Test INVALSI. Perché alla Ministro piacciono tanto e non piacciono affatto agli insegnanti
È di queste ore la notizia che il Governo sta seriamente pensando di modificare le tante norme illogiche approvate con l’ultima riforma pensionistica dell’Esecutivo del premier Monti. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: stiamo predisponendo «interventi normativi finalizzati a prevedere forme di flessibilità di pensionamento che possano, così, favorire il ricambio generazionale». Solo che al trattamento pensionistico sarà applicata una riduzione sulla quota calcolata con il sistema retributivo pari ad una certa percentuale per ogni anno mancante all'età di vecchiaia. Un modello non molto diverso dal ddl Damiano (Pd), che prevede flessibilità in uscita permettendo il pensionamento già a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni dell’8% (una sorta di quota 97) sull’assegno pensionistico, già ridotto all’osso.
Anief-Confedir ritiene che il fine, sicuramente nobile, di mandare in pensione i lavoratori italiani, dopo una vita di lavoro, non può giustificare il mezzo: bisogna necessariamente trovare altri canali per finanziare il diritto di un dipendente a lasciare l’occupazione dopo aver versato 40 anni di contributi.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è inammissibile cambiare le regole ad ogni legislatura, senza pensare che a subirne gli eventi ci sono lavoratori in carne ed ossa. Nell’ultimo quinquennio, le riforme sulla quiescenza hanno allungato di dieci anni l'età pensionabile: dal 2050, i neo-assunti potranno andare in pensione dopo 70 anni o 46 anni e mezzo di contributi. E dal primo gennaio 2016, avremo un peggioramento della situazione per via dell’aspettativa di vita crescente. Intanto, gli insegnanti tedeschi continuano a lasciare la cattedra dopo 27 anni senza riduzioni. Siamo pronti a dare battaglia in tribunale.
Anief denuncia l’aggiramento della sentenza della Corte europea del novembre 2014 e avvia con l’avv. Offer il contenzioso al giudice del lavoro per stabilizzare e risarcire chi ha svolto, negli ultimi anni, più di 36 mesi di servizio, senza ragioni sostitutive. Clicca qui per info sui ricorsi Anief Trento.
Entro l’estate il decreto con gli ammessi, ma si continua a dimenticare il contenzioso attivato nel 2011, ancora pendente. Il sindacato chiede modifiche al Senato per evitare il nuovo ricorso al Tar Lazio dagli esiti scontati, per l’ammissione diretta al corso riservato, con valutazione finale. Per Marcello Pacifico, presidente Anief, la legge esige la parità di trattamento per tutti i contenziosi. In attesa delle modifiche, pertanto, il sindacato riapre i termini per ricorrere per tutti i candidati, anche dell’ultimo concorso DDG/2011 con ricorsi pendenti.
Aderire adesso consentirà di poter impugnare prontamente il decreto che sarà emanato entro 30 giorni dall’approvazione della legge, quest’estate, per l’ammissione al corso-concorso. Clicca qui per andare al form di adesione online.
Dopo le forti pressioni del sindacato – diffide e avvio iniziative legali – da Viale Trastevere arriva il via libera che permette anche ai nuovi abilitati di collocarsi nella graduatoria corretta.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir):ancora una volta, il sindacato si è schierato accanto e fatto garante di migliaia di abilitati attraverso i vari corsi PAS, SFP, TFA e altri corsi formativi abilitanti che rivendicano il diritto alla corretta collocazione in graduatoria e all’assunzione. Le norme a tutela dei nuovi abilitati già esistevano: bastava applicarle.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): ormai la partita si gioca a Palazzo Madama, dove la maggioranza è più stretta e l’esito delle elezioni regionali potrebbe avere il suo peso nello spostare più di un parere dei parlamentari verso il no ad un disegno di legge rifiutato dalla larghissima maggioranza del paese. Appare francamente inutile, quindi, organizzare presìdi in corrispondenza dell’ok finale a Montecitorio. Il blocco delle valutazioni degli studenti non è illegittimo: esistono delle norme ed è chiaro che se il sindacato dovesse arrivare ad un’iniziativa del genere, lo farebbe di certo non forzando la legge.
Pubblichiamo alcuni articoli sulle comunicazioni di Renzi ai docenti, ma non li ascolta. Il DDL Scuola, un testo quasi blindato.
È dall’impopolarità della riforma che scaturisce la decisione presa nelle ultime ore dal presidente del Consiglio di difendere il testo del ddl 2994 appena ‘licenziato’ dalla Commissione Cultura della Camera. Prima, pubblicando un video-messaggio, in cui spiega la sua “Buona Scuola”, e poi scrivendo una lettera ai docenti nella quale si sostiene che siamo di fronte alla più grande assunzione mai fatta da un Governo della Repubblica. Ma non è vero.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): Governo e Parlamento farebbero bene a concentrarsi sull’assunzione di 200mila precari, come indicato, a differenza di quanto sostiene il premier, proprio dalla Corte di Giustizia europea nello scorso autunno. Non siamo contrari al merito, ma alle modalità con cui viene imposto. Delegando i dirigenti scolastici a farlo, superando anche le graduatorie, arrivando in questo modo anche ad aggirare le regole di accesso alle professioni pubbliche. E che dire degli aumenti ad una fetta ristretta di personale, quando tutti attendono il rinnovo del contratto da sei anni e si ritrovano gli stipendi sotto l’inflazione? Su un punto siamo d’accordo con Renzi: quando dice che la scuola è di tutti. Allora lo dimostri ritirando la riforma.
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