Il giovane sindacato risponde alle dichiarazioni odierne del ministro dell’Istruzione: anche dopo il piano di assunzioni straordinario, i precari rimarranno il 10%. La quota del 2.5% dichiarata a Radio 24 è priva di fondamento: il ministro forse non sa che il prossimo anno il Miur chiamerà comunque oltre 100mila supplenti tra docenti e Ata.
Inoltre, solo 70 giorni fa, nel corso di un question time alla Camera, il ministro assicurava che “gli idonei del concorso 2012 sono parte del piano assunzionale straordinario che il Governo sta approntando e che confluirà nel provvedimento in approvazione a breve in Consiglio dei Ministri”. Cosa è accaduto nel frattempo per fargli ribaltare la posizione?
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): non ci interessa nemmeno più di tanto il motivo per cui il titolare del Miur ha voltato le spalle agli idonei: quel che conta è che preveda anche loro nel piano di assunzioni. Proprio perché hanno preso la patente per guidare la macchina, non per guardarla in vetrina, vanno immessi in ruolo. Altrimenti Miur e Governo dovranno fare i conti con l'Europa.
Bocciato il Ddl 2994 perché impedisce i contratti dopo i 36 mesi di servizio invece di stabilizzare, non assume su tutti i posti realmente vacanti, lascia fuori dalle scuole 200 mila precari e li continua a discriminare rispetto ai colleghi di ruolo, senza prevedere alcuna tutela. Nonostante la sentenza “Mascolo” della Corte di giustizia europea del novembre 2014 e l’atto di messo in mora della Commissione UE del 2013, rimane irrisolta e confusa la situazione del precariato scolastico. È quanto chiesto a Bruxelles dal Presidente Marcello Pacifico, in una circostanziata denuncia.
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Mentre i Confederali e altri sindacati autonomi mettono in atto l’ennesimo sciopero contro l’approvazione della riforma Renzi-Giannini, con centinaia di cortei e tante scuole rimaste chiuse, il presidente Marcello Pacifico vola nella capitale europea per presentare una nuova denuncia alla Commissione Ue su tanti contenuti illegittimi del disegno di legge ‘La Buona Scuola’. Tra i punti contestati, da sottoporre al vaglio delle Commissione, la mancata stabilizzazione dei precari, che dopo 36 mesi di servizio, anziché essere assunti, vengono ‘puniti’ dal Governo italiano negando loro ogni forma di supplenza; l’assunzione di un solo docente precario su tre, tra quelli inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, di merito e d’istituto; l’esclusione dalle immissioni in ruolo degli Ata, pur in presenza di almeno 10mila posti liberi. Tra le incongruenze della riforma spicca poi la disparità di trattamento, in termini di carriera e contrattuali, tra personale di ruolo e precario o neo immesso in ruolo. Inoltre, mancano all’appello 200mila assunzioni. Il sindacato chiederà l’immediata apertura del processo a carico dello Stato italiano, che dopo aver ricevuto la comunicazione di messa in mora per tali inadempienze, continua a negare i diritti a tantissimi suoi cittadini che in questi anni hanno permesso alla scuola di funzionare.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): questa riforma va rigettata perché introduce troppe norme illegittime, come la chiamata diretta del personale e i super poteri ai presidi. Inoltre, elude la sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 26 novembre, non risolve il problema del precariato e non risponde all’atto di messa in mora sulla stabilizzazione del personale. Siamo arrivati qui perché è necessario che subito si apra, a un anno di distanza dall'ultimatum di Bruxelles, il ricorso della commissione Ue contro lo Stato italiano.
MIUR e INVALSI fanno orecchi da mercante
La prova Invalsi non solo continuerà a incidere sul voto dell’esame di Stato a conclusione del primo ciclo di istruzione ma nel 2017 potrebbe essere sperimentata anche agli esami conclusivi del secondo ciclo. Il ministro Stefania Giannini continua a non tenere conto delle ragioni in dissenso che la base della Scuola manifesta e che, secondo l’ANIEF hanno fondate ragioni docimologiche. Purtroppo al MIUR si accorgono della Scuola militante soltanto quando si presenta con pentolame e mestoli.
Tra contestazioni, polemiche e ricorsi, sta per concludersi faticosamente la procedura del vecchio concorso: ma il regolamento per il nuovo non è ancora pronto.
La Direzione Regionale del Partito Democratico pugliese approva all'unanimità un documento che impegna i parlamentari della regione “a mettere in campo tutte le azioni possibili perché questo DDL venga ritirato dal Governo”: perché con questa riforma “si annienta la riforma parlando discuola-azienda”,che è in contrasto con l'idea della scuolacomunità educante, che si fonda sul principio della libertà di insegnamento.
Dopo il successo dello sciopero del 24 aprile, continua la scia di proteste: migliaia di docenti, precari, studenti e genitori parteciperanno alle manifestazioni spontanee vestiti a lutto, per promuovere "una lettura corale degli art. 3, 21, 33, 34 e 97 della Costituzione italiana” calpestatati dal ddl di riforma. A Roma, l'appuntamento è in piazza Montecitorio, davanti alla Camera, dove in contemporanea la Commissione starà votando gli articoli del disegno di legge. Nel frattempo, anche le Regioni si ribellano.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la protesta sta assumendo proporzioni sempre maggiori. Non si tratta, di certo, di qualche fischio isolato, come ha detto ieri il premier Renzi a Bologna. Anief - con Unicobas e Usb - ha dato il là alle contestazioni portando a Roma 10mila manifestanti. In queste ore sono previste centinaia di uscite in piazza spontanee. Per domani è stato proclamato un altro sciopero. Il problema è che il Governo continua a non ascoltare chi la scuola la conosce bene, perché la vive e tocca con mano i suoi problemi tutti i giorni. La riforma non può passare come un atto unilaterale per le stanze dei palazzi di Governo e del Miur e non possono di certo bastare alcuni micro-emendamenti per modificarne l’impianto fortemente negativo.
Martedì 5 maggio, data dello sciopero nazionale contro il DDL n. 2994 e la cosiddetta riforma de "La Buona scuola", presso la sede della Regione di viale Aldo Moro 50 a Bolognasi riunisce, nel pomeriggio, l'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna per discutere e approvare la risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle con la quale si chiede al Governo e al Ministero di includere nel piano di stabilizzazione, oltre ai docenti precari delle GAE, anche i docenti delle GI con più di 36 mesi di servizio. La risoluzione dell'Emilia che si colloca nel solco delle risoluzioni trasversali già presentate e approvate in Piemonte e Toscana, si pone gli stessi obiettivi che vanno da una soluzione per il precariato scolastico al nuovo reclutamento e alla formazione dei docenti, fino all’innovazione e riorganizzazione strutturale delle scuole. L’iniziativa è stata presentata da tutte le forze politiche e in particolare da un’esponente del Movimento Cinque Stelle. Si tratta della Capogruppo in Regione Giulia Gibertoni che si è fatta portavoce delle tante istanze dei docenti presso l'Assessore regionale all’Istruzione, Patrizio Bianchi.
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