Il provvedimento ha ottenuto il sì definitivo della Camera: il testo, che ha cambiato titolo ed è ora formato da 11 articoli dopo essere stato proposto dallo stesso Governo il 21 settembre scorso, disciplina le modalità per estendere l'obbligo della certificazione vaccinale nei luoghi di lavoro del settore pubblico e privato. Anief aveva provato, con 14 emendamenti, a tutelare i lavoratori della scuola: in questo modo si sono aggravati ulteriormente i carichi di responsabilità di docenti e Ata, come di tutto il pubblico impiego. Per il sindacato rimane un’imposizione illegittima. Continua la lotta di Anief contro l’azione ritenuta discriminante
Per capire quanti soldi recuperare, Anief propone un Calcolatore ad hoc, proprio per andare a scoprire qual è il credito che spetterebbe per gli anni svolti durante il precariato ma pagati solo in parte: può essere utilizzato sia da chi è ancora supplente che da chi è entrato di ruolo.
I precari hanno una posizione lavorativa poco stabile ma sono “una risorsa importante perché garantisce allo Stato in più di 150mila unità di personale”, ha ricordato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel corso di un’intervista rilasciata a Verona Economia, in occasione del 30esimo anniversario del Salone dell'Orientamento Job&Orienta. I supplenti, ha detto il sindacalista, “sono penalizzati perché continuano ad avere uno stipendio iniziale nonostante, magari, anni e anni di precariato, non riescono ad avere lo stesso trattamento del personale di ruolo”. E “sono penalizzati anche nel salario accessorio. Addirittura devono pagarsi i corsi di formazione”. Eppure, ha aggiunto Pacifico, “svolgono un importante servizio, sono una risorsa preziosa per lo Stato”.
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“Non c’è nulla sul precariato, non ci sono risorse per il rinnovo dei contratti, nulla per il personale ATA che anzi è stato umiliato. Siamo in stato di agitazione da agosto scorso, quando non abbiamo firmato il protocollo di sicurezza sul rientro a scuola”: sono dichiarazioni di fuoco quelle rilasciate oggi da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, alla rivista specializzata Orizzonte Scuola, nel commentare la pochezza della manovra di bilancio 2022 in previsione dell’annunciato sostegno e rilancio della scuola, di chi vi fa formazione e di chi vi lavora. Secondo il sindacalista “non ci sono le risposte adeguate: in primo luogo per andare a rinnovare i contratti, in secondo luogo per risolvere il problema della fascia transitoria del precariato, in terzo luogo perché non ci sono gli impegni presi sulla riorganizzazione degli organici e quindi della sicurezza nelle scuole. E poi ci si dimentica degli impegni presi sull’abolizione dei vincoli sulla mobilità”. Tutte questione che il Governo aveva promesso di affrontare lo scorso maggio, sottoscrivendo quel Patto per la Scuola di cui si è persa però ogni traccia: la bozza che si appresta a essere esaminata al Senato sembra addirittura contraddire quell’impegno.
Non ha prodotto i risultati che speravano i sindacati l’incontro di ieri con il Governo sul tema delle pensioni. A differenza delle richieste dei rappresentanti dei lavoratori, da parte dell’esecutivo non vi è stata alcuna apertura verso riforme strutturali. C’è un impegno reciproco a rivedersi a dicembre, ma nulla più. È sempre più probabile, considerando i tempi ristrettissimi che portano al 2022, un cambio delle regole a partire solo dal 2023. Dunque, per tutto il prossimo anno saranno valide le misure previste nella Legge di Bilancio: da Quota 102 (pensione anticipata con 64 anni di età e 38 di contributi) fino alla proroga di Ape sociale e Opzione Donna. Qualche ritocco potrebbe esserci per i lavori gravosi, ma anche per misure a costo zero che possono cominciare ad aprire la strada alle pensioni di garanzia per i giovani.
Anief ribadisce le sue richieste, che stanno per confluire in emendamenti da presentare alla manovra di fine anno: “La spesa per le pensioni deve una volta per tutte essere sganciata da quella del bilancio del welfare – dice Marcello Pacifico, presidente Anief -, come occorre me introdurre una finestra specifica per i lavoratori della scuola, a partire dai docenti particolarmente sottoposti al rischio burnout che si viene a determinare, soprattutto dopo i 60 anni, con patologie anche di tipo tumorale. Questo Governo ha mostrato un minimo di sensibilità su questo aspetto, aprendo l’Ape Social, dopo ai maestri dell’Infanzia anche a quelli di scuola primaria: il provvedimento va però allargato a tutti i dipendenti scolastici, perché lo stress da relazione vale in tutti i cicli e ambienti formativi. Come riforma strutturale, per la scuola dovremmo ragionare su ‘Quota 98’ per tutti e il riscatto gratuito della laurea, come pure proposto dal presidente Inps: una norma di questo tipo svecchierebbe anche la categoria dei docenti italiani che oggi è la più anziana al mondo”, conclude il sindacalista.