La premier Giorgia Meloni si è oggi insediata a Palazzo Chigi e a seguire ha presieduto il primo Consiglio dei ministri del suo governo che potrebbe produrre i primi provvedimenti d’urgenza: tra questi, dovranno essere adottati anche per la scuola, dove è arrivato il nuovo ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. A chiederlo con forza è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: in un’intervista ad Orizzonte Scuola sostiene che “l’istruzione deve essere al centro della politica del governo” e la scelta della denominazione ‘merito’, viene ritenuta “un messaggio positivo. Proprio perché la scuola merita: serve che il ministro fin dai primi giorni inizi e riprende un dialogo con le organizzazioni sindacali. Noi siamo disponibili, al fine di individuare le principali urgenze anche con specifici dossier, su cosa bisognerà intervenire in legge di Bilancio e, in prospettiva, quali sono gli obiettivi da realizzare in questi cinque anni di legislatura, rispondendo a ciò che ci chiede l’Europa”.
Parlando di assunzioni e organici, Pacifico ritiene che “la riforma del PNRR vada cambiata. Il fatto di aver avuto neanche la metà delle immissioni in ruolo dei posti autorizzati è la dimostrazione del fatto che le politiche sul reclutamento ad oggi non soddisfano gli obiettivi che si è posta l’Italia nei confronti dell’Europa”. Secondo il sindacalista autonomo “sarà impossibile assumere 70 mila insegnanti il prossimo anno se non si aprirà il doppio canale di reclutamento, unica soluzione contro i contratti a termine reiterati dei precari di cui abusa lo Stato italiano. Si tratta di una questione strutturale, che dovrà essere affrontata già in legge di Bilancio per poter procedere con le assunzioni. C’è poi un problema urgentissimo: le scuole hanno bisogno di un organico aggiuntivo. Nel primo provvedimento utile bisogna ripristinare l’organico Covid. E poi si dovranno riaprire le graduatorie dell’ultimo concorso straordinario bis, dove si sono fatte soltanto 10 mila assunzioni in ruolo, prorogando a dicembre i termini per l’assunzione”.
Per quanto attiene al contratto bloccato da quasi quattro anni, il sindacalista ricorda che “si dovrà confermare la scelta di assegnare quei 280 milioni dei soldi del Mof in contrattazione per permettere a tutte le organizzazioni sindacali di dire sì all’accordo ponte e ristorare i lavoratori, anche se solo parzialmente, rispetto all’inflazione che è cresciuta in questi mesi”. Quindi ribadisce che “vanno rivisti i criteri per allineare gli stipendi base e poi capire quali sono le indennità che potrebbero essere date al personale, in primo luogo per il burnout. Abbiamo pensato a una finestra per le pensioni per il solo personale scolastico. Deve inoltre essere corretto il meccanismo delle indennità sulla continuità didattica che Anief vorrebbe come indennità di sede per tutti coloro che lavorano lontano dal proprio domicilio e non solo per 9 mila docenti. Non solo: deve essere prevista un’indennità per il personale precario che ristori l’abuso dei contratti a termine senza più ricorrere in tribunale”.
Il leader dell’Anief si sofferma anche sul “tema della formazione sicuramente, trasformata con il PNRR in formazione incentivante. Questo – dice - deve essere rivisto con i sindacati. Non è possibile intervenire sulla vita lavorativa dei lavoratori senza consultare le forze sociali che rappresentano i diritti dei lavoratori. In ogni caso, la formazione deve avvenire nell’orario di lavoro e deve essere retribuita. Dopo la manifestazione del 30 agosto, siamo riusciti a eliminare la figura del docente esperto, ma ancora c’è molto da fare”.
Anief ha a cuore dalla sua nascita i diritti dei precari: “Riteniamo anche necessario estendere la carta del docente ai precari e a tutto il personale ATA. Per il personale ATA chiederemo più risorse per il rinnovo del contratto. Si deve riconoscere il ruolo dirigenziale al Dsga e il lavoro svolto dai Dsga facenti funzione, cambiando nel contratto i livelli economici e i profili in base al lavoro che effettivamente oggi svolge il personale amministrativo rispetto a 40 anni fa”.
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