In arrivo l’obbligo di residenza professionale nella regione per partecipare ai concorsi e di fermo per un triennio per coloro che sono stati soddisfatti, anche parzialmente, in occasione dell’ultima domanda presentata. La doppia penalizzazione potrebbe essere contenuta già nella nota di aggiornamento al DEF, dopo che il CCNL 2016/18 ha rinviato alla contrattazione con i sindacati le nuove regole per la mobilità del personale docente. Contrario il presidente Anief Marcello Pacifico: è discriminante escludere a priori un candidato da una selezione pubblica di carattere nazionale solo perché residente in un’altra regione. Anche il blocco dei trasferimenti del personale docente di ruolo non ha senso, perché non si può negare il diritto al ricongiungimento ai figli: contrasteremo la norma ai tavoli di contrattazione.
La pensione di cittadinanza 2019 diventerà una realtà dal prossimo 1° gennaio, grazie alla Legge di Bilancio 2019: dovrebbe sostituire sia l’integrazione al trattamento minimo, che ad oggi ammonta a 507,42 euro al mese, che le maggiorazioni sulla pensione, come la maggiorazione sociale e l’incremento al milione. Visto che ad oggi la pensione minima (comprensiva di integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale e incremento al milione) può arrivare a 643,86 euro mensili, la differenza con la pensione di cittadinanza non sarebbe enorme.
Il presidente nazionale Udir, Marcello Pacifico, alla luce di quanto discusso durante la riunione Aran, in un’intervista incentrata sul contratto DS, si sofferma sulle lotte portate avanti come sindacato che spera non vengano vanificate da una firma che non tutela gli ex presidi.
“L’ultimo incontro svoltosi all’Aran vede ancora una volta dimenticate tutte le battaglie che sono state portate avanti e recriminate dai sindacati rappresentativi della dirigenza scolastica nell’ultimo anno, proprio prima della certificazione della rappresentatività. La prima grande battaglia era quella della perequazione interna, della Ria, cioè di quell’assegno che ad oggi viene dato ai presidi assunti prima del 2001, e non ai dirigenti scolastici assunti dopo il 2001: nessuno ne fa cenno, ma per Udir è una battaglia fondamentale senza la quale non è possibile andare a firmare il contratto. La stessa cosa avviene per la perequazione esterna, dove addirittura negli ultimi incontri sembra che manchino dei fondi e bisogna andare ad attingere ai fondi della legge 107 e addirittura per gli anni successivi non è garantito nemmeno quel minimo previsto dalla legge, cioè quella progressiva ridistribuzione delle risorse, al punto tale da aumentare di 8mila euro complessivi la retribuzione di posizione di parte fissa dei dirigenti così come quella degli altri dirigenti delle altre ex aree, dell’area per esempio VII. Tutto questo per Udir è intollerabile perché se ciò è stato stabilito per contratto, nel contratto si deveno prevedere sin dal 2016 questi 8 mila euro o non le briciole, oppure ancora un forse per il futuro. E su questo, la perequazione esterna, non ci si può fermare nemmeno qui, perché ancora una volta, rispetto allo stipendio finale degli altri dirigenti della pubblica amministrazione, i dirigenti scolastici nientemeno percepiscono la metà. Queste per noi sono delle battaglie fondamentali e chiediamo ai sindacati di non svendere il contratto dei dirigenti scolastici; in tutto questo non si parla più delle risorse per gli aumenti contrattuali che sono oltretutto a rischio poiché, se non vengono rifinanziati nella Legge di Stabilità, rischiano anche per il prossimo anno di svanire”.
Intervenendo oggi in diretta radiofonica, su Rai Radio Uno, il presidente del giovane sindacato ha ricordato la differenza tra organico di fatto e organico di diritto e il perché dei tanti posti in deroga su sostegno che costringonoogni anno 130 mila alunni disabili a cambiare docente: il sindacalista autonomo ha ricordato che la macchina amministrativa preferisce tenere tantissimi precari su posti vacanti e disponibili, il 15% del totale, per non pagare le mensilità estive e le progressioni di carriera, ovvero3 mila euro annuali a cattedra. Ma ciò accade malgrado la storica sentenza Mascolo della Curia Europea quattro anni fa abbia spiegato a tutti i membri UE che non esiste giudice che possa esimersi dal condannare uno Stato e dal far risarcire al danneggiato più di quanto risparmiato. Sino a quando il numero di chi ricorre sarà esiguo rispetto alle migliaia di supplenze assegnate, continuerà questa finzione sugli organici, ancora più eclatante sui posti di sostegno dove per legge manca nei ruoli un posto su tre.
La legislazione sociale italiana si preoccupa di tutelare tutte quelle persone che, a causa della loro patologia, non possono accedere al mondo del lavoro, oppure possono farlo, ma a condizioni decisamente svantaggiate. Tra gli strumenti principali di protezione di questi soggetti vi è l’invalidità civile. Perché l’invalidità sia riconosciuta (con conseguenti benefici) è necessario che ricorrano i presupposti previsti dalla legge, e cioè che la malattia venga accertata da un’apposita commissione. Inoltre, la patologia deve risultare davvero invalidante. Per chiarimenti e consulenze, contatta Cedan.