Interruzione e recupero del Trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici TFR Si aggiunge il comma:
Al fine di garantire la parità di trattamento con i dipendenti del settore privato è prevista la cessazione della trattenuta del 2,50 % sull’80% della retribuzione lorda, ovvero del 2% sulla retribuzione complessiva annuale, per il finanziamento del Trattamento di fine rapporto, nel rispetto dell’articolo a 2120 de cc recante la disciplina del trattamento di fine rapporto. Per la restituzione di quanto già versato dai dipendenti pubblici si attinge dal fondo istituito dal comma 199 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre, 2014, n. 190.
Motivazione: Per la parità di trattamento con i dipendenti del settore privato la trattenuta deve essere effettuata secondo le regole di cui al citato articolo 2120 c.c., con applicazione dell’aliquota del 6,91 per cento” invece il personale della PA continua a subire, dal 1 gennaio 2011, illegittime decurtazioni del proprio trattamento retributivo ai fini del finanziamento del TFR che deve essere a totale carico del datore di lavoro – amministrazione, come per i lavoratori privati dove la “rivalsa del 2,50% a carico dei dipendenti non è praticata, perché non prevista in alcun modo”.
ART. 25.
(Modifica della normativa sull’APE sociale)
Estensione carattere gravoso a tutti gli ordini di scuola
Si aggiunge il comma 1-bis:
Al punto H dell’allegato c) della legge 11 dicembre 2016, n. 232, dopo la parola “infanzia” aggiungere le seguenti parole “, primaria e secondaria”.
Motivazione: lo svolgimento della professione docente ha un carattere gravoso in tutti gli ordini di scuola, inoltre dai più recenti dati OCSE si evince che i nostri docenti sono i più anziani non solo tra i Paesi sviluppati rispetto all’Europa ma anche a tutto il mondo: ben il 58% dei docenti italiani, tra elementari e superiori, ha più di 50 anni, contro una
media OCSE del 34%. ragion per cui risulta indispensabile allargare l’attuale finestra di assegno di anticipo pensionistico prevista soltanto per il personale dell’infanzia.
PER APPROFONDIMENTI:
Stipendi da fame, ai docenti delle superiori 250mila euro in meno negli ultimi anni di carriera
Pensioni, dal 2023 via a 62 anni ma con taglio netto dell’assegno: Anief dice no e rilancia