Varie

ANIEF informa che nella giornata di ieri, 9 maggio, si è verificato un guasto al sistema di newsletter che ha causato l'invio multiplo della stessa mail ad alcuni soci. Il problema è stato prontamente risolto dai nostri tecnici. Ci scusiamo per il disagio.

L’incredibile notizia arriva da un liceo scientifico di Genova: l’istituto non ha più soldi in cassa, così gli allievi con le lacune formative vengono affidati ai ragazzi più brillanti per tenere (gratis) le lezioni di pomeriggio e di sabato mattina. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): lo avevamo detto da tempo, sono segnali inequivocabili di un pericoloso arretramento della qualità della formazione scolastica in Italia avviato nel 2010 con la fine del pagamento degli aumenti stipendiali attraverso le leggi Finanziarie. Il volontariato non può sopperire il servizio pubblico.

Lo stato di indigenza delle scuole pubbliche italiane è tale che ogni giorno giungono notizie sempre più allarmanti. Stavolta arriva dalla Liguria, dove il liceo scientifico-tecnologico Majorana-Giorgi di Genova non avendo “più soldi in cassa per pagare i docenti, si affida ai ragazzi più brillanti per tenere (gratis) i corsi di recupero pomeridiani”: in pratica “gli alunni più bravi fanno lezione, di pomeriggio e di sabato mattina, a quelli che lo sono meno. Con il benestare del preside e dei prof”.

La notizia, riportata dal Corriere della Sera, ha dell’incredibile: “gli studenti-prof sopperiscono a quelli che sono i buchi dell’istituzione-scuola: fino a un paio d’anni fa al Giorgi, come in molti altri istituti scolastici che soffrono la medesima situazione, a partire dalla seconda metà dell’anno i corsi di recupero pomeridiani li facevano i professori veri. Il Consiglio di classe determinava le materie più «delicate», e venivano attivati i corsi. ‘Non ci sono più soldi nella scuola’, ha tagliato corto un docente di italiano dell’istituto genovese.

Anief ha più volte denunciato la tendenza delle scuole a prodigarsi per portare a termine tout court la propria offerta formativa, sostenendo che ci troviamo davanti ad una pericolosa deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti alle scuole e alle inadempienze dei pagamenti loro destinate da parte del Ministero delle Finanze. Sempre evitare di pagare dei docenti professionisti, alcuni mesi fa il Comune di Brescia, al fine di potenziare l'alfabetizzazione degli alunni stranieri e portare in porti i progetti di potenziamento e sostegno elaborati dai collegi docenti, ha pensato bene di assegnare i corsi di ‘potenziamento’ a dei pensionati: degli ex docenti, disposti con spirito di sacrificio e di responsabilità, a tornare dietro la cattedra a titolo gratuito.

“Anche stavolta – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – al liceo di Genova si è verificata una situazione figlia della perenne decurtazione dei fondi che sostengono il miglioramento dell’offerta formativa, attraverso cui da alcuni anni l’amministrazione preleva centinaia di milioni di euro per pagare gli scatti di anzianità al personale. Questi, infatti, dal 2010, per effetto di una norma voluta dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non sono più sovvenzionati con le leggi Finanziarie. Ma pagati vengono pagati solo attraverso risparmi derivanti dallo stesso settore dell’Istruzione: per un po’ di tempo si è tamponato con i fondi destinati al merito, poi si è passati al Mof”.

Sono diverse le ‘voci’ che si sostengono grazie al Miglioramento dell’offerta formativa, come previsto come previsto dall'articolo 88 del Ccnl: tra queste figurano – sulla base delle indicazioni degli organi collegiali di ogni scuola – anche la retribuzione di attività aggiuntive di insegnamento finalizzate all’arricchimento e alla personalizzazione dell’offerta formativa, oltre che le ore prestate dai docenti della secondaria superiore per l'attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debito formativo.

“Quest’anno – continua Pacifico - la situazione si è aggravata, perché alle scuole sono stati destinati un terzo dei fondi del 2010. A causa del corrispondente decremento del deciso dal Governo anche per pagare gli scatti in busta paga del 2011, sino ad oggi i circa 8.400 istituti scolastici italiani hanno ricevuto poco più di 500 milioni di euro, a fronte di quasi un miliardo e 400 milioni di quattro anni fa. E la situazione potrebbe anche aggravarsi, perché entro la fine di giugno 2014 Governo e sindacati devono trovare altre risorse per sovvenzionare gli scatti automatici del 2012: il Governo ha sinora concesso appena 120 milioni di euro e la differenza potrebbe essere sovvenzionata attraverso l’ennesima sottrazione dei fondi inizialmente destinati al completamento della didattica. Non dimentichiamoci, poi, che il blocco è destinato ad essere confermato sino a tutto il 2017”.

“È per questo motivo – spiega ancora il sindacalista Anief-Confedir – che si è giunti ad affidare dei corsi dei recupero agli studenti. Una scelta che per certi versi può anche condurre dei vantaggi ai processi di apprendimento, soprattutto perché attivati da ragazzi particolarmente brillanti. Ma una soluzione del genere non può essere accettata in assoluto, dal momento che in quella scuola, come in tutte le altre, esistono dei docenti formati e preparati per assolvere a questo compito”.

“Va bene il volontariato, è un atto di sostegno al prossimo che non possiamo certo denigrare, ma come sindacato e come lavoratori non possiamo accettarlo. Perchè viene attivato all’interno di strutture, come le scuole, dove sono in servizio dei professionisti dell’insegnamento. A cui lo Stato dovrebbe, come è scritto nella Costituzione, affidare i nostri giovani remunerandoli con compensi adeguati. Non di certo – conclude Pacifico – con stipendi il 4% sotto l’inflazione o di 600 euro in media inferiori, a fine carriera, rispetto ai colleghi dei Paesi Ocde”.

Per approfondimenti:

Quando gli studenti fanno da prof ai compagni rimasti indietro (Corriere della Sera)

Pacifico a Unomattina la domenica di Pasqua: sì al volontariato ma rispetto per il lavoro e per i giovani in cerca di occupazione

Istituti allo sbando: il Miur taglia i fondi e i dirigenti si 'aggrappano' ai contributi delle famiglie

Scuole allo stremo, a Brescia si richiamano gli insegnanti in pensione per farli lavorare gratis

 

L’incredibile notizia arriva da un liceo scientifico di Genova: l’istituto non ha più soldi in cassa, così gli allievi con le lacune formative vengono affidati ai ragazzi più brillanti per tenere (gratis) le lezioni di pomeriggio e di sabato mattina. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): lo avevamo detto da tempo, sono segnali inequivocabili di un pericoloso arretramento della qualità della formazione scolastica in Italia avviato nel 2010 con la fine del pagamento degli aumenti stipendiali attraverso le leggi Finanziarie. Il volontariato non può sopperire il servizio pubblico.

Lo stato di indigenza delle scuole pubbliche italiane è tale che ogni giorno giungono notizie sempre più allarmanti. Stavolta arriva dalla Liguria, dove il liceo scientifico-tecnologico Majorana-Giorgi di Genova non avendo “più soldi in cassa per pagare i docenti, si affida ai ragazzi più brillanti per tenere (gratis) i corsi di recupero pomeridiani”: in pratica “gli alunni più bravi fanno lezione, di pomeriggio e di sabato mattina, a quelli che lo sono meno. Con il benestare del preside e dei prof”.

La notizia, riportata dal Corriere della Sera, ha dell’incredibile: “gli studenti-prof sopperiscono a quelli che sono i buchi dell’istituzione-scuola: fino a un paio d’anni fa al Giorgi, come in molti altri istituti scolastici che soffrono la medesima situazione, a partire dalla seconda metà dell’anno i corsi di recupero pomeridiani li facevano i professori veri. Il Consiglio di classe determinava le materie più «delicate», e venivano attivati i corsi. ‘Non ci sono più soldi nella scuola’, ha tagliato corto un docente di italiano dell’istituto genovese.

Anief ha più volte denunciato la tendenza delle scuole a prodigarsi per portare a termine tout court la propria offerta formativa, sostenendo che ci troviamo davanti ad una pericolosa deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti alle scuole e alle inadempienze dei pagamenti loro destinate da parte del Ministero delle Finanze. Sempre evitare di pagare dei docenti professionisti, alcuni mesi fa il Comune di Brescia, al fine di potenziare l'alfabetizzazione degli alunni stranieri e portare in porti i progetti di potenziamento e sostegno elaborati dai collegi docenti, ha pensato bene di assegnare i corsi di ‘potenziamento’ a dei pensionati: degli ex docenti, disposti con spirito di sacrificio e di responsabilità, a tornare dietro la cattedra a titolo gratuito.

“Anche stavolta – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – al liceo di Genova si è verificata una situazione figlia della perenne decurtazione dei fondi che sostengono il miglioramento dell’offerta formativa, attraverso cui da alcuni anni l’amministrazione preleva centinaia di milioni di euro per pagare gli scatti di anzianità al personale. Questi, infatti, dal 2010, per effetto di una norma voluta dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non sono più sovvenzionati con le leggi Finanziarie. Ma pagati vengono pagati solo attraverso risparmi derivanti dallo stesso settore dell’Istruzione: per un po’ di tempo si è tamponato con i fondi destinati al merito, poi si è passati al Mof”.

Sono diverse le ‘voci’ che si sostengono grazie al Miglioramento dell’offerta formativa, come previsto come previsto dall'articolo 88 del Ccnl: tra queste figurano – sulla base delle indicazioni degli organi collegiali di ogni scuola – anche la retribuzione di attività aggiuntive di insegnamento finalizzate all’arricchimento e alla personalizzazione dell’offerta formativa, oltre che le ore prestate dai docenti della secondaria superiore per l'attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debito formativo.

“Quest’anno – continua Pacifico - la situazione si è aggravata, perché alle scuole sono stati destinati un terzo dei fondi del 2010. A causa del corrispondente decremento del deciso dal Governo anche per pagare gli scatti in busta paga del 2011, sino ad oggi i circa 8.400 istituti scolastici italiani hanno ricevuto poco più di 500 milioni di euro, a fronte di quasi un miliardo e 400 milioni di quattro anni fa. E la situazione potrebbe anche aggravarsi, perché entro la fine di giugno 2014 Governo e sindacati devono trovare altre risorse per sovvenzionare gli scatti automatici del 2012: il Governo ha sinora concesso appena 120 milioni di euro e la differenza potrebbe essere sovvenzionata attraverso l’ennesima sottrazione dei fondi inizialmente destinati al completamento della didattica. Non dimentichiamoci, poi, che il blocco è destinato ad essere confermato sino a tutto il 2017”.

“È per questo motivo – spiega ancora il sindacalista Anief-Confedir – che si è giunti ad affidare dei corsi dei recupero agli studenti. Una scelta che per certi versi può anche condurre dei vantaggi ai processi di apprendimento, soprattutto perché attivati da ragazzi particolarmente brillanti. Ma una soluzione del genere non può essere accettata in assoluto, dal momento che in quella scuola, come in tutte le altre, esistono dei docenti formati e preparati per assolvere a questo compito”.

“Va bene il volontariato, è un atto di sostegno al prossimo che non possiamo certo denigrare, ma come sindacato e come lavoratori non possiamo accettarlo. Perchè viene attivato all’interno di strutture, come le scuole, dove sono in servizio dei professionisti dell’insegnamento. A cui lo Stato dovrebbe, come è scritto nella Costituzione, affidare i nostri giovani remunerandoli con compensi adeguati. Non di certo – conclude Pacifico – con stipendi il 4% sotto l’inflazione o di 600 euro in media inferiori, a fine carriera, rispetto ai colleghi dei Paesi Ocde”.

Per approfondimenti:

Quando gli studenti fanno da prof ai compagni rimasti indietro (Corriere della Sera)

Pacifico a Unomattina la domenica di Pasqua: sì al volontariato ma rispetto per il lavoro e per i giovani in cerca di occupazione

Istituti allo sbando: il Miur taglia i fondi e i dirigenti si 'aggrappano' ai contributi delle famiglie

Scuole allo stremo, a Brescia si richiamano gli insegnanti in pensione per farli lavorare gratis

 

Anief-Confedir reputa queste prove utili solo qualora vengano utilizzate come indicatore per programmare nuove strategie. Disco rosso, invece, se se si vogliono utilizzare per valutare il merito degli insegnanti: si penalizzerebbero o premierebbero sulla base di risultati aleatori, che non tengono conto della classe degli alunni e del territorio da cui parte ogni programmazione didattica. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): va bene valutare l'operato di chi lavora, ma occorre farlo in maniera corretta.

Anief reputa positiva la pratica dei test Invalsi, al via domani nelle scuole primarie e che fino al prossimo 19 giugno coinvolgerà 2 milioni di alunni, ma solo verrà adottata come indicatore per programmare nuove strategie didattiche. Non è d’accordo, invece, se si vuole utilizzare l’esito delle prove standardizzate per etichettare le scuole e per valutare gli insegnanti. Si tratterebbe dell’ennesima beffa, messa in atto proprio quando negli Stati Uniti si firma un contratto che aumenta del 18% gli stipendi nei prossimi anni, mentre in Italia il Ministro convoca i sindacati più rappresentativi per avere il beneplacito per la fine degli scatti di anzianità, l’unica forma di carriera del personale scolastico.

Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, si sofferma innanzitutto sul merito del tema: “la nostra Costituzione dice che il lavoro non può ledere la dignità personale e quindi se l'inflazione aumenta e se lo Stato ha le vesti del datore di lavoro privato deve trovare i soldi per i lavoratori nelle Leggi Finanziarie e non nei risparmi di comparto. Quindi li paghi per anzianità o per altra via, ma lo stipendio deve essere legato al costo della vita. Solo dopo aver risolto questo ‘passaggio’ eneludibile possiamo discutere sul merito”.

“Tenendo conto – continua il sindacalista Anief-Confedir - che la valutazione degli insegnanti non può passare per dei test nazionali che non tengono conto della classe degli alunni e del territorio da cui parte ogni programmazione didattica. E qui sta il secondo problema, che ha portato tante proteste in tutta Italia contro questi test. Fino all’indizione degli scioperi per sensibilizzare i cittadini sul tema. Perchè siamo d’accordo sul voler valutare l'operato di chi lavora, ma occorre farlo in maniera corretta.

Anief-Confedir reputa quindi il sistema di valutazione scolastico a tre “gambe” – Invalsi, Indire e corpo ispettivo – con poteri sempre maggiori incompatibile con le esigenze della scuola italiana: in questo modo non si migliora il livello di efficienza dell’istruzione, ma si realizza solo un sistema punitivo e mortificante delle professionalità di chi opera nel settore, spesso in condizioni disagiate e al limite della sopportabilità fisica e mentale. Il giovane sindacato, inoltre, non può accettare che le sorti dell’istruzione italiana siano legate all’operato di un istituzione, l’Invalsi, che ha già mostrato i suoi limiti. Come in occasione degli esami di licenza media, con l’adozione di griglie di valutazione del merito espresse su 4/10 anziché sulla canonica scala 0-10.

Per approfondimenti:

Domani al via i test Invalsi, il Miur li utilizzi solo per la didattica

 

Anief-Confedir reputa queste prove utili solo qualora vengano utilizzate come indicatore per programmare nuove strategie. Disco rosso, invece, se se si vogliono utilizzare per valutare il merito degli insegnanti: si penalizzerebbero o premierebbero sulla base di risultati aleatori, che non tengono conto della classe degli alunni e del territorio da cui parte ogni programmazione didattica. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): va bene valutare l'operato di chi lavora, ma occorre farlo in maniera corretta.

Anief reputa positiva la pratica dei test Invalsi, al via domani nelle scuole primarie e che fino al prossimo 19 giugno coinvolgerà 2 milioni di alunni, ma solo verrà adottata come indicatore per programmare nuove strategie didattiche. Non è d’accordo, invece, se si vuole utilizzare l’esito delle prove standardizzate per etichettare le scuole e per valutare gli insegnanti. Si tratterebbe dell’ennesima beffa, messa in atto proprio quando negli Stati Uniti si firma un contratto che aumenta del 18% gli stipendi nei prossimi anni, mentre in Italia il Ministro convoca i sindacati più rappresentativi per avere il beneplacito per la fine degli scatti di anzianità, l’unica forma di carriera del personale scolastico.

Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, si sofferma innanzitutto sul merito del tema: “la nostra Costituzione dice che il lavoro non può ledere la dignità personale e quindi se l'inflazione aumenta e se lo Stato ha le vesti del datore di lavoro privato deve trovare i soldi per i lavoratori nelle Leggi Finanziarie e non nei risparmi di comparto. Quindi li paghi per anzianità o per altra via, ma lo stipendio deve essere legato al costo della vita. Solo dopo aver risolto questo ‘passaggio’ eneludibile possiamo discutere sul merito”.

“Tenendo conto – continua il sindacalista Anief-Confedir - che la valutazione degli insegnanti non può passare per dei test nazionali che non tengono conto della classe degli alunni e del territorio da cui parte ogni programmazione didattica. E qui sta il secondo problema, che ha portato tante proteste in tutta Italia contro questi test. Fino all’indizione degli scioperi per sensibilizzare i cittadini sul tema. Perchè siamo d’accordo sul voler valutare l'operato di chi lavora, ma occorre farlo in maniera corretta.

Anief-Confedir reputa quindi il sistema di valutazione scolastico a tre “gambe” – Invalsi, Indire e corpo ispettivo – con poteri sempre maggiori incompatibile con le esigenze della scuola italiana: in questo modo non si migliora il livello di efficienza dell’istruzione, ma si realizza solo un sistema punitivo e mortificante delle professionalità di chi opera nel settore, spesso in condizioni disagiate e al limite della sopportabilità fisica e mentale. Il giovane sindacato, inoltre, non può accettare che le sorti dell’istruzione italiana siano legate all’operato di un istituzione, l’Invalsi, che ha già mostrato i suoi limiti. Come in occasione degli esami di licenza media, con l’adozione di griglie di valutazione del merito espresse su 4/10 anziché sulla canonica scala 0-10.

Per approfondimenti:

Domani al via i test Invalsi, il Miur li utilizzi solo per la didattica