A sostenerlo è l’Anief, dopo aver verificato la tabella di valutazione dei titoli contenuta nel D.M 94 emessa dal Miur nei giorni scorsi. Pertanto, il giovane sindacato invita a dichiarare i titoli attraverso un’apposita domanda integrativa al fine di poter aderire al ricorso entro il 30 marzo. Secondo lo studio legale, infatti, analogamente a quanto avviene per le GaE, deve essere rispettata, nell’attuale procedura concorsuale, la stessa valutazione del servizio prestato su posti comuni per 180 giorni, su posti di sostegno o su altra classe di concorso. E pure in scuole paritarie riconosciute. Questo è il link per aderire ai ricorsi.
Marcello Pacifico (presidente Anief): a partire dall’anno 2000, gli anni di insegnamento vanno riconosciuti, se svolti nel sistema nazionale d’istruzione, anche in aree diverse dalle discipline curricolari o, ancora, con contratti a tempo determinato. Il sindacato ha deciso che avvierà ricorsi d’urgenza al giudice del lavoro per veder riconosciuti i diritti lesi e rispettare i criteri meritocratici.
Gli attuali iscritti ai corsi universitari abilitanti, che hanno pagato una tassa variabile tra i 3mila e i 4mila euro, avrebbero dovuto concludere il percorso formativo molto prima dell’espletamento dell’attuale procedura concorsuale. A questo proposito, va ricordato che tra gli abilitandi del sostegno solo gli iscritti all’Università di Firenze e di Siena riusciranno a concludere in modo utile per partecipare alla selezione. Anche per quanto riguarda i Percorsi abilitanti speciali, i decreti ministeriali prevedevano la conclusione sempre entro l’anno accademico 2014/15. Al seguente LINK, nella relativa sezione di adesione del sindacato è possibile scaricare il modello di diffida, per invitare gli atenei ad espletare e chiudere i corsi entro e non oltre il 30 marzo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): recentemente, l’Ufficio scolastico regionale del Veneto, attraverso la nota 4195, ha invitato i suoi atenei di riferimento a concludere i corsi (Pas e sostegno) in tempo per il concorso, quindi entro il prossimo 30 marzo. Perché se i precari non hanno maturato il diritto alla partecipazione al concorso, non hanno alcuna colpa. Pertanto, è stato predisposto il ricorso al Tar Lazio a cui sarà chiesta la stessa sotto-forma risarcitoria per compensare l’evidente perdita di chance di partecipazione al concorso a cattedre.
Prima l’amministrazione scolastica sostiene che la digitalizzazione è una delle discipline cardine per la formazione dei nostri giovani: pone le basi per il loro ampliamento, approva finanziamenti copiosi, emana delle linee guida e avvia un piano rilevazione sulla consistenza tecnologica degli istituti. Ma ora scopriamo, con meraviglia, che nel riordino delle classi di concorso la materia “Laboratorio di Tecnologie Informatiche” (primo biennio degli Istituti Tecnici) non è più prevista come insegnamento. E che nel bando del nuovo concorso non sono stati annunciati posti per i docenti di laboratorio della disciplina. Visto come stanno le cose, Anief chiede al Parlamento di interrogare il Ministro Giannini.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): in questo modo si va verso la riduzione di cattedre in organico di diritto di circa il 50 per cento. Con molti docenti di ruolo che scivoleranno nella categoria dei Dop. Inoltre, nel bando del concorso a cattedra non è presente la classe B16, mentre vi è, con 475 cattedre, la classe di Concorso A41 (informatica) alla quale la B16 è connessa per la copresenza. Si vuole forse insegnare la materia, senza però affidare le esercitazioni tecnico-pratiche in laboratorio tenute dai periti informatici?
Per la stampa specializzata l'ipotesi di contratto, sottoscritta con i sindacati maggioritari al Miur il 10 febbraio scorso, è stata inviata alla P.A. solo il 10 marzo e quest'ultima ha 30 giorni di tempo per fornire il proprio parere. Il Miur, però, sembra sicuro del lavoro svolto e già la prossima settimana vuole pubblicare l'ordinanza e avviare la presentazione delle domande dopo il periodo di sospensione per le festività pasquali. Solo che stavolta “sono ancora da definire i criteri per l'assegnazione dei docenti agli ambiti territoriali”. E non è un dettaglio, perché si tratta di una novità storica, che stravolgerà la collocazione del personale scolastico.
Marcello Pacifico (presidente Anief): non riteniamo valida l’instaurazione di questa specie di ‘patentino’, che permette solo per il momento di girare al largo dagli ambiti territoriali. È una vittoria fittizia e a tempo determinato. La verità è che non si può mercanteggiare su certi terreni. Perché tutti i docenti di ruolo hanno firmato il medesimo contratto e detengono gli stessi diritti e doveri. Confermiamo che non appena sarà pubblicato il CCNI, faremo partire le istruzioni per ricorrere al giudice del lavoro, presentare le domande e richiedere trasferimenti, passaggi e assegnazioni provvisorie. Garantiremo adeguata consulenza al personale interessato alla mobilità in tutti gli sportelli territoriali dell’Anief.
I giudici hanno optato per il riconoscimento integrale dell’anzianità pregressa, mediante la corresponsione delle maggiorazioni dovute agli aumenti stipendiali già riconosciuti ai colleghi insegnanti a tempo indeterminato: con ben sette sentenze ottenute dall’Anief, il Miur è stato condannato per violazione delle norme comunitarie nei confronti dei supplenti cui non aveva mai riconosciuto il diritto alle progressioni di carriera e all’anzianità di servizio maturata in ragione dei tanti contratti a termine succedutisi negli anni.
IL PARERE DEI GIUDICI: “in assenza di ragioni oggettive di deroga al principio di non discriminazione sussiste il diritto dei ricorrenti alla progressione professionale retributiva, negli stessi termini previsti per il personale di ruolo” ribadendo che “non possono esservi dubbi sul fatto che l’Ordinamento comunitario prescrive come regola la parità di trattamento tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato nel settore privato come in quello pubblico”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): quella emessa dai tribunali piemontesi conferma la bontà della vittoria del sindacato presso Corte di Giustizia Europea, attraverso cui è stato imposto a tuti gli stati membri di porre fine al trattamento diversificato e vessante dei precari rispetto al personale già immesso in ruolo. Perché il tempo delle umiliazioni è finito: ora c’è spazio solo per il rispetto del diritto. Anche per i precari della scuola.
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