Dal Documento di Economia e Finanza, in questi giorni emanato dal ministero dell’Economia, risulta che per i prossimi 5 anni, la spesa per l'istruzione passerà dal 3,7% al 3,5% del PIL nel 2020. Negli anni successivi, la spesa per istruzione in rapporto al PIL mostra un andamento gradualmente decrescente che si protrae per circa un quindicennio. E le classi pollaio, con più di 30 alunni, continuano ad esistere.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): mentre la messa a norma delle scuole continua a non decollare, con l’anagrafe dell’edilizia scolastica che si rimanda di anno in anno, nelle classi si continua a rischiare la vita.
Le proiezioni Anief confermate dall’inchiesta shock di Progetica sui numeri dell’Inps: nella scuola chi è nato nel 1960 potrebbe lasciare il servizio per l’assegno di quiescenza non prima dei 68 anni, quindi tra il 2028 e il 2031, percependo appena 850 euro: dopo 43 anni di contributi, in pratica, gli verrà conferito un assegno pensionistico pari al 54% dell’ultima busta paga. Chi è nato nel 1990 e inizia a lavorare ora, potrebbe andare in pensione a 73 anni, dopo aver lavorato per mezzo secolo, con appena 400 euro (33% dell’ultimo stipendio), meno dell’attuale assegno sociale.
I dati sono stati elaborati partendo dal presupposto di un’economia che rimarrà stagnante così come registrato nell’ultimo quinquennio. L’unica soluzione, confermata anche dagli esperti di settore, ad oggi sembra essere quella di aderire al Fondo di comparto (Espero per la scuola) e alla pensione integrativa bancaria garantita con sgravi fiscali. Per questi motivi, Anief valuta ricorsi in Europa per violazione della direttiva 88/2003 sull’organizzazione dell’orario di lavoro.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): siamo alla macelleria sociale, con il tradimento del primo articolo della Repubblica: potremmo dire che l’Italia non sarebbe più fondata sul lavoro, ma sulla schiavitù.
Il titolare del dicastero del Lavoro dichiara: un mese di vacanza va bene, un mese e mezzo, ma non c'è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione, una discussione che va affrontata.
Marcello Pacifico (Anief): il tema del potenziamento delle esperienze in azienda è sicuramente centrale, perché è anche attraverso una vera alternanza scuola-lavoro che si combatte la piaga di abbandoni scolastici e Neet: va però inquadrato all’interno di una riforma complessiva, nella quale si preveda che i giovani studenti non debbano più fare stage gratuiti all’interno delle aziende e si torni ad offrire loro un numero di ore settimanali adeguato. Basta con gli annunci. I punti da realizzare sono riportare il tempo scuola sui livelli precedenti alla riforma Tremonti-Gelmini del 2008, ripristinando il sesto dell’orario scolastico cancellato; oltre che attuare una riforma dei cicli, con l’avvio anticipato della primaria e l’innalzamento dell’obbligo formativo a 13 anni.
Anche se la lingua italiana figura tra le prime 20 più parlate nei cinque Continenti e al quarto posto tra quelle richieste, la spending review imposta dal Ministero degli Affari Esteri provocherà la perdita immediata di circa 22mila studenti nel mondo della nostra lingua e l’annullamento di svariate decine di corsi universitari. I lettorati stanno subendo la stessa sorte delle scuole e sezioni italiane, che dopo le soppressioni di svariate sedi si sono ridotte a 150 in Europa e a meno di 300 in tutto il mondo.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): queste operazioni penalizzano l’utenza e la cultura italiana. Ma anche i docenti supplenti, cui si continua a negare la piena indennità di sede e oggi anche la stabilizzazione, attraverso un ddl sulla Buona Scuola che non li contempla. Per non parlare di tutto personale scolastico, cui si continua a erogare uno stipendio fortemente più basso rispetto a quello dei colleghi dei Paesi dove operano.
Anief: istituti costretti alla gestione creativa, ringraziamo governi e sindacati.
È sempre più disatteso l’articolo 2 dell’O.M. 92/2007, introdotto dall’ex ministro Giuseppe Fioroni: secondo un sondaggio nazionale su 3mila studenti, nel 37% dei casi le lezioni di recupero non sono organizzate dagli istituti, solo il 18% dei ragazzi sostiene che nella sua scuola esiste la possibilità di frequentarli per tutte le materie e non di rado si delegano ai "primi della classe". Uno studente su tre costretto alle lezioni private. La situazione è sempre più critica: le scuole vantano centinaia di migliaia di euro di finanziamenti mai arrivati. Nell’anno in corso, dei 1.480 milioni di euro che il Miur ha destinato al Miglioramento dell’offerta formativa, utili anche a far svolgere attività di recupero debiti formativi e di integrazione degli alunni, sono arrivati appena 642mila euro da suddividere per oltre 8.400 scuole.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): quello che sta succedendo è anche figlio del contratto collettivo nazionale, sottoscritto il 13 marzo 2013 con l’avallo dei sindacati rappresentativi, che in cambio della salvaguardia di quegli scatti di anzianità, di cui il personale avrebbe avuto comunque diritto, hanno dato l’assenso al ‘saccheggio’ dell’unica indennità annuale utile a finanziare pure i corsi di recupero. Anziché andare ad eliminare i veri sprechi dello Stato, si è pensato di sacrificare il servizio. La vicenda dei corsi di recupero assegnati da sempre più scuole a ex docenti, ora in pensione, fa parte dello stesso comune denominatore.