In Lombardia oltre la metà dei posti andranno persi: su 4.963 cattedre, 2.505 risultano senza vincitori. Per Matematica e Scienze la situazione è da allarme rosso: il 60% dei posti messi a bando non possono essere assegnati, perché mancano i candidati reputati idonei. Siccome non ci sono più precari nemmeno nelle GaE, 543 rimarranno vacanti; a questi, si aggiungono quelli dei docenti che chiederanno il passaggio di ruolo e i pensionamenti. Oltre ai tanti assegnati al 30 giugno, ma in realtà senza titolare. La proiezione nazionale è peggio delle previsioni più nere: oltre 30mila posti persi su 63mila messi a bando. E la soluzione proposta dal Governo nello schema sulla formazione iniziale del reclutamento non risolve il problema: per sette anni, nessuno immesso in ruolo in spregio alla continuità didattica e alle sentenze risarcitorie dei giudici.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i dati della Lombardia dimostrano che se non si apre agli abilitati delle graduatorie d’istituto, peraltro tutti già formati e selezionati a partire dal 2011 per fare questo lavoro, nei prossimi anni la supplentite si allargherà a macchia d’olio. Sovvertendo quanto prospettato dal Governo Renzi, che aveva invece promesso di abbattere il precariato. Incrementare il fenomeno, oltre che comportare problemi formativi notevoli, allontana la nostra scuola dall’UE, che ha chiesto in più occasioni di provvedere a stabilizzare tutti i precari che abbiano svolto oltre 36 mesi. È ovvio che se non si aprirà agli abilitati delle graduatorie d’istituto, a partire dalle classi di concorso dove non vi sono più candidati nelle GaE e nelle GM, Anief è pronta a citare di nuovo lo Stato per inadempienza e a richiedere risarcimenti milionari.
È il primo risultato, per quanto ancora non scritto, del confronto tra politica e associazioni sul testo della delega sull'inclusione scolastica. Da parte della ministra Fedeli c'è la disponibilità ad accogliere le osservazioni che verranno dal Parlamento. Le associazioni sono impegnate a formulare proposte, confronto aperto con la politica.
Pensare di salvaguardare i bisogni formativi dell’allievo, confermando lo stesso insegnante di sostegno per un alto numero di anni è un’illusione. Tale docente è, infatti, inserito all’interno dell’organico scolastico: all’inizio di ogni nuovo anno, sempre che abbia mantenuto la stessa sede di servizio, nulla vieta che possa cambiare allievo. Inoltre, la programmazione educativa individualizzata non è frutto del singolo docente, ma sempre e solo del Consiglio di Classe: è in quella sede che si determina la linea formativa dell’alunno. E quell’organismo ogni anno cambia volto e strategie.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): la continuità didattica è un falso mito, perché nell’ipotesi di contratto sulla mobilità è abolito il vincolo triennale di permanenza e almeno un insegnante per Consiglio di Classe avrà la possibilità di spostarsi per avvicinarsi, giustamente, vicino casa. Mentre i docenti di sostegno, ai sensi dell’art. 12 della legge delega, dovranno permanere nel loro ruolo per dieci anni; inoltre, nello stesso organo collegiale, uno o due docenti sono quasi sempre precari, costretti ogni anno a cambiare sede. Vi sono, poi, i trasferimenti volontari e d’ufficio e i pensionamenti. In questo quadro, con la programmazione periodicamente rivista e corretta, come si può pensare di garantire la continuità formativa pensando di costringere il docente di sostegno a rimanere sull’alunno? Ma ammesso che sia così, perché il Miur continua, pure dopo la riforma, ad assegnare una cattedra di insegnante specializzato su tre ai precari?
Roma, 7 febbraio 2017 - È nato da pochi giorni l'UDIR, il nuovo sindacato dei dirigenti scolastici. La nuova organizzazione, fortemente voluta da Marcello Pacifico, presidente di ANIEF (Associazione Sindacale Professionale), nei primi due giorni di vita ha già registrato più di 100 iscrizioni, e punta a diventare il punto di riferimento principale di tutti i dirigenti scolastici italiani. La nuova organizzazione aderisce a Confedir (Confederazione rappresentativa al tavolo della dirigenza pubblica per il triennio 2015-18) ed è stato creato per centrare un obiettivo ormai da tempo abbandonato da tutti gli altri sindacati che hanno sottoscritto nell’ex area V il CCNL 2000-2001, che hanno dimenticato di trattare tutti i dirigenti allo stesso modo, lasciando i dirigenti scolastici come fanalino di coda della dirigenza italiana. Per i vertici del nuovo sindacato "I sindacati storici non hanno contrastato, in maniera significativa, il taglio del 33% del FUN, nell’ultimo quinquennio, da cui si paga la retribuzione di posizione e di risultato con riflessi negativi nella contrattazione regionale. Pertanto, risulta necessaria un’immediata e vincente azione giudiziaria che aumenti gli stipendi a regime e recuperi gli arretrati. L'UDIR nasce quindi con l'intento di combattere con forza queste disparità, che portano i Dirigenti Scolastici ad essere i dirigenti dello stato meno pagati in assoluto a fronte del fatto che sono quelli con il maggior numero di responsabilità. Il nuovo sindacato dei dirigenti scolastici promette di iniziare subito con azioni forti, anche legali, per difendere i diritti di un settore dimenticato della dirigenza dello stato. A tal fino sono già previsti e pronti più di 100 ricorsi per la tutela del profilo dirigenziale del "vecchio" Preside.
I tribunali hanno evidenziato l’illegittimità della mancata valutazione del servizio pre-ruolo oltre il quarto anno, sia per la mobilità d'ufficio, sia per le graduatorie interne d'istituto ed inoltre per il servizio svolto nelle paritarie ai fini della corretta attribuzione del punteggio, in aperto contrasto con il prescritto normativo. Ancora, il servizio prestato su posto di sostegno con contratti a tempo determinato, che non sarà ritenuto utile ai fini del raggiungimento del vincolo quinquennale per passare da posto di sostegno su cattedra comune.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): su questi tre punti occorre necessariamente ‘aggiustare il tiro’, sottoscrivendo un CCNI definitivo sulla mobilità non discriminatorio nei confronti di chi ha svolto lunghi periodi di precariato, supplenze sul sostegno e nelle scuole paritarie. Qualora non venissimo ascoltati, di sicuro impugneremo le norme approvate chiedendo giustizia al giudice. Per informazioni e adesioni ai ricorsi cliccare qui.
Le audizioni sul decreto legislativo sulla ‘istituzione del sistema integrato di educazione e d’istruzione dalla nascita sino a sei anni’ della Legge 107/15 stanno confermando la linea dell’Anief: è necessario un sensibile aumento degli organici e l’introduzione di personale potenziato nell’infanzia. Così come sarebbe molto utile l’anticipo di un anno dell’obbligo scolastico in classi con docenti della scuola dell’infanzia e della primaria assieme.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): procedere alle immissioni in ruolo non è nulla di sensazionale se si pensa che stiamo parlando degli insegnanti più presenti nelle GaE e nelle graduatorie dei vincitori di concorso, ma che sinora sono stati immessi in ruolo con il contagocce anche dalla riforma Renzi-Giannini.
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