La riforma Fornero, sulla scia delle precedenti, ne ha già ridotto di circa il 20% la consistenza: l’ulteriore decurtazione dovuta alla restituzione dei tre anni di “scivolo” porterà l’entità delle pensioni dei lavoratori italiani - nati tra il 1951 e il 1953 - che aderiranno al progetto, ad un importo lontanissimo a quello percepito dagli attuali pensionati che hanno versato meno contributi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): quella annunciata dal ministro Poletti è una soluzione tutt’altro che redditizia, anche perché nel frattempo in altri Paesi si continua ad andare in pensione senza ‘trappole’. Un docente della Germania lascia il lavoro dopo 24 anni di servizio, senza decurtazioni e con uno stipendio quasi doppio rispetto ai nostri insegnanti. La verità è che questo Governo aveva promesso di mettere mano nel 2016 alla riforma Fornero, prendendo un impegno con gli italiani. Mentre questa proposta, che coinvolge le banche per sovvenzionare la pensione in anticipo, rappresenta l’ennesimo bluff alle spalle di chi ha lavorato una vita e merita di andare in pensione in tempi decenti e con degli assegni dignitosi.
Il corso avrà una durata annuale, la frequenza sarà obbligatoria e solo chi riuscirà a superare l’esame finale potrà ottenere il titolo. Confermati i numeri: 16.436 posti, di cui 11.328 comuni (3.270 per le scuole medie e 8.058 per le superiori) e 5.108 sul sostegno. Anief pronta a ricorrere qualora fossero esclusi a priori tante categorie di docenti precari.
Marcello Pacifico (presidente Anief): ci auguriamo che i test preselettivi siano strutturati in modo differente rispetto agli scorsi anni e con maggiore professionalità. Troppo spesso il nostro team di esperti ha rilevato nelle domande parzialità e imprecisioni, se non veri e propri errori che hanno inficiato il corretto esito dell'accesso al corso abilitante. I nostri legali, coadiuvati dalla competenza dello staff del settore contenzioso nazionale, hanno già permesso a diverse centinaia di ricorrenti di ribaltare l’orientamento del Miur all'atto della loro illegittima esclusione.
In attuazione della legge n. 89/2016. È una vittoria dell’Anief che per prima ha denunciato l’irragionevolezza della norma. Tuttavia, il sindacato ricorda che i vincitori hanno diritto ad essere assunti nella regione di appartenenza della rispettiva GM secondo i posti già autorizzati nel triennio. Per questo motivo, già da tempo, è stato attivato uno specifico ricorso al giudice del lavoro. Per aderire, vai al seguente link. Il ricorso è aperto anche ai vincitori che presenteranno domanda attraverso istanze on-line tra il 29 luglio e il 9 agosto 2016.
Dopo la riapertura dei ricorsi per entrare nelle GaE per diplomati magistrale, abilitati TFA, PAS e SFP e per il reinserimento dei docenti depennati per mancato aggiornamento, Anief annuncia l’apertura dei ricorsi per far accedere il personale educativo alle graduatorie ad esaurimento della scuola primaria e per il reinserimento dei docenti di ruolo cacellati dopo l'immissione in ruolo da tutte le graduatorie. Invio domanda cartacea e adesione al ricorso on line entro l’8 luglio.
Il Consiglio di Stato dà nuovamente torto al MIUR e respinge il suo appello contro il favorevole pronunciamento ottenuto dall'Anief presso il TAR del Lazio. Confermato il diritto dei docenti di ruolo a partecipare al concorso a cattedra da cui erano stati esclusi e il vizio di costituzionalità del relativo comma 110, art. 1, della Legge 107/2015. Vittoria piena dell'Anief che con l'Ordinanza n. 1685/2016 del TAR Lazio, e la successiva Ordinanza Collegiale n. 4343/2016, aveva ottenuto per la prima volta la rimessione alla Corte Costituzionale della contestata Legge denominata “Buona Scuola”: escludere dalla selezione pubblica i docenti di ruolo della scuola statale viola palesemente gli articoli 3, 4, 51 e 97 della nostra Carta Costituzionale.
È imminente il decreto Miur sugli organici 2016/17, con 601.126 cattedre comuni e 96.480 per il sostegno (pur in presenza di almeno 125mila posti necessari). La novità è rappresentata dai 48.812 dell'organico potenziato, introdotto con la riforma 107/15. Il punto è che lasciando gli organici immutati, si conferma anche il numero di supplenze (considerando anche che il concorso a cattedra nella maggior parte delle classi di concorso non si concluderà a breve): quest’anno sono stati conferiti ben 115.823 contratti almeno sino al termine delle lezioni, praticamente gli stessi del passato. Per non parlare degli Ata, per i quali pur in presenza di 8.687 alunni in più iscritti al prossimo anno scolastico (7.735.688 contro i 7.727.001 del 2015/16), è stato confermato il taglio di 2.020 posti per soddisfare la spending review sulla pelle delle scuole e dei suoi alunni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): abbiamo grosse difficoltà a credere che si tratti, come sostiene il Miur, in larghissima parte di posti da considerare occupati e assegnabili solo fino al 30 giugno dell’anno successivo. Quindi da non considerare utili per le immissioni in ruolo. Se il Ministero è così sicuro, allora perché non svolge un monitoraggio per verificarne l’effettiva natura? Uno studio analitico della situazione, scuola per scuola, accerterebbe che le assunzioni da fare sono di più. Allora sì, che le supplenze annuali si ridurrebbero.
Ancora una vittoria Anief e ancora un provvedimento del TAR del Lazio completamente ribaltato dalle decisioni del Consiglio di Stato. Gli Avvocati Anief Francesca Lideo e Sergio Galleano ottengono una nuova importante vittoria in favore dei docenti cancellati dal MIUR per non aver prodotto domanda di permanenza/aggiornamento nelle GaE con un provvedimento cautelare emanato dal Consiglio di Stato che dispone il loro immediato reinserimento nelle stesse. Ribadito, inoltre, il diritto dei ricorrenti a poter stipulare contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato in virtù del loro corretto inserimento nelle Graduatorie d'interesse.
È ormai cosa certa che è intenzione del governo applicare gli aumenti solo a chi percepisce uno stipendio ridotto e ai “meritevoli”: è una prospettiva peggiore dell’ultima revisione, datata 2009, perché oggi il governo intende incrementare le buste paga ad una ristretta cerchia di lavoratori statali. Nella migliore delle ipotesi, si arriverebbe ad uno ogni tre, con circa 2 milioni che rimarrebbero fermi a quella di sei anni fa. Come se gli stipendi dei dipendenti pubblici non avessero raggiunto il punto più basso mai registrato in 34 anni di serie storiche, dal 1982. Per questo, Anief ribadisce il progetto di ricorrere al giudice del lavoro e delle leggi, per recuperare quell’indennità di vacanza contrattale che rimarrà “congelata” almeno sino al 2018.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è un’ipotesi inaccettabile e incostituzionale. Il governo la finisca con le soluzioni al risparmio e provveda ad adeguare gli stipendi, da settembre scorso, già prima di sedersi al tavolo con i sindacati, di quel 10% sottratto per la mancata applicazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Rinunciarvi significa non applicare la normativa vigente in materia di tutela retributiva del pubblico impiego. Dopo di che le buste paga di tutti i dipendenti pubblici vanno pareggiate al livello d’inflazione, applicando un altro 10 per cento di aumenti. Perché, nel frattempo, il costo della vita ha surclassato gli stipendi.
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