È partito oggi pomeriggio il confronto tra sindacati e Aran sul rinnovo del contratto collettivo del comparto Istruzione Università e Ricerca per il biennio 2019-21: Anief ha chiesto un accordo “ponte” per pagare aumenti e arretrati, riconoscere parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, specifiche indennità, nuovi profili professionali Ata, valorizzare Dsga e staff dell'autonomia. E questo si potrà ottenere soltanto dopo un cambio della riforma in Parlamento. La posizione è stata espressa dal sindacato nel giorno di avvio delle trattative.
Secondo le linee di indirizzo del Ministero la seduta negoziale porterà alla stesura di un testo unico contrattuale per tutte le sezioni del comparto, provvedimento quanto mai necessario dopo l’accorpamento dei comparti del 2018, ma proprio la stesura di questo nuovo documento potrebbe portare ad un allungamento eccessivo dei tempi. Secondo Stefano Cavallini, segretario generale Anief, “l’amministrazione pare essere intenzionata a legare il rinnovo della parte giuridica alla parte economica, rinviando a fine trattativa l’erogazione delle spettanze economiche in ritardo di 3 anni”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha detto che “il sindacato si rende disponibile ad avviare la trattativa per il rinnovo del CCNL 2019-21 per siglare con una rapida sottoscrizione un contratto ‘ponte’ con cui aggiornare pochi elementi essenziali (la tabella degli aumenti stipendiali, il lavoro agile e la DAD, i livelli e profili professionali del personale amministrativo, la disciplina della gestione del personale dei policlinici) e rinviare a successive trattative la stesura delle altre tematiche presenti nell'atto di indirizzo, fermo restando un cambiamento politico nella gestione della riforma Pnrr con un pieno confronto con le parti sociali in pieno stato di agitazione (sciopero del 30 maggio)”.
“La stessa idea giusta di semplificare e riunire in un unico testo le norme contrattuali, prevedrebbe – ha continuato Pacifico - dei lavori troppo lunghi per un primo contratto scaduto da 40 mesi, a fronte del 6,1% di inflazione mai registrato dall'Unione monetaria, mentre la stessa riforma, in pieno dibattito parlamentare, non può avere i suoi effetti per un arco temporale già trascorso e che ci vede oggi impegnati in questo incontro. In generale, ci si aspetta un impegno del Governo a reperire le risorse nella prossima stagione contrattuale per allineare gli stipendi all'inflazione senza il cui obbiettivo – ha concluso il presidente Anief - è impensabile pensare di differenziare l'assegnazione del salario accessorio, nell'ottica comunque di un rapido avvicinamento dei salari alla media europea”.
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