Mentre quasi tutti i Paesi europei si sono liberati delle restrizioni anti-Covid, l’Italia continua ad andare controcorrente. Addirittura, l’intenzione sembra quella di volere mantenere il Green Pass ancora per lungo tempo: a chiederlo è stato Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica e consigliere scientifico del ministro della Salute per l'emergenza da coronavirus. Il Governo sembra dargli credito: oggi il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha annunciato su Rai Radio 1 che “l’obbligo del Green pass per gli over 50 rimane fino al 15 giugno”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, non è affatto d’accordo: “Continuare a rendere obbligatorio il ‘certificato verde’ sarebbe una scelta sbagliata – spiega il sindacalista ad Italia Stampa – perché non ci sono più le condizioni per mantenere obblighi e restrizioni. Ce lo dicono i dati anche della curva dei contagi delle terapie intensive, anche per effetto della nuova variante Omicron. Pertanto – conclude Pacifico - ribadiamo la necessità, dal 1° aprile, di uscire dallo Stato di emergenza e di ritornare alla normalità”.
Anief tiene a ricordare che è stato l'unico tra i sindacati rappresentativi del personale scolastico che ha denunciato al Tar l'illegittimità dell'uso della certificazione “verde” per accedere sul luogo di lavoro per difendere i dipendenti non vaccinati del comparto istruzione e ricerca, insieme a Udir per la dirigenza scolastica. Vale infine la pena ricordare, per comprendere la portata discriminatoria della norma approvata, che attualmente è pari a meno dell'1% il personale scolastico sospeso, tra le 7 e le 10 mila unità: molti di loro hanno un ricorso pendente presso il tribunale amministrativo, sempre in attesa che si pronunci la Consulta e la CGUE.
La partita giudiziaria è ancora aperta: il Tar Lombardia che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sul ricorso prodotto da uno psicologo e la sezione V del Tar Lazio che ha disposto il pagamento della metà della retribuzione di alcune guardie penitenziarie annullando la sospensione dal servizio dei militari, anche il Tar del Veneto si è espresso contro l'obbligo vaccinale per accedere al lavoro: il Tribunale regionale ha disposto, infatti, il reintegro dello stipendio al personale (dipendenti di polizia) che rimane sospeso in attesa della Camera di Consiglio, nel rispetto dell'articolo 1 e degli articoli 35 e 36 della Costituzione. La decisione nella regione segue quella del Tribunale di Padova che ha sollevato questione di legittimità comunitaria in Corte di giustizia europea lo scorso dicembre, che si era pronunciato sul ricorso presentato da un’infermiera, mentre il prossimo 16 marzo toccherà al Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia decidere se sollevare una nuova questione di legittimità costituzionale in merito all'articolo 32, a proposito di un tirocinante specializzando medico.
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