L’ultima manovra di bilancio ha stabilito un nuovo bonus nelle busta paga a partire dalla prossima mensilità: sostituirà il più conosciuto “Bonus di 80 euro Renzi”. L’aumento delle retribuzioni verierà a seconda del reddito percepito di appartenenza. Orizzonte Scuola spiega perché l’aumento netto è suddiviso per fasce di reddito: ad esempio, “per tutti coloro che hanno un reddito annuo pari o inferiore a 28 mila euro è previsto un aumento di 100 euro netti mensili”. Ma “in realtà è un aumento di 20 euro che si aggiungono agli 80 euro di Renzi. Quindi se un insegnante della scuola primaria, ad esempio, beneficiato del bonus dell’ex presidente del consiglio, guadagnava – precedentemente al mese di luglio 2020 – uno stipendio netto di 1.370 euro, vedrà la sua retribuzione giungere a 1.390 euro (non 1.470 euro)”.Per Anief il rischio è che la situazione emergenziale, derivante dai rischi del Covid19, lasci all’angolo il problema degli stipendi più bassi d’Europa, dopo la Grecia, conferiti al personale scolastico italiano: occorre affrontare da subito il vulnus, perché il 3,5% assicurato dalle ultime due leggi di Bilancio non copre nemmeno gli oltre 10 punti di inflazione accumulati in dodici anni al netto degli ultimi aumenti, con 8 ben punti persi tra il 2007 e il 2015.
“Quello che bisogna mettersi in testa – dice Marcello Pacifico, presidente Anief – è trovare il modo di incrementare le buste paga di docenti e Ata di 240 euro mensili: sotto questa soglia, si tratterebbe dell’ennesimo ritocco che non copre nemmeno il costo della vita. Ad oggi, invece, siamo appena sopra l’aumento del 3,48% (meno di 80 euro lordi) accordato con l’ultimo rinnovo contrattuale, del 2018, sottoscritto dagli altri sindacati al termine del vergognoso blocco decennale. Stiamo parlando di 70 euro di incremento mensile: il disavanzo di mille euro medi in meno al mese, a fine carriera, non cambierebbe di molto. Come Anief, abbiamo ribadito la necessità di riallineare gli stipendi all’inflazione e di procedere ad aumenti ‘veri’ in occasione dell’ultimo incontro tenuto a Palazzo Vidoni con la ministra della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone, quando si presentò il memorandum della PA: da quel giorno, le condizioni non sono cambiate”.
Adesso è ufficiale: l'Inps ha autorizzato 39.700 certificazioni per pensionamenti del personale della scuola a partire dal primo settembre. Lo fa sapere l'Istituto con un comunicato. Al 3 giugno, scrive l’Istituto nazionale di previdenza, risultano lavorate circa il 97% delle cessazioni dal servizio trasmesse dal ministero dell'Istruzione. In particolare, considerando le sole verifiche con esito positivo, risultano certificati i diritti a pensione per circa 39.700 nominativi: 29.900 per personale docente, 8.860 per personale ATA, 446 per Insegnanti di religione, 363 di dirigenti scolastici e 99 di personale educativo.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo avere ricordate che “una fetta dei posti liberi gli Uffici scolastici nemmeno potranno tentare di assegnarli per le immissioni in ruolo, perché dovranno essere accantonati per i vincitori dei prossimi tre concorsi-lumaca e regolati da bandi malfatti, ci si rammarica perché siccome il ministero dell’Istruzione si è incaponito a non utilizzare le graduatorie d’Istituto-provinciali si arriverà a coprire appena 15 mila dei 30 mila pensionamenti. Perché la maggior parte delle convocazioni per il ruolo andranno comunque disertate, visto che le graduatorie ad esaurimento e di merito sono ormai sguarnite di candidati. Se non si va ai ripari, il 2020 entrerà nella storia non solo per l’anno del Covid ma anche per quello del precariato nella scuola con numeri da capogiro”.
In questo giorni, dopo varie segnalazioni espresse dall'Anief durante gli incontri con la Ministra Azzolina, anche altre sigle sindacali stanno mettendo in luce le problematiche riguardanti gli Educandati ed i Convitti nazionali ed annessi. Non solo per il piano degli organici, ma - come segnalato da Anief durante l'incontro con il comitato tecnico scientifico – anche per la riapertura a settembre
L’attesa è finita: il ministero dell’Istruzione ha dato il via all’apertura della piattaforma di iscrizione per partecipare al concorso ordinario per la scuola secondaria di primo e secondo grado per 33mila posti complessivi, a seguito dell’integrazione di 8mila con il Decreto Rilancio. Fino al 31 luglio un alto numero di candidati, c’è chi parla di almeno 100 mila, avrà la possibilità di presentare la domanda per via telematica collegandosi al sito internet di Istanze Online e utilizzando la piattaforma “Concorsi e Procedure selettive”. In base al bando di concorso, che si rifà al decreto già pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 aprile, si prevede che ciascun candidato potrà concorrere in una sola regione, a eccezione della Valle d’Aosta e del Trentino Alto Adige, e per una sola classe di concorso, distintamente per la scuola secondaria di primo e di secondo grado, nonché per le distinte e relative procedure sul sostegno.
Anief reputa il bando di concorso discriminante contro una serie di candidati, illegittimamente esclusi oppure con i titoli non considerati. Marcello Pacifico, leader dl giovane sindacato, ricorda che “è una vera beffa per tanti candidati avere atteso anni e poi essere esclusi o vedersi non considerati i titoli nella procedura concorsuale: vogliamo dare l’opportunità di partecipare a tutti e di fargli considerare titoli di accesso e servizi svolti”.