Invece di prevedere più fondi per la carta del docente, dopo che nello scorso mese di maggio la Corte di Giustizia europea l’ha allargata anche i docenti precari, il Governo dimissionario ha creato i presupposti per decurtarla in modo progressivo: il bonus annuale da 500 euro destinato oggi ai docenti di ruolo e finalizzato alla loro formazione è infatti destinato a ridursi di circa un terzo dal 2027, con lo scopo di finanziare la Scuola di Alata formazione introdotta dalla riforma del reclutamento, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 30 aprile scorso. Già dal prossimo anno la decurtazione sarebbe dovuta scattare, tuttavia fino al 2026 i costi sono stati ammortizzati con i fondi della Missione 4 – Componente 1 – Riforma 2.2 del PNNR. Di fatto, circa 100 milioni dei 381,137 milioni annui destinati dal 2015, attraverso la Legge 107, al finanziamento della carta del docente, verranno quindi spostati su altri capitoli di spesa: una parte per pagare i tutor dei nuovi percorsi abilitanti, un’altra per finanziare il nuovo sistema di formazione del personale docente previsto dal DL 36/2022. Quest’ultimo, prevede spese pure con troppi zeri: Il presidente della Scuola di Alta formazione, scrive oggi Orizzonte Scuola, “avrà un stipendio lordo di 246mila euro così come il direttore generale. Comprendendo anche gli altri componenti si arriva alla cifra di oltre un milione di euro annui”.
“Sono tutti soldi che verranno sottratti ai docenti che quindi dovranno formarsi obbligatoriamente anche a loro spese - commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –, quindi da una parte si legifera la formazione permanente del personale, ma dall’altra gli si tolgono i soldi per farla. E si dimentica che i giudici di Lussemburgo hanno anche stabilito che i precari hanno diritto ad essere sovvenzionati come i colleghi di ruolo. Ci troviamo davanti all’ennesima operazione contraria alla logica e a quello che ci dice la Corte di giustizia europea, perché si procede guardando ai bisogni di tutti meno della scuola, del servizio che svolge e di chi vi lavora. Tutto questo diventa anche più incoerente, dal momento che lo scorso mese di maggio, la Corte di Giustizia europea ha infatti dato il via libera avallando la tesi difensiva degli avvocati dell’Anief, statuendo che art. 1 della Legge n. 107/2015, nella parte in cui limita l’erogazione di tale bonus al solo personale di ruolo, contrasta con il divieto di discriminazione, consacrato nella clausola 4 dell’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato”.
Questo non significa che lo Stato non pagherà i precari che vogliono aggiornarsi: “Tutti coloro che intendono presentare ricorso per recuperare cinque anni di card docente e percepire i 500 euro annui – continua Pacifico - d’ora in poi possono tranquillamente farlo, perché ci penseranno i giudici ad accogliere la richiesta. Ora che siamo riusciti a far riconoscere l’equipollenza e pari dignità del servizio espletato dai docenti a tempo determinato, consentendo a tutti i docenti precari o ex precari di recuperare dal Ministero dell’Istruzione le somme non versate, non ci tiriamo di certo indietro”, conclude Pacifico.
IL RICORSO PER I 500 ANCHE AI PRECARI
La pronuncia del tribunale di Lussemburgo – che ha confermato il divieto di discriminazione tra i docenti a tempo determinato e i docenti di ruolo - è giunta dopo che in precedenza il Tribunale di Torino e il Consiglio di Stato si erano già espressi favorevolmente per i precari. Migliaia di ricorrenti hanno già aderito, ma sono in 200 mila che possono richiedere fino a 3.000 euro di bonus, che per lo Stato corrispondono a mezzo miliardo di euro di spesa: le adesioni ai ricorsi sono ancora aperte al seguente link. Per il sindacato ora la nuova frontiera è la retribuzione della formazione in orario di servizio non garantita in Italia e riconosciuta in Europa.
I FONDI DA ASSEGNARE AI COMPONENTI DELLA SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE
Fonte: Orizzonte Scuola
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