Il testo approvato dal CdM prevede che il prossimo anno potranno sì programmare un ritiro anticipato dal lavoro, con almeno 57-58 anni di età e 35 anni di contributi, ma in cambio di un prezzo altissimo: il loro assegno pensionistico si calcolerebbe, infatti, con il sistema interamente contributivo, rinunciando al sistema misto o retributivo decisamente più favorevoli. Con una perdita stimata media del 25-30%. Nei 30 anni di aspettativa di vita, queste donne lavoratrici andranno a perdere oltre 140mila euro. Un vero salasso. Per chi inizia a lavorare oggi, invece, si prospetta il 40% dell’ultimo stipendio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): converrà ancora lavorare una vita, anche 44 anni, per accedere ad importi pensionistici così irrisori? Chi ci governa non si rende conto che in tal modo si va a ledere il principio della parità retributiva, perché la pensione non altro che una retribuzione differita.