Secondo l’accusa, gli alunni di appena tre anni sarebbero stati costretti a trascorrere buona parte della mattinata in classe, seduti e con la testa appoggiata sul banco: quando provavano a sollevare il capo, le maestre gliela sbattevano con forza sul banco. Il sindacato dice no alle strumentalizzazioni: ammesso che sia tutto confermato si tratta di casi isolati, a fronte di 800 mila insegnanti che ogni giorno entrano in classe e fanno egregiamente il loro dovere pur essendo lasciati soli e sistematicamente bistrattati dal loro datore di lavoro, lo Stato. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, sostiene che se ci sono alcune ‘mele marce’, la scuola non può trasformarsi in un luogo di detenzione. Se si ragiona in questi termini allora le videocamere permanenti dovrebbero essere poste anche nelle caserme, a tutela dei cittadini fermati, oppure negli oratori. Noi siamo con il garante della privacy, il quale ha ribadito più volte che l'unica ipotesi di videosorveglianza scolastica da ritenersi lecita riguarda la finalità di tutela dell'edificio scolastico e dei beni scolastici da atti vandalici. La verità è che per tutelare gli alunni bisogna prima accertarsi che siano tutelati i loro insegnanti che svolgono, come i medici, gli psicologi e gli infermieri, delle helping profession ad altissimo richio burnout.