Dalla scorsa primavera l’Anief ha avviato una battaglia per introdurre tre indennità nello stipendio dei docenti: sono compensi effettivi. A dirlo è stato il presidente Anief Marcello Pacifico, nel corso di un webinar formativo sulle ultime dinamiche politico-contrattuali della scuola. “Come sindacato – ha detto il sindacalista – le abbiamo definite le tre lettere ‘I’. La prima è l’indennità di sede, legata all’esercizio di lavoro svolto lontano dalla propria residenza o domicilio; l’indennità di incarico, legata al fatto di essere precario e alla necessità di essere risarcito per l’abuso dei contratti a termine; la terza è l’indennità di rischio biologico, che oggi è sotto gli occhi di tutti, con il Governo che approva norme su norme addirittura discriminando gli alunni non vaccinati e andando a sospendere il personale non vaccinato”.
Il sindacalista autonomo ha ribadito l’inutilità degli obblighi: “Come se tutto questo potesse garantire il lavoro di alcuni negandolo ad altri. Una scuola che divide e separa gli uni dagli altri – ha dichiarato - non ci trova d’accordo: l’indennità di rischio è un riconoscimento equo e per tutti. Il rischio biologico nella scuola è evidente: il personale rischia, non c’è in aula alcun distanziamento, ci si espone. Allora, o il Covid fa potenzialmente ancora male oppure è una realtà endemica, con cui convivere tutti e quindi senza più restrizioni e soprattutto cancellando le sospensioni del personale e le discriminazioni tra alunni vaccinati e no”.
Il presidente dell’Anief ha ricordato che c’è un’indennità introdotta da qualche settimana con la Legge di Bilancio: “è di mille euro l’anno, grazie al comma 770 è stata assegnata a chi lavora nelle piccole isole, dimenticando però il personale Ata e anche quello che lavora nelle comunità montane difficilmente raggiungibili. Come pure i supplenti che lavorano a centinaia di chilometri da casa e dalla loro famiglia, di ruolo e supplenti: ecco perché serve l’indennità di sede disagiata. L’indennità di incarico è quella invece già prevista dalla Cassazione, per chi ha lavorato come supplente oltre 36 mesi. È ora di assegnare al personale anche le altre”, ha concluso Pacifico.
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