Entrare nei ruoli dello Stato dopo oltre dieci anni di precariato, superare l’anno di prova, toccare con mano la stabilizzazione del posto di lavoro, per poi però tornare a fare il supplente dopo sette anni dall’assunzione: accade anche questo nella scuola italiana, dove il reclutamento continua ad essere gestito con regole assurse. La storia è quella della maestra Marica Damonte, 43 anni, diplomata magistrale nel 1997, più di 18 anni di insegnamento nella scuola primaria. Un decreto ha stravolto la sua vita e quella dei suoi figli: il contratto a tempo indeterminato con riserva, sottoscritto nel 2015 è stato infatti annullato, al suo posto gli è stato proposto un contratto di supplenza al 30 giugno, “almeno per questo anno scolastico, dal prossimo non si sa”, ha commentato Orizzonte Scuola che ha anche intervistato la docente.
La beffa, ha detto la docente, è che “la sentenza è di giugno dell’anno scorso, me ne sono accorta confrontandomi con l’avvocato, ma ce l’hanno notificata soltanto una settimana fa”, solo che “non ci hanno dato nemmeno la possibilità di entrare nelle GPS”. Nelle sue parole c’è tanto sconforto per come è stata trattata e per il futuro: “io andrò a pulire i bagni, mi perdoni, non è accettabile tutto questo. Abbiamo dentro tutte queste nuove leve di laureati e va benissimo, ci mancherebbe, però non puoi dare un calcio a chi ti ha tenuto insieme la scuola fino all’altro giorno”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sui docenti con diploma magistrale “non si può andare avanti in questo modo, va fatta giustizia. Non ci sono ragioni valide per il licenziamento di migliaia di docenti. Ora chiediamo l’approvazione di un emendamento specifico che confermi almeno i ruoli e reintegri chi ha superato l’anno di prova. Il nostro sindacato ha pronto un emendamento che depositerà entro venerdì in V Commissione Bilancio del Senato al decreto legge n. 176 Aiuti quater per confermare nei ruoli o reintegrare il personale dirigente o docente licenziato dopo aver superato l’anno di prova”.
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