La docente, su ricorso patrocinato dai legali Anief, aveva ottenuto definitivamente ragione con sentenza del Consiglio di Stato, peraltro passata in giudicato, cui il Miur aveva anche dato esecuzione: il tutto, però, senza permettergli l’accesso, come sarebbe stato legittimo, alla compilazione via internet della domanda per partecipare al piano straordinario di immissioni in ruolo previsto dalla Legge 107/2015, fasi B e C, attraverso le quali sono state immessi in ruolo oltre 56mila insegnanti precari. La sentenzia evidenzia proprio come il Miur abbia di fatto compiuto un vero e proprio illecito. Anief ricorda che, per i docenti destinatari di favorevole e definitiva sentenza del Consiglio di Stato, è ancora possibile aderire allo specifico ricorso.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): anche stavolta siamo riusciti a tutelare i diritti di questa categoria di docenti precari, per troppi anni ignorati dal Miur, ristabilendo il giusto diritto grazie anche alla professionalità dei nostri legali. Abbiamo quindi dimostrato che avevamo ragione a pretendere il loro inserimento nelle GaE: nella stessa situazione della docente con diploma magistrale, appena assunta a titolo definitivo, ci sono diverse migliaia di precari che difenderemo in tribunale, ribadendo le medesime ragioni”.
Con le Sentenze TAR ottenute ieri dagli Avvocati Rodrigo Verticelli e Francesca Marcone, l'Anief chiude la partita sulla questione dei requisiti di accesso ai Percorsi Abilitanti Speciali indetti dal MIUR nel 2013 e ottiene lo scioglimento della riserva per centinaia di ricorrenti che si sono affidati ai nostri legali per l’ottenimento del diritto all’accesso al corso, contestando i requisiti minimi di ammissione richiesti dal MIUR.
È una soddisfacente vittoria, dunque, quella ottenuta dai legali Anief a seguito dell'udienza di discussione presso il TAR del Lazio, con ben cinque sentenze che consolidano finalmente e in via definitiva la posizione dei nostri iscritti confermando a tutti gli effetti e “a pieno titolo” il conseguimento della loro abilitazione PAS cui avevano avuto accesso “con riserva” e in attesa della definizione del contenzioso.
Lo prevede lo schema di decreto legislativo contenente le “norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità” approvato il 14 gennaio in CdM e ora per due mesi all’esame delle commissioni parlamentari. Purtroppo, tale provvedimento non risolverà “lo spropositato utilizzo che lo Stato fa dei contratti a tempo determinato: circa 100 mila supplenti annuali, quasi il 13% dei posti, tra i quali ben 41 mila impegnati nel sostegno ai disabili: un utilizzo non una tantum, né a carattere straordinario, ma che si ripete stabilmente ogni anno”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): anche con il raddoppio di anni sul sostegno, 1 cattedra su 3 rimarrebbe comunque senza titolare, con i 5mila prossimi specializzandi Tfa che andranno a coprire solo una parte minima dei posti liberi: altri 35mila continueranno a essere assegnati annualmente con scadenza 30 giugno. Il problema è che l’amministrazione mantiene in vita la la Legge 128/2013, la quale ha introdotto il limite massimo del 70% dell’organico di diritto rispetto ai posti vacanti: non cancellare quella norma significa voler continuare a tenere a tutti i costi i posti di sostegno in deroga, con ripercussioni negative sul piano didattico e calpestando i diritti dei giovani disabili. In questo modo l’unico a guadagnarci è, ancora una volta, lo Stato, che risparmia sui mesi estivi dei supplenti: è questa la vera vergogna.
La norma è contenuta nella bozza di decreto, approvata sabato scorso dal Consiglio del Ministri, sul riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria: per altri tre anni, “si applica la disciplina transitoria”, quindi per assegnare la metà dei posti vacanti e disponibili continueranno ad essere utilizzate le GaE e potrà “essere indetto un corso di Tirocinio Formativo Attivo per le classi di concorso e tipologie di posto per le quali sono esaurite le graduatorie ad esaurimento provinciali”. C’è poi una puntualizzazione da fare sul testo in via di approvazione: siccome i tirocinanti saranno utilizzati anche per svolgere attività di docenza, soprattutto su posti che risulteranno provvisoriamente liberi, è bene scrivere subito nero su bianco che dovranno percepire lo stesso stipendio (a fronte degli stessi diritti) del personale docente di ruolo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il nostro sistema scolastico non può bloccarsi perché gli aspiranti all’immissione in ruolo, selezionati e formati nelle università per farlo, continuano ad essere assurdamente messi da parte. Come se fossero dei docenti di serie B. Il Governo ha l’occasione per farlo, per collocarli finalmente nelle GaE, proprio attraverso la modifica del decreto delegato ora allo studio delle Commissioni Parlamentari e da approvare in via definitiva entro due mesi. Inolte un tirocinante giunto al terzo anno di formazione, dopo aver acquisito la laurea, poi l’abilitazione, vinto il concorso e formatosi sul campo per un ulteriore biennio, è praticamente un insegnante a tutti gli effetti.
Sono ormai inarrestabili i successi Anief in tribunale volti al riconoscimento del diritto dei docenti in possesso di diploma magistrale abilitante e di sentenza favorevole del Consiglio di Stato che li inseriva in Graduatoria a Esaurimento, a partecipare alle immissioni in ruolo decretate dalla Legge 107/2015 e al conseguente piano straordinario di stabilizzazione. Ancora possibile aderire allo specifico ricorso.
Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Tiziana Sponga e Francesca Lideo ottengono nuovamente ragione in tribunale con una sentenza esemplare che evidenzia come il MIUR, nell'escludere dalla possibilità di partecipare di diritto al piano assunzionale straordinario i diplomati magistrale destinatari di favorevole sentenza del Consiglio di Stato che imponeva il loro corretto inserimento in GaE a far data dalla prima pubblicazione delle graduatorie 2014, ha compiuto un vero e proprio illecito.
Il problema del Tfr è molto più sentito tra i lavoratori del pubblico impiego che quelli del privato perché i primi sono soggetti ad una trattenuta sullo stipendio del 2,5% mentre per i secondi, il trattamento di fine rapporto è totalmente a carico del datore di lavoro. Il presidente Anief, Marcello Pacifico, in un'intervista a Teleborsa prospetta possibili soluzioni tra cui il ricorso alla Consulta per dare ai dipendenti statali una giusta equiparazione con i privati. Anief mette a disposizione dei modelli di diffida per tutti coloro che sono stati assunti dopo il 2000, per richiedere indietro, interrompendo i termini di prescrizione, questo 2,5 di trattenuta ed impedirne in futuro un nuovo accredito sugli stipendi degli statali. "Si tratta di una disparità di trattamento che non ha nessuna ragione di essere" -secondo Pacifico e sostiene - "si lavora nel pubblico come nel privato ed è giusto che entrambi abbiano la stessa liquidazione e se devono avere la stessa liquidazione,non è giusto che alcuni lavoratori del paese, tutti quelli del pubblico impiego, abbiano una liquidazione inferiore".
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