Per evitare il ritorno alla Legge Fornero senza deroghe, con l’esaurimento di Quota 100 e a fine 2022 anche di Quota 102, il futuro governo, guidato da Giorgia, Meloni, starebbe seriamente pensando di introdurre al più presto ‘Opzione Uomo’: la pensione anticipata a 58-59 anni di età, con almeno 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo, come già accade con ‘Opzione Donna’. Una possibilità tutt’altro che indolore, perché comporta una penalità importante sull’assegno pensionistico che si andrà a percepire che può arrivare al 30-40%.
Assistenti amministrativi, tecnici, collaboratori scolastici e tutto il personale Ata della scuola continua a non essere considerato: gli stipendi sono paragonabili al reddito di cittadinanza di una famiglia e da oltre 40 anni la carriera professionale è bloccata. La denuncia arriva dall’Anief, attraverso il suo presidente nazionale Marcello Pacifico.“Nelle scuole – ha detto il sindacalista all’emittente Italia Stampa - abbiamo la figura dei Direttori dei servizi generali e amministrativi, il DSGA, che purtroppo ancora oggi non è considerato e adeguatamente valorizzato”, anche quando si tratta di far passare di livello gli amministrativi facenti funzione Dsga.
“La definizione del nuovo Pei è stato voluta dall'amministrazione scolastica per ridurre almeno 5.000 insegnanti di sostegno annui, ma non è così che si garantisce il diritto all'inclusione: noi lo possiamo dire, perché da anni facciamo una battaglia sul diritto all'inclusione” con l’iniziativa "Sostegno, non un'ora di meno!", attraverso il quale le famiglie degli alunni disabili possono ricorrere gratuitamente contro l’assegnazione di un monte ore inferiore a quello previsto per i figli: a dichiararlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando ai microfoni di Italia Stampa la carenza di insegnanti di sostegno e la riduzione di ore rispetto a quelle previste dal Piano educativo individualizzato. Ancora di più perché a 5 anni dalla riforma del sostegno continuamo ad avere decine di migliaia di posti in deroga, mancano le linee guida sulle nuove certificazioni e solo 20mila degli 80mila supplenti annuali sono specializzati.
Mancano pochi giorni alla formazione del nuovo Governo: il premier in pectore Giorgia Meloni sta completando la lista dei ministri. La consegnerà al Capo dello Stato in settimana, quando verrà convocata al Quirinale. Sui nomi che andranno a comporre l’Esecutivo si mantiene il massimo riserbo: per il ministero dell’Istruzione permane l’incertezza. Le ipotesi vanno da Anna Maria Bernini a Mario Pittoni, da Maurizio Lupi a Paola Frassinetti e Giuseppe Valditara. “Non si può escludere un nome a sorpresa, un tecnico che potrebbe succedere a Patrizio Bianchi, sulla falsariga di quanto è accaduto nel 2018 con la nomina a Viale Trastevere di Marco Bussetti”, scrive Orizzonte Scuola.
Il nuovo Governo sarà di una matrice completamente diversa rispetto al passato, tra l’altro deve ancora formarsi, ma già si parla con insistenza che ha intenzione di trattare lavoratori italiani come è stato fatto negli ultimi anni. Tra i provvedimenti che il nuovo Esecutivo intende varare ci sarebbe infatti anche un nuovo decreto Aiuti, il numero quattro: si tratterebbe di un intervento da circa 10 miliardi di euro, che potrebbe essere approvato già nel primo Consiglio dei Ministri, e tra le disposizioni sembrerebbe prevista la proroga del bonus 150 euro anche per il mese di dicembre: oggi la stampa specializzata spiega che “dopo quello di luglio (200 euro), quello di novembre (150 euro) anche a dicembre dovrebbe essere una misura a sostegno del caro-prezzi. Non è ancora stata decisa l’asticella di reddito: per il primo bonus era 35mila euro, per il secondo 20mila. Per la conferma, a dicembre, ci vorranno, secondo alcune stime, circa 3 miliardi di euro. Il personale scolastico sarebbe interessato. La misura, infatti, riguarderebbe anche docenti e Ata con un reddito inferiore a 20mila (ipotesi più percorribile). In ballo anche i precari”.