Secondo le anticipazioni della stampa specializzata, si vogliono creare i presupposti perché ai precari triennalisti venga attribuito il diritto all’immissione in ruolo, dall’anno successivo alla maturazione dei 36 mesi, nelle assunzioni a tempo indeterminato “nella provincia o regione diverse da quelle di appartenenza, a condizione che siano esaurite tutte le graduatorie a tempo indeterminato e che non ne sia previsto l’aggiornamento per l’anno successivo”. Poiché non è possibile assicurare l’immissione in ruolo a tutti i docenti che raggiungeranno a partire dal 1° settembre 2019 tale limite, il ddl attribuisce una priorità nell’attribuzione delle supplenze al 30 giugno o nelle supplenze temporanee, per tutta la provincia scelta, senza limitazioni. Per il sindacato, quello di abolire il divieto alla successione dei contratti a termine, introdotto dalla Legge 107/2015, è un passaggio fondamentale, ma deve rientrare in un quadro complessivo di modifiche. In tal modo, supererà la mancata stabilizzazione di 140mila docenti e Ata, come denunciato la scorsa settimana a Bruxelles, dal presidente nazionale Anief Marcello Pacifico davanti al Parlamento europeo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Per Anief, se il provvedimento dovesse essere inserito all’interno di un decreto legge urgente del Governo da emanare per superare il caos delle supplenze e delle assunzioni successi a seguito della sentenza dell’Adunanza plenaria del dicembre scorso, dovrebbe riguardare anche la trasformazione di tutto l’organico di fatto in organico di diritto e la riapertura delle graduatorie ad esaurimento a tutto il personale in possesso dell’abilitazione con la conferma dei ruoli già assegnati. A questo piano straordinario di assunzione, dovrebbe infine corrispondere un’ulteriore mobilità straordinaria, anche del personale neo assunto con la fase transitoria in corso di svolgimento. Lo stesso Ministro Bussetti ha detto che gli interessi da salvaguardare sono diversi e occorre operare al meglio per non lederne nessuno: siamo d’accordo, a patto che lo si faccia in tempi celeri e senza anteporre gli interessi finanziari a quelli della didattica e del personale da stabilizzare.