L’anno scolastico non è ancora terminato e già è a rischio il prossimo che inizierà a settembre: accade a Cremona, dove diversi istituti della scuola primaria sono stati privati di una fetta importante dei loro docenti. L’ex provveditore agli Studi ha infatti tagliato, senza preavviso e con una interpretazione originale della normativa, ben 30 posti in organico di diritto per dirottarli nella secondaria. Ciò è accaduto nonostante l'autorizzazione dell'Ufficio scolastico regionale della conferma dell'organico dell'anno precedente. Il sindacato Anief, il personale e i dirigenti scolastici sono sul piede di guerra e monta la protesta tra le famiglie: i tagli dei maestri comporteranno infatti la riduzione del tempo scuola.
I FATTI
È stato un ingresso a gamba tesa quello della nuova dirigente responsabile dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona: in poco più di tre mesi dal suo insediamento nella provincia lombarda ha creato disorientamento nelle istituzioni scolastiche del primo ciclo, giustificando inaspettati tagli di cattedre con un progetto di “razionalizzazione” delle risorse. Si tratta, nei fatti, di un vero e proprio colpo di scure al monte ore-scuola tradizionale di diversi istituti cremonesi, poiché si è attuata la a cancellazione dello storico modello di 30 ore di lezione settimanali, non comprensive del tempo mensa, attivo sul territorio da più di 40 anni.
La problematica ha iniziato ad emergere al termine della penultima settimana del mese di aprile del corrente anno scolastico, quando a meno di 24 ore dalla comunicazione formale dei docenti perdenti posto alle istituzioni scolastiche, numerosi insegnanti dei diversi Istituti comprensivi cremonesi si sono ritrovati a compilare in tutta fretta la domanda di trasferimento, senza poter contare sui 5 giorni concessi per la presentazione dell’istanza, così come previso dall’art. 19 c.5 del CCNL sottoscritto in data 27/01/2022.
Dopo un rapido confronto del sindacato Anief con le istituzioni scolastiche, è parso subito evidente che era stata operata una drastica riduzione nell’organico di scuola Primaria provinciale, con un’inattesa e non motivata perdita di posti, non paragonabile all’andamento degli anni precedenti, e non ricollegabile, come in altre province, ad un significativo calo degli iscritti con conseguente incisiva flessione di classi.
“Del tutto inaccettabile – spiega Biagio Caruso, presidente provinciale Anief Cremona - è anche la modalità per nulla trasparente con cui tutto è stato orchestrato, dal momento che il decreto riportante l’organico provinciale relativo al personale docente è stato emanato solo lo scorso 6 maggio, a più di quindici giorni dalla comunicazione dei perdenti posto e solo dopo la sollecitazione del giorno prima da parte del nostro sindacato, in occasione dell’informativa sindacale relativa all’organico di diritto del personale Ata. Durante tale incontro, dal momento che non avevo ricevuto l’invito formale per l’avvenuta informativa sull’organico di diritto del personale docente, accolte le perplessità di molti insegnanti, ho aperto un inciso chiedendo lumi in merito alle scelte operate per la scuola primaria; la dirigente dell’amministrazione ha ammesso i tagli, ma si è detta certa di non agire “contra legem”, precisando di avere avuto autorizzazione dal direttore Regionale. E ha anche dichiarato di aver riposizionato i posti di scuola primaria sull’organico di scuola secondaria di secondo grado”.
Il presidente provinciale Anief ha insistito affinché quantomeno fosse pubblicato l’organico, così che le istituzioni scolastiche, le rappresentanze sindacali, i lavoratori della scuola potessero comprendere meglio la situazione in atto. “È inutile sottolineare – continua Caruso - che l’emanazione di tale decreto sarebbe stata necessaria ben prima, all’atto della scelta obbligata delle scuole da inserire nell’istanza di trasferimento, compiuta dai docenti perdenti posto, già provati dalla fulminea deportazione e anche costretti a una scelta ad occhi bendati”.
L’analisi dell’organico ha poi confermato la linea assunta dall’Ufficio scolastico territoriale, che ha di fatto azzerato le possibilità di esistenza del modello di funzionamento “fino a 30 ore”, previsto e ben difeso da eloquente punteggiatura nel decreto 89/2009, riconosciuto dal ministero dell’Istruzione sul sito ufficiale, riportato nella circolare delle iscrizioni e ben presente su ‘Scuola in Chiaro’, dove gli istituti scolastici sono suddivisi in modo inequivocabile in base ai quattro modelli previsti dalla norma: 24 ore settimanali, 27 ore, fino a 30, 40.
Con questa decisione – commenta ancora il sindacalista Anief - in tutti gli istituti comprensivi del cremonese, funzionanti a 30 ore, si sono in tal modo generati perdenti posto, per un calo totale di 26 posti in scuole con classi invariate e di ulteriori 8 posti che paiono eccessivi rispetto al numero di classi perse e che si evincono dopo un’attenta analisi dei dati. Inoltre, i 34 posti persi dalla scuola Primaria sono stati reindirizzati ad altro grado di istruzione senza che fossero tenuti in alcun conto i Piani dell’offerta formativa condotti nelle scuole, la scelta operata dai genitori all’atto dell’iscrizione, la storia e le esigenze del territorio, senza che i dirigenti scolastici della provincia fossero in alcun modo convocati dall’Ufficio scolastico per chiarimenti in merito”.
Anief chiede pubblicamente se tutto questo è davvero rispettoso della norma. La risposta è ovviamente negativa: secondo il sindacato, questo modo di procedere non tiene infatti conto delle indicazioni della circolare ministeriale 14603 del 12 aprile 2022, con le indicazioni sulla dotazioni organiche del personale docente per il prossimo anno scolastico, nella quale si chiarisce che “ovviamente le risorse di organico devono essere utilizzate prioritariamente per il mantenimento dei modelli orari in atto nella scuola per assicurare a tutti gli alunni la continuità dell’orario delle lezioni seguite nell’anno precedente.
Appare ora evidente che vi sia l’esigenza di fare chiarezza su quanto accaduto e che venga dichiarato in forma scritta su quali modelli organizzativi tra i 4 previsti dal decreto 89/2009 debbano funzionare le istituzioni scolastiche, così che i Collegi docenti possano ridurre l’offerta formativa, i Consigli di Istituto possono stabilire gli orari di funzionamento, pur con grave danno per le famiglie del territorio, che contano sui rientri pomeridiani. Ma anche degli Enti Locali, che si troveranno di fronte a richieste che difficilmente potranno sostenere economicamente e ovviamente del personale tutto di scuola primaria.
Ne consegue, stando così le cose, che non dovrà essere accettato un funzionamento settimanale a 30 ore con un organico da 27, neppure avvalendosi dell’organico potenziato, nato con altre finalità, con la Legge di riforma 107/2015, sei anni dopo il decreto 89/2009 e in ogni caso matematicamente insufficiente a coprire l’intera offerta. Nel frattempo l’organico mostra un incremento di 7 nuove classi funzionanti a 40 ore autorizzate. Evidentemente, il disegno mira a creare numerose zone depresse con offerta formativa ridotta e poche scuole a tempo pieno con superaffollamento, dal momento che il tempo pieno non può essere concesso ad oltranza. Mentre il modello a 30 ore offriva certo maggiore equità.
Infine, si rileva che il danno arrecato alla provincia di Cremona potrebbe non essere isolato ma allargarsi anche ad altre province della regione. Come quella di Mantova, retta dalla stessa dirigente ministeriale. I dati delle scuole mantovane saranno analizzati nelle prossime ore dal presidente provinciale Anief, Fabio Belmonte. Nel frattempo, il presidente provinciale Anief di Cremona ha ottenuto un incontro con la dirigente dell’Ambito territoriale provinciale, ma nella data fissata la stessa dirigente non era presente, delegando personale dell’Ufficio territoriale che ha potuto solo raccogliere le osservazioni senza fornire particolari spiegazioni.
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