Pubblichiamo alcuni articoli sull'Università, negli atenei è boom di prof a contratto, mentre ricercatori e docenti a tempo pieno rimangono al palo.
Pubblichiamo alcuni articoli sull'Università, negli atenei è boom di prof a contratto, mentre ricercatori e docenti a tempo pieno rimangono al palo.
1)Progetto: Qualità nella Scuola dell'infanzia. Monitoraggio fino al 30 aprile 2015
Vi lavora l’Università Milano-Bicocca, insieme a Università e Istituti di Ricerca di altri 10 Paesi UE, per approfondire la conoscenza dei servizi educativi rivolti all'infanzia nei diversi Paesi.
2) La chiamata diretta triennale dei docenti: un ballon d’essai nella deregulation del diritto del lavoro
C’è un abbinamento, nel d.d.l. Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, che ci sembra messo lì dal Governo allo scopo di sperimentare le reazioni nei lavoratori del pubblico impiego. Che significato ha l’avere il Governo presentato contestualmente la norma triennale del Job Act e il limite triennale delle nomine ai docenti?
Invece di provvedere a stabilizzare decine di migliaia di ricercatori e docenti, da anni, se non decenni, impegnati quotidianamente a condurre la didattica e la ricerca nelle nostre università, da Viale Trastevere, quindi, è arrivata l’idea “geniale”: salvare i corsi di laurea a rischio allargando il numero di professori a contratto: si istituzionalizzano così sempre più rapporti annuali a contratto, spesso in cambio di un mero rimborso spese, ad insegnanti esperti e cultori delle varie materie. Superando, nemmeno di poco, l’originario limite legislativo del 5%. Anche la Legge di Stabilità ha dato il suo contributo negativo. Per non parlare della nuova ripartizione del fondo ordinario degli atenei. È la conferma che oggi in Italia chi ha i titoli e la voglia di insegnare e fare ricerca all’università ha le ali tarpate.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir):il continuo ricorso alla contrattazione privatistica per assicurare la costante erogazione dell’attività didattica, sta mettendo a serio rischio l’intera sopravvivenza del servizio nazionale universitario. Il tutto, calpestando la Carta europea dei ricercatori. Non è un caso se vi sono sempre meno iscritti, troppi studenti fuori corso e un numero altissimo di cultori, assegnisti, dottori di ricerca, ricercatori, verso l’estinzione, e quasi-docenti in perenne attesa di fare il “salto” negli organici accademici. Ma contro tutto ciò abbiamo deciso di dire basta: se necessario ricorreremo fino alla Curia europea.
Disponibile il modello di richiesta di inserimento da inviare entro il 1° aprile 2015 all’intendenza scolastica di Bolzano. L’invio del modello entro i termini indicati è indispensabile per poter ricorrere. Le adesioni al ricorso saranno aperte sul portale Anief nei prossimi giorni.
Pubblichiamo alcuni articoli sul caos che scatterà dal 1° settembre,: niente più vice-presidi, chi terrà in piedi gli istituti? E con ddl arrivano 50 ore di formazione obbligatoria per i docenti.
D.D.L. Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. L’anief ha pronti gli emendamenti da presentare in Parlamento
Riguardano molteplici aspetti del d.d.l. Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. Li abbiamo pubblicato in questo sito, la settimana scorsa, e il presidente Pacifico – che è candidato alle elezioni del 28 aprile per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione – potrà illustrarle in audizione alla competenti commissioni parlamentari.
Mentre il Governo Renzi “gioca” con la vita dei docenti precari, l'ANIEF dà scacco matto al MIUR in tribunale e ottiene l'immissione in ruolo retrodatata al 2009 o al 2010 in favore di ben 25 docenti precari con conseguente diritto a usufruire liberamente della mobilità territoriale e del trattamento economico più favorevole per gli immessi in ruolo 2009. La squadra dei legali ANIEF, capitanata magistralmente dagli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, conclude degnamente il contenzioso iniziato nel 2011 contro le “code della vergogna” e ottiene anche la condanna del Ministero dell'Istruzione al pagamento del risarcimento del danno in favore dei ricorrenti per “lite temeraria”.
La novità è contenuta nel disegno di legge che martedì 31 verrà formalmente assegnato dall'Aula di Montecitorio alla Commissione Cultura: la “formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale. Le attività sono definite dalle singole istituzioni scolastiche in coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa”.
Dalla Relazione Tecnica del ddl si apprende che il percorso è suddiviso in 4 fasi: incontri di accoglienza e fine corso per la durata complessiva di 5 ore a gruppi di massimo 250 docenti; laboratori formativi dedicati (4 laboratori dedicati ad approfondimenti di 3 ore ciascuno a gruppi di massimo 30 docenti e 4 ore di autoformazione e rielaborazione dell’esperienza); attività peer to peer (5 ore di affiancamento di ciascun docente ad un tutor della scuola per scambio di esperienze tra pari e 4 ore di autoformazione e rielaborazione dell’esperienza); formazione on-line (20 ore di formazione on-line su piattaforma informatica). Per ciascun docente è previsto un costo di formazione pari a 52,20 euro per un totale di 40 milioni. Prevista anche una Card di 500 euro per tutti gli insegnanti in organico di diritto, per un impegno di 127 milioni di euro per le esigenze formative del 2015 e 381 milioni per il 2016.
Marcello Pacifico (presidente Anief): riteniamo positiva l’adozione di un bonus che possa essere utilizzato per la formazione. Anche se si tratta di un finanziamento davvero minimo: il costo medio di un Master è infatti di almeno 1.000 euro. Quindi i 500 euro di spesa massima previsti dal disegno di legge andrebbero incrementati. È poi importante che quei fondi non provengano da ulteriori taglia alla scuola e che non vadano a sostituire gli aumenti di stipendio dovuti all'adeguamento dello stipendio all’inflazione.
Nell’ultimo quinquennio la categoria dei vicari è stata mortificata: prima è sparita l’indennità di reggenza (2010-2011), poi negata la qualifica di mansione superiore (2012-2014) e infine cancellati del tutto gli esoneri (con la Legge di Stabilità 2015). Come se non bastasse, non è stata assegnata nemmeno più una quota di posti riservata all’interno dei concorsi per dirigenti scolastici. E neanche un riconoscimento giuridico nei contratti sindacali.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): nel ddl La Buona Scuola serve un emendamento che continui a mantenere in vita il ruolo dei vicari dei presidi. Il sindacato ha inoltre calcolato che un vicario ha diritto al recupero dell’indennità di reggenza negata - per il periodo 2010-2015 - di una cifra che varia, a seconda del numero di alunni iscritti all’istituto, dai 5mila ai 10mila euro l’anno. Per questo abbiamo deciso di fare ricorso in tribunale.
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